Da giorni si inseguono le voci su quello che potrebbe essere il primo golpe ai tempi del Covid-19, mentre la metà della popolazione mondiale è in “lockdown” ed i contagi da coronavirus hanno superato il milione di individui. I rumor arrivano soprattutto da Miami, dove si parla di un possibile colpo di Stato per destabilizzare il Presidente brasiliano Bolsonaro, mentre l’indice di riferimento sulle valute emergenti, il MSCI Emerging Markets Currency, ha chiuso la settimana invariato sull’assestamento di dollaro Usa e petrolio, campioni di volatilità negli scorsi giorni.
Il Presidente brasiliano, come altri Capi di Stato, si è reso protagonista pochi giorni fa di una virata netta sull’emergenza da Covid-19, cambiando idea rispetto alla versione “sminuita” dei rischi, nella quale aveva preso le distanze anche dal nostro Paese e instillato fiducia solo sulla base della demografia decisamente più favorevole del Brasile, per passare ad una posizione più realistica resasi necessaria anche alla luce del raddoppio dei contagi, ora sopra i 10.000 casi. Bolsonaro si è allineato con il suo ministro della Salute Mandetta, che attualmente lo supera nei consensi popolari, sbandierando lo slogan di Trump per il quale: “La cura non può essere peggiore del male”.
Il cambio di tono è arrivato dopo che ben 25 su 27 Governatori delle Amministrazioni locali avevano richiesto al Presidente di estendere le misure di quarantena con più decisione ed efficacia. Il malcontento si è esteso poi anche al Congresso ed alla Suprema Corte che ha richiamato la presidenza ad uniformarsi alle procedure definite dall’Organizzazione Mondiale per la Salute (WHO, OMS in italiano). Le sue immagini per le strade in mezzo alla gente hanno fatto crescere la protesta, favorendo lo scontento da parte dei militari di un esercito che di fatto ne aveva favorito l’elezione. In ben tre rimpasti di Governo il peso dei militari è cresciuto con il Generale Walter Souza Braga Netto a capo dello Staff presidenziale, già Capo di Stato Maggiore e dell’Esercito.
Così con quasi due terzi della popolazione che si è dimostrata più realistica e ragionevole di Bolsonaro, la sua posizione è diventata sempre più isolata e critica, con il consenso ai minimi storici. Una realtà favorita anche dai dati: la disoccupazione d’altronde nel 2019 ha superato la doppia cifra portandosi all’11% ed il rapporto debito /PIL è cresciuto avvicinandosi al 90%, alimentando un ulteriore ampliamento dell’economia sommersa e lasciando ben poco spazio per un ulteriore aumento della spesa pubblica che non diventi ingestibile dato l’attuale disavanzo di bilancio.
Così in vista delle elezioni municipali di ottobre anche la presenza di alcuni Generali dell’Esercito nella compagine di Governo sembrerebbe rappresentare per lui più una spina nel fianco che un’effettiva garanzia di stabilità. Ed i venti del “decennio perduto” del continente latino americano tornano a spirare spazzando via le bizzarre posizioni sulla “Metapolitica” del Ministro degli Esteri Araujo, basate sulla costruzione di un nuovo Brasile nazionalista conservatore sotto la guida di una troika anti-globalista che oltre ad Araujo raccolgono il sostegno dell Consigliere Presidenziale Martins e del figlio del Presidente.
L’attuale scenario brasiliano può essere così descritto: da un lato c’è la stampa che sbandiera la crisi istituzionale, lanciando l’allarme sui problemi crescenti relativi ai consumi e al sistema bancario, dovuti all’impennata dei tassi di insolvenza; dall’altro lato c’è il tentativo, non riuscito, di Bolsonaro di costruire una nuova identità per il Brasile, violando gli accordi con Mercosur e Unione Europea e lasciando libero spazio al liberalismo “latifondista”.
È chiaro che in questo momento il potere è in mano ad una sorta di giunta militare guidata dal Generale Braga Netto, come si evince dal documento del 31 Marzo firmato dal Ministro della Difesa e dai tre comandanti militari al Governo. Una concentrazione di potere che permette all’esercito di “garantire lo Stato e le libertà democratiche”, secondo il documento, e quindi probabilmente anche l’eventuale defenestrazione di Bolsonaro se dovesse continuare ad avere un comportamento controverso che potrebbe sollevare una protesta civile importante. Fatti che dimostrano come questa pandemia non perdoni i politici irresponsabili.
Resta l’incognita sul futuro del Brasile che nel frattempo si trova ad affrontare gli effetti del crollo del prezzo del petrolio unitamente a quello delle esportazioni verso la Cina, mentre il deflusso degli investimenti esteri prosegue dalla scorsa estate, quando sono cominciati gli scontri diplomatici che hanno rappresentato la premessa dell’isolamento internazionale brasiliano.
Scrivere e non capire niente di cui si scrive…