RENDIMENTI BTP AL 6,06%, SPREAD A 384 PUNTI
MERKEL, CRISI NON SARÀ RISOLTA IN UN ANNO
Le tensioni sul rischio Italia con i rendimenti dei Btp oltre il 6% e la prospettiva di ingenti ricapitalizzazioni per le banche riportano Milano in rosso dopo l’euforia di ieri: il Ftse Mib perde l’1,78% a 16.653,55 punti, dopo essere arrivato a perdere più del 2%. Ma oggi, seppur con perdite più contenute, sono tutte le Borse Europee a muoversi in territorio negativo sotto le incertezze dei dettagli e della concreta realizzazione del piano salva euro. I listini limano le perdite sul finale e chiudono nel complesso deboli: il Cac cede lo 0,51%, il Ftse 100 lo 0,35% mentre il Dax recupera il segno più e chiude in rialzo dello 0,10%.
Wall Street apre in lieve calo e ora si muove contrastata: il Dow Jones sale dello 0,16% mentre il Nasdaq arretra dello 0,10 dopo che Samsug ha messo a segno il sorpasso nelle vendite trimestrali di smartphone sulla Apple. Lapidaria ancora una volta la cancelliera Angela Merkel: “La crisi dei debiti sovrani nell’Eurozona non sarà risolta nello spazio di un anno – ha detto – La zona euro sta affrontando una crisi di fiducia che non andrà via in un giorno o in un anno con un semplice colpo di spugna”. Sempre dalla Germania la Corte costituzionale sbarra la strada al salvataggio dell’Eurozona in tempi celeri. Ha infatti sospeso, fino alla sentenza definitiva, l’istituzione di una sottocommissione speciale parlamentare che era stata prevista da recente un provvedimento del Bundestag, il parlamento tedesco, per semplificare in futuro i processi decisionali sulle misure anti-crisi a livello europeo e contestata da alcuni parlamentari .
I diritti di decisione del Parlamento, rileva la Corte, non possono essere presi da una commissione speciale costituita soltanto da 9 parlamentari. Dalla Cina, dove il direttore del fondo Efsf è in visita, arrivano segnali di cautela su tempi e modi del sostegno asiatico al fondo. Mentre continua lo scontro sui licenziamenti facili e Berlino chiede a Roma di realizzare con risolutezza le azioni annunciate, gli investitori danno segnali di preoccupazione sulla capacità di dell’Italia di rispettare gli impegni. L’asta Btp di oggi ha infatti visto rendimenti in salita al 6,06%, il record dalla creazione dell’euro. Nel dettaglio: la quinta tranche del decennale marzo 2022 e’ stata collocata per 2,98 miliardi rispetto a una forchetta tra 2 e 3 miliardi con un rendimento appunto di poco oltre il 6% rispetto al 5,86% di fine settembre e un bid to cover (il rapporto fra domanda e offerta) in discesa al 1,27 da 1,374.
Il Tesoro ha poi collocato 3,084 miliardi del Btp luglio 2014 rispetto a una forchetta fra 2,25 e 3,25 miliardi con un rendimento sui massimi da novembre 2000 al 4,93% da 4,68% di fine settembre e un bid to coever a 1,324 da 1,365. Sono poi stati collocati due titoli fuori corso d’emissione: il CCTeu ottobre 2017 e’ stato collocato al 5,59% per un miliardo di euro su un’offerta fra 500 milioni e 1 miliardo; il Btp settembre 2019 è stato assegnato per 871 milioni con rendimento del 5,81%. Lo spread tra i Btp decennali e il bund tedesco sale a 384 punti base.
INDICE MICHIGAN SUI CONSUMI MIGLIORA
MALE LA FIDUCIA IN EUROPA
Non aiuta ad allentare la pressione neanche il miglioramento dell’indice sulla fiducia dei consumatori di ottobre misurato dall’Università del Michigan salito a 60,9 punti dai 59,4. Si allontana il rischio di una recessione double dip? Ben diversa la percezione della situazione in Europa in Europa: la Banca d’Italia ha comunicato che in ottobre l’indicatore Euro-coin, che fornisce una stima della dinamica di fondo del Pil dell’area Euro, ha raggiunto per la prima volta da settembre 2009, un valore negativo, pari a -0,13% (contro 0,03 di settembre). La flessione è il risultato del peggioramento di larga parte delle variabili che contribuiscono al calcolo dell’indicatore, in particolar modo del clima di fiducia delle imprese e dei consumatori. In chiusura dei mercati europei l’euro scambia in calo sul dollaro in area 1,417. Il petrolio rintraccia lievemente in area 93,4 dollari al barile.
BANCHE, PESA IL CONTO DELLE RICAPITALIZZAZIONI
È EMERGENZA CREDIT CRUNCH
A pesare su Milano dall’avvio di seduta, oltre alle tensioni sugli spread, sono anche i dati diffusi dall’Eba che chiedono alle banche dei Paesi periferici gli sforzi maggiori: Sui 106 miliardi di capitale richiesti dopo l’haircut del debito greco aggiuntivo calcolati dall’Eba ben 79 saranno a carico degli azionisti della cosiddetta periferia d’ Europa: 30 per la Grecia, 26,2 per la Spagna, 14 7 per l’Italia. La Francia dovrà ricapitalizzare le sue banche per 8,8 miliardi, il Portogallo per 4,8. Ancor meno è richiesto alla Germania, 5,2 miliardi.
