L’economia brasiliana ha registrato tre trimestri consecutivi di PIL in calo tendenziale. La crescita del PIL si è quasi fermata nel 2014, attestandosi a un modesto 0,1%, rispetto al 2,7% dell’anno precedente. L’economia del Brasile sta risentendo delle politiche monetarie e fiscali restrittive finalizzate a contrastare l’inflazione, la caduta del cambio e il deterioramento dei conti pubblici. Le più recenti previsioni indicano in prospettiva un calo del PIL reale dell’1,2% per quest’anno, seguito da un contenuto recupero (+1% nel 2016). Queste previsioni sono in linea con quelle contenute nel World Economic Outlook (WEO) del FMI di aprile, che stima per il Brasile una diminuzione del PIL dell’1% nel 2015, mentre per il 2016 prevede una crescita dell’1%.
Ad aprile 2015 il tasso tendenziale d’inflazione è salito all’8,2%, il livello più alto dal 2013, mantenendosi per il quarto mese consecutivo sopra il limite superiore della fascia obiettivo (4%, +/-2,5%). Si prevede che l’inflazione rimarrà nella parte alta della fascia per tutto l’anno concludendolo all’8,2%, per poi frenare in misura significativa il prossimo anno, chiudendo il 2016 al 5,5%. In questo contesto, nei primi mesi dell’anno la Banca Centrale ha proseguito il ciclo restrittivo di politica monetaria intrapreso a partire da metà 2013. Inoltre, tra gennaio e maggio 2015 il Real si è deprezzato di un ulteriore 14% sul dollaro USA. Da aprile 2013 a fine 2014 il Real ha perso metà del proprio valore rispetto al dollaro, portandosi da 2 a 3 Real : 1 USD, laddove il FMI ha evidenziato una sopravalutazione del cambio reale effettivo a fine 2014 (pari a 85) compresa tra il 5% ed il 15%. Nel corso del primo trimestre di quest’anno il cambio reale effettivo si è deprezzato del 10%, mentre nel medio-lungo termine la valuta è attesa ricevere un supporto dalle politiche di aggiustamento degli squilibri avviate di recente dal Governo.
Nel 2014, il settore pubblico ha registrato un deficit primario pari allo 0,6% del PIL, rispetto ad un surplus dell’1,9% l’anno precedente. Per l’anno in corso il Governo ha indicato come obiettivo un surplus di bilancio primario pari all’1,2% del PIL. Nonostante la debolezza della domanda interna, il deficit di conto corrente è salito al 4,2% del PIL nel 2014 (104 miliardi di dollari), dal precedente 3,4%. Nello stesso periodo, il surplus del conto finanziario è salito a 110,7 mld, sostenuto da IDE (di cui il 60% dovuti a prestiti intercompany) e investimenti esteri di portafoglio, spinti dal rialzo dei tassi e dall’abolizione dell’imposta sui flussi di capitale a breve. A fine marzo 2015 il Brasile ha accumulato riserve in valuta per un ammontare pari a 354,7 mld USD, contro un fabbisogno di finanziamento estero stimato a 221 mld (reserve cover ratio a 1,6).
Tutte e tre le principali agenzie continuano a considerare il debito sovrano del Brasile “investment grade” (BBB- per S&P, BBB per Fitch con outlook negativo e Baa2 per Moody’s con outlook negativo).
Lo scenario cambia e Intesa Sanpaolo ci porta sulle Ande, sponda peruviana. Lo scorso anno la crescita del PIL reale, pari al 2,4%, è stata meno della metà del +5,8% registrato nel 2013, risentendo soprattutto della debole congiuntura esterna, in particolare per quanto riguarda il mercato delle materie prime. A fronte dell’indebolimento dell’economia, nei mesi scorsi le autorità peruviane hanno preso una serie di misure a sostegno della domanda, incluse riduzioni di imposte, investimenti in opere pubbliche e tagli dei tassi d’interesse. L’impatto di queste misure sulla domanda interna è atteso farsi sentire maggiormente nei prossimi trimestri. Gli analisti prevedono per quest’anno un aumento reale del PIL del 3,9%. La crescita è attesa accelerare ulteriormente nel 2016 (+5% secondo il FMI) grazie ai pregressi investimenti nel minerario. Tuttavia queste previsioni appaiono eccessivamente ottimistiche senza una reale ripresa del ciclo delle materie prime e della domanda interna.
Per gran parte del 2014 il tasso tendenziale d’inflazione è rimasto sopra il limite superiore della fascia obiettivo (2±1%), chiudendo l’anno al 3,2%. La Banca Centrale prevede che il tendenziale scenderà attorno al valore centrale della fascia obiettivo entro la fine dell’anno. Il principale istituto di credito ha lasciato invariato il tasso di policy, mentre ha ridotto in più riprese (l’ultima lo scorso maggio) il coefficiente di riserva obbligatoria sui depositi in valuta locale, portandolo all’attuale 7,0%, dall’11,5% un anno fa. Negli ultimi due anni il nuevo sol ha perso oltre un quinto del proprio valore verso il dollaro salendo da 2,60 PEN 1 : USD a metà 2013 agli attuali 3,15 PEN. Nello stesso periodo, il cambio reale effettivo si è deprezzato di circa il 5%, portandosi a 103, pur rimanendo al di sopra della sua media di lungo periodo (99).
Nel 2014 il bilancio dello Stato ha riportato un deficit pari allo 0,1% del PIL (rispetto ad un surplus del 2% registrato l’anno precedente) per la prima volta dal 2010. Quest’anno il deficit è atteso salire al 2% del PIL a seguito delle misure di stimolo. Il debito pubblico, in costante diminuzione negli ultimi anni, è contenuto, pari al 20% del PIL nel 2014. La Bilancia dei Pagamenti del Perù registra un deficit di parte corrente (3,1% del PIL il dato medio negli ultimi cinque anni), determinato principalmente dalla remunerazione dei capitali esteri investiti nel Paese. Nel 2014 i flussi di capitale non sono stati sufficienti a coprire l’intero deficit corrente e la bilancia dei pagamenti ha chiuso con un deficit di 2,1 miliardi rispetto al precedente surplus di 2,9 mld. A fine dicembre 2014 le riserve valutarie sono scese a 60,3 mld da 63,2 mld. Le riserve coprivano ampiamente il fabbisogno finanziario estero 2015, stimato da EIU pari a 20,4 mld (reserve cover ratio di 3).
Ecco allora che, nonostante la congiuntura negativa delle materie prime, una politica economica consistente, credibile e flessibile, una solida posizione esterna e fiscale (grazie ad un debito pubblico ed estero in rapporto al PIL contenuti), l’elevata copertura del fabbisogno esterno garantita dalle riserve valutarie e dalle disponibilità nel Fondo Sovrano, sostengono il rating di investimento non speculativo (A3 per Moody’s, BBB+ per S&P’s e Fitch) assegnato dalle agenzie di rating al debito sovrano in valuta del Perù.