Il Brasile sta attraversando una crisi intensa ed è quanto mai importante in questo momento capire quali scenari si aprono per le imprese che già sono presenti nel Paese e per quelle che stanno iniziando ad esplorare i mercati dell’America Latina.
La storia recente non depone a favore dell’ottimismo. Il Paese si è aggiudicato l’organizzazione della Coppa del Mondo del 2014 e le Olimpiadi del 2016, ma non è stato in grado di trasformare il boom economico del 2010, trainato dalle materie prime, in una crescita sostenibile. Nel 2015 il Paese è entrato in recessione con il Pil che ha perso quasi il 4% e il 2016 sembra essere un anno altrettanto difficile. I primi segnali di ripresa sono attesi per il 2017.
Alla congiuntura economica avversa si affianca il problema della corruzione, con l’inchiesta “Lava Jato” che riguarda i colossi brasiliani Petrobras e Odebrecht e, sul fronte istituzionale, l’impeachment nei confronti della ex-presidente Rousseff, che ha portato alla sua destituzione e alla nomina a Presidente del suo vice, Temer.
Occorre distinguere tuttavia tra le strategie da adottare nell’approcciare il Paese nel breve e medio-lungo termine. Diversi sono infatti i punti di forza. Il Brasile ha una discreta diversificazione della struttura economica, un’ampia disponibilità di risorse naturali, un reddito pro-capite medio-alto rispetto agli altri paesi emergenti, un solido sistema finanziario, ma anche un livello adeguato di riserve valutarie e un debito estero in rapporto al Pil contenuto che lo schermano da possibili shock esterni.
Se è vero da un lato che le difficoltà fronteggiate dal paese negli anni recenti hanno determinato un inevitabile calo di fiducia da parte di famiglie e imprese, con un impatto sulle nostre esportazioni che nel 2015 si sono contratte del 17,4%, dall’altro per il triennio 2017-19 le previsioni SACE lasciano intravedere la luce in fondo al tunnel, con un tasso di crescita medio annuo dell’export italiano di circa il 3%.
A far da traino, il settore della meccanica strumentale (impiegata nel settore alimentare, tessile e abbigliamento, packaging, lavorazione dei metalli, vetro, plastica, pietre naturali), dei mezzi di trasporto, del tessile e abbigliamento e dei prodotti chimico-farmaceutici.
Le imprese che intendono operare nel Paese non devono sottovalutare alcune debolezze strutturali: una carenza di manodopera qualificata, un basso livello di produttività, un inadeguato livello di istruzione, eccessive politiche protezionistiche, l’incertezza giuridica in materia economica.