L’Antitrust brasiliano non fa male solo a Telecom Italia, oggi fra i peggiori titoli del Ftse Mib (-1,5%). Alla Borsa di San Paolo viaggia in rosso anche Tim Participaçoes: il titolo della controllata del gruppo italiano, all’inizio del pomeriggio, è in ribasso di oltre tre punti percentuali.
L’Autorità del Paese sudamericano (Cade) ha deliberato che Telefonica deve uscire dalle partecipazioni dirette e indirette in Tim Participações (Tim Brasil) o vendere Vivo (il primo operatore mobile brasiliano controllato da Telefonica Brasil). La ho reso noto il direttore generale dell’Autorità, precisando che all’eventuale acquirente di Vivo non sarà permesso avere partecipazioni in altri operatori brasiliani concorrenti.
L’Authority ha spiegato che la decisione di Telefonica di crescere nel capitale di Telecom Italia, che controlla Tim Brasil, ha aperto seri problemi in Brasile: la società spagnola ha violato l’impegno, preso nel 2010 al momento dell’acquisto della partecipazione in Telecom Italia, a non entrare nel merito delle scelte gestionali di Tim Brasil e a non aumentare la propria quota nella controllante.
Per questa ragione a Telefonica è stata inflitta una multa pari a 15 milioni di reais, circa 5 milioni di euro. Insieme Tim Brasil e Vivo controllano oltre la metà del mercato della telefonia mobile nel Paese sudamericano.
“O Telecom Italia vende Tim Brasil oppure Telefonica dovrà uscire da Telecom Italia”. A porre quest’aut aut è il presidente dell’Antitrust brasiliano, Vinicius Marques de Carvalho.
Marco Fossati, socio della compagnia telefonica al 5% tramite Findim, ha affermato che “le soluzioni imposte dal Cade a Telefonica non possono essere a detrimento e danno di Telecom, la soluzione non può e non deve essere la vendita, obbligata, di Tim Brasil, ritenuta strategica dallo stesso management di Telecom”.
Fossati ha chiesto dunque “un intervento immediato e risolutivo da parte delle Autorità di controllo italiane” che stabilisca chiaramente il controllo di fatto di Telco su Telecom, “come già fatto dalle autorità brasiliane, con tutte le relative conseguenze giuridiche e finanziarie”.