E’ sempre più caos in Brasile dopo la sospensione, da parte di un giudice di Brasilia, della nomina dell’ex presidente Lula a capo di gabinetto del governo di Dilma Rousseff: carica assegnata per evitargli l’arresto nell’indagine per lo scandalo Petrobras. Dopo la pubblicazione della telefonata intercettata tra Dilma e il suo predecessore, è salita ulteriormente la tensione nell’opinione pubblica e sono scoppiati altri violenti scontri nelle strade e nelle piazze delle più grandi città del Paese sudamericano.
In serata e nella notte la polizia brasiliana ha usato gas lacrimogeni e granate stordenti per contenere i manifestanti scesi in piazza per chiedere l’impeachment per Dilma Rousseff: in migliaia si erano radunati davanti alla sede della presidenza e del Congresso, nella capitale Braslia. A San Paolo invece, roccaforte dell’opposizione, altre migliaia di dimostranti hanno sfilato su Avenida Paulista, uno dei principali viali della città, per chiedere le dimissioni del Capo dello Stato e del partito dei lavoratori. “Il Brasile non è il Venezuela”, hanno scandito i manifestanti, soprattutto giovani e impiegati. Le proteste si sono tenute dopo che i parlamentari hanno rilanciato un procedimento di impeachment contro Rousseff. Per oggi sono invece attese manifestazioni a sostegno a Rousseff in oltre 30 città del Paese.