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Bpm, l’ipotesi Spa fa volare il titolo. Ma i sindacati prendono tempo e polemizzano con Bankitalia

Il mercato è euforico all’ipotesi Spa a Piazza Meda: il titolo corre del 10,7% a 0,544 euro tra volumi “monstre” e superiori ai 190 milioni di pezzi, pari al 5,8% del capitale, contro scambi giornalieri nell’ultimo mese sotto i 57 mila pezzi. Mentre gli operatori già fantasticano su nuove possibili aggregazioni per l’eterna zitella di Piazza Affari (che fu a un passo dal matrimonio con Bper e oggi potrebbe trovare l’anima gemella si ipotizza in Ubi), i sindacati tirano il freno.

La Uilca non respinge a priopri il progetto ma “aualsiasi soluzione sarà adottata dovrà mantenere questo spirito partecipativo – dice  il segretario generale della Uilca Massimo Masi – in quest’ottica sarà fondamentale per me anche una condivisione unitaria da parte delle organizzazioni Sindacali di Fabi, Fiba/Cisl e Fisac/Cgil”. Per la sigla “non saranno accettabili soluzioni realizzate con metodi impositivi e unilaterali, che non tengano conto dell’interesse dei lavoratori e del valore rappresentato dalla loro partecipazione diretta alla vita della Bpm, attraverso l’impostazione cooperativa e il voto capitario”. “Per ora siamo solo all’inizio ancora molto generico di un percorso: un giudizio sarà possibile solo più avanti quando avremo tutti gli elementi – ha detto il segretario della Fisac-Cgil, Agostino Megale – Abbiamo deciso di aggiornarci per aver il tempo di approfondire sul piano tecnico e giuridico la proposta, di cui vanno chiariti i contorni per poter coinvolgere efficacemente tutti i lavoratori nella sua valutazione”.

Il progetto di trasformazione in Spa è stato presentato da Bonomi nei suoi punti chiave ai sindacati martedì scorso. ”Il tema della governance è oggetto di analisi e studio”, conferma Bpm in una nota dopo le indiscrezioni di stampa sul progetto. In ogni caso qualsiasi, precisano da piazza Meda, ipotesi concreta di evoluzione è allo stato prematