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Brasile, anche i gestori in Borsa votano per Lula: piace la svolta verde in Amazzonia e la ripresa dei consumi

Alexander Schimmeck - Unsplash

Il sorpasso è diventato realtà alle 18.45 di domenica sera quando, per la prima volta, i dati affluiti a Brasilia hanno segnalato che Ignazio Lula  da Silva, 77 anni, l’ex sindacalista che Barack Obama a suo tempo definì “il politico più popolare del mondo”, era passato in testa nel conteggio dei voti. Alle 20, la proclamazione ufficiale: Lula ha vinto d’un soffio (50,9% contro 49,1%) per la terza volta la sfida per il primato contro il presidente in carica. Lui che , che nell’ottobre del 2018 aveva assistito in galera (condannato per corruzione, prosciolto in appello) al successo del candidato di estrema destra Jair Bolsonaro,Come volevano i sondaggi, che hanno comunque sottovalutato la forza della destra che sembra non voler riconoscere il risultato: due soli milioni di di scarto su un corpo elettorale di 156 milioni di elettori.

Elezioni Brasile: i gestori celebrano Lula presidente

I mercati finanziari, però, celebrano con soddisfazione il ritorno sulla scena di Lula, già protagonista nel primo mandato di uno dei capitoli più fortunati dell’economia globale. Stamane, informa Bloomberg  il Next Fund Bovespa ha aperto a Londra con un rialzo del 3,3%, gli Etf sull’indice principale trattano con un rialzo del 5,2%, in attesa dell’apertura della Borsa di Sao Paulo, finora uno dei listini più brillanti del 2022 con un rialzo del 14% in dollari (contro il -18% dell’indice S&P e il -16 % di Piazza Affari in euro). Anche i bond, dopo un’iniziale frenata, hanno recuperato posizioni: l’obbligazione al 2031 tratta al 6,44% alla vigilia della riunione sui tassi della banca centrale: a settembre, le autorità monetarie, hanno lasciato invariato il costo del denaro dopo una serie di rialzi. 

Lula presidente piace ai gestori: perché?

Perché tanta disponibilità nei confronti dell’ex guerrigliero? A suo favore giocano i precedenti di governo tra il 2003 ed il 2010, ma anche per paradosso, la fragilità del suo successo che costringerà il neo-presidente a cercare l’appoggio dei partiti di centro.  Di sicuro Lula non ripeterà gli errori di Djlma Roussef, che lo sostituì ai vertici dello Stato, spremendo a fondo i conti di Petrobras (gigante da 84miliardi di valore) con mezzi leciti ed illeciti pur di sostenere una politica espansiva a tutti i costi, garantita dal rally delle materie prime e dagli acquisti cinesi delle materie prime, dl ferro greggio al pollame.

Economia Brasile più robusta degli altri Bric 

Altri tempi.  Ma, nonostante tutto, l’economia brasiliana appare tra le più robuste nel mondo degli Emergenti. Se si guarda ai Bric, la fortunata formula di inizio millennio, il Brasile è senz’altro messo meglio della Cina, in ambasce economiche sempre più gravi, o della Russia, ormai Paese paria per i gestori. Anche l’India vulnerabile per la mancanza di fonti energetiche, piace meno dell’economia carioca a giudicare dal parere di Robeco e di Franklyn Templeton. Certo, almeno nel breve potrebbe emergere una certa delusione per la mancata privatizzazione di Petrobras e del Banco do Brasil. In cambio, però, il neoeletto governatore di San Paolo Tarcisio De Freitas, già ministro delle Infrastrutture di Bolsonaro, procederà alla privatizzazione degli acquedotti di Sabesp, l’utility dello Stato più ricco. 

Ripresa dei consumi e svolta ambientale: due assi che piacciono ai mercati

In cambio, il governo Lula favorirà la ripresa dei consumi grazie agli anticipi su alcuni programmi anti povertà (113 dollari per ogni famiglia sotto una certa soglia)  ed il rilancio di un piano straordinario sull’educazione. Il vero cambio di rotta, però, riguarda la politica ambientale. Chiusa la strada al negazionismo di Bolsonaro, che ha osteggiato qualsiasi programma di conservazione ambientale dell’Amazzonia (clamorosa la lite con Emmanuel Macron), si apre la prospettiva di una stagione di investimenti Esg all’insegna del verde e delle rinnovabili che potrebbe coinvolgere anche i Big dell’energia. 

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