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Brasile, la “Dilma del petrolio” alla guida di Petrobrás

E´ già stata soprannominata la “Dilma del petrolio”. Stesso stile della Presidentessa brasiliana, un carattere difficile e fermo, un profilo manageriale, grande lavoratrice, perfezionista maniacale. Maria das Graças Silva Foster è la prima donna ad assumere la presidenza della Petrobrás, il colosso brasiliano dell’energia.

Tra le due donne più potenti del Brasile scorre da molti anni un rapporto di amicizia oltre che di affinità politica. La Foster infatti è iscritta al Pt, il Partito dei Lavoratori della Presidentessa, e alle ultime elezioni ha anche sostenuto la campagna di Dilma con una donazione di circa 10 mila euro. L´anno scorso fu anche tra i papabili per assumere un dicastero, ma poi non se ne fece nulla. Dal 2007, quando è diventata direttrice del settore gas ed energia, anche il marito Colin Vaughan Foster ha cominciato a far affari con la Petrobrás. Secondo il quotidiano Folha de S. Paulo, l´impresa di componentistica elettronica ha stipulato, fino al 2010, 42 contratti di fornitura con la Petrobrás, 20 dei quali senza gara d´appalto.

La compagnia petrolifera sostiene che si trattò di piccoli acquisti, inferiori ai 4 mila euro, per i quali non necessitavano gare e soprattutto che non erano legati all’area di attuazione della moglie.

Se la Foster è la creatura, Dilma ne è la creatrice. Al momento dell’annuncio della successione alla presidenza della più grande impresa statale del Paese, le azioni ordinarie del gruppo hanno registrato un rialzo del 3,6%. Il prossimo 9 febbraio, la “mulher de ferro” prenderà ufficialmente il posto di José Sergio Gabrielli, presidente dal 2005.

E´ un grande tecnico e darà continuità” al lavoro svolto finora, ha affermato il ministro dell’Economia Guido Mantega. D’altronde, la Foster è un quadro dell’azienda da oltre 30 anni. Nel 1978 vi entrò come stagista, oggi si appresta a sedere sulla poltrona più alta. Laureata in ingegneria chimica, ha un master in ingegneria nucleare e un MBA.

Eppure viene da un´infanzia tutt’altro che facile: originaria dello Stato del Minas Gerais, negli anni ´50 si trasferì con la famiglia nel Morro do Adeus, una delle centinaia di favelas di Rio de Janeiro. A 8 anni, era costretta a raccogliere cartone, lattine e bottiglie di plastica, che rivendeva per potersi comprare il materiale scolastico.

Di strada ne ha fatta tanta e adesso le attese su di lei sono molte, a partire da una gestione più tecnica e meno politica rispetto al suo predecessore. La sfida più grande che l´attende è lo sfruttamento del pré-sal, i vasti giacimenti petroliferi che si trovano a diversi chilometri di profondità, sotto uno spesso strato di sale, al largo delle coste brasiliane. La previsione è che il 60% dei 170 miliardi di euro che la compagnia intende investire entro il 2015 siano destinati proprio a questo progetto.

Ma dovrà anche risolvere la spinosa questione che riguarda le forniture di materiale. Nel dicembre scorso, Dilma ha sospeso la gara d´appalto per l’acquisto di 21 sonde per le perforazioni esplorative del pré-sal. Un affare da 30 miliardi di euro. La presidente vuole che le sonde siano costruite in Brasile, un modo per stimolare l´industria nazionale, a discapito della libera concorrenza.

Nei piani della Foster c’è anche l’assunzione di 14 mila lavoratori nei prossimi tre anni. Eppure quello che scarseggia oggi in Brasile è la mano d’opera qualificata per far fronte alle richieste del mercato.

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