Ecco che Banco Popolare, che secondo l’Eba dovrà ricapitalizzare per 2,817 miliardi, cede il 6,41% e Mps, che deve mettere 1,5 miliardi, il 4,81%%. Male anche Unicredit (-4,36%%) che dovrà ricapitalizzare secondo l’Eba per 7,.38 miliardi (praticamente la metà di quanto richiesto alle 5 banche italiane più grandi). Debole anche Intesa Sanpaolo (-0,92%), l’unica ad avere capitale giudicato “adeguato”. Ritorna così il timore che il nuovo spettro da combattere sia un aggravamento del credit crunch per le imprese innescato dalla necessità delle banche di ricapitalizzare il che significa o procurarsi risorse fresche, opzione sempre più in salita dopo la tornata di ricapitalizzazioni appena effettuata dagli istituti e alla luce delle condizioni del mercato, o ridurre gli impieghi. Per Bankitalia gli obiettivi dovranno essere conseguiti evitando un deleveraging eccessivo, al fine di contenere l’eventuale impatto negativo sull’economia reale. La strada è quella di limitare la distribuzione di dividendi e di bonus
LE CONDIZIONI DELL’AUMENTO PESANO SU BPM
MEDIOBANCA, UTILE DIMEZZATO
Ma a trascinare l’indice al ribasso sono anche le vicende della Bpm che, peggior titolo del paniere principale, cede il 9,57%%: l’istituto ha infatti comunicato le condizioni dell’aumento di capitale che parte lunedì e che prevedono uno sconto sul Terp del 40% (e non al 30% come si pensava) a 0,3 euro per azione per un importo complessivo di 800 milioni. “Se ci sarà un accollo” dall’aumento di capitale “verrà gestito con intelligenza evitando le minusvalenze e rispettando l’autonomia” dell’istituto di piazza Meda – ha detto Alberto Nagel ad di Mediobanca, capofila del consorzio di garanzia per l’aumento – Non verrebbe mai utilizzato per altri scopi, non e’ nel nostro stile. Tutte le ipotesi sentite fino ad oggi sono fantasie, come ad esempio che noi abbiamo chiamato gli investitori”. Che, comunque, ha aggiunto, “rendono meno facile l’accollo rispetto al caso in cui non ci fossero per niente”.
In forte calo anche Bper (-6,98%) che ieri ha pubblicato gli avvisi relativamente all’offerta pubblica di scambio sulle minorities delle controllate nell’ambito del processo di riassetto del gruppo. Scende anche Mediobanca (-1,23%) dopo risultati trimestrali con un utile in calo a 56,8 milioni da 127,6 di un anno prima.
CROLLA FIAT MA VOLANO RISPARMIO E PRIVILEGIATE
EDISON IN CALO DOPO I CONTI
Cade poi Fiat che segna un calo del 4,98% all’indomani di risultati giudicati dagli operatori a luci ombra e dell’annuncio della conversione delle privilegiate e delle risparmio in ordinarie. Oggi il ceo Sergio Marchionne ha confermato la distribuzione del dividendo per l’esercizio 2011. Le risparmio volano in rialzo del 19,35% e le privilegiate del 17,06%. Riprende quota Fiat Industrial che chiude in rialzo del lo 0,66% (tra i migliori del Ftse Mib) dopo una seduta sotto pressione nonostante nonostante i conti che hanno messo in evidenza utili quasi raddoppiati a 204 milioni di euro. Le risparmio e le privilegiate schizzano rispettivamente del 34,04% e 36,09%. Intanto i cinesi mettono a segno un altro colpo in Europa con l’acquisto della Saab per 100 milioni di euro. Intanto Moody’s ha alzato il rating di Ford e Gm.
Edison cede il 4,71% dopo aver diffuso i conti e all’indomani dell’accordo tra gli azionisti che ne conferirà il controllo ai francesi: nei primi nove mesi del 2009 i ricavi della multiutility salgono del 13,1% a 8,591 miliardi nei primi nove mesi del 2011 ma il margine operativo lordo (Ebitda) scende del 22,9% a 717 milioni. A fronte di un utile ante tasse di 4 milioni di euro, il gruppo registra una una perdita netta di 93 milioni.
La Robin Hood tax pesa per 23 milioni. Sale anche l’indebitamento finanziario netto al 30 settembre: 4,104 miliardi di euro dai 3.708 milioni di fine dicembre 2010. Edison conferma però le stime sull’Ebitda per l’anno in corso a 900 milioni di euro. In controtendenza Tenaris che chiude in rialzo del 2,44% e Autogrill + 1,21%. Tra i migliori anche Campari (+0,7%) e Tod’s (0,61%).