La mossa era annunciata, ma non per questo non farà discutere. La paventata ipotesi che l’ex presidente brasiliano Lula potesse essere nominato ministro nel governo della sua delfina Dilma Rousseff al fine di garantirgli l’immunità da eventuali misure cautelari, è ora realtà.
Nonostante le proteste oceaniche degli ultimi giorni in 200 città del Brasile contro la corruzione e per chiedere le dimissioni del governo, e nonostante gli ultimi sviluppi dello scandalo Petrobras (per il quale è stata perquisita l’abitazione di Lula e lui è stato costretto a deporre), l’attuale capo del governo di Brasilia, Dilma Rousseff, ha deciso di affidare al suo predecessore Luiz Ignacio Lula Da Silva un incarico ministeriale.
Secondo quanto riferito dalla stampa del Paese sudamericano l’incarico, prontamente accettato, è stato proposto dopo la richiesta d’arresto della procura di San Paolo che indaga sul giro di tangenti del colosso petrolifero statale. In questo modo, Lula verrebbe dunque protetto da possibili provvedimenti cautelari da parte della magistratura.
Reagiscono male i mercati: l’Etf che replica l’indice Bovespa di San Paolo perde oltre l’8% alle ore 17 italiane, dopo la diffusione della notizia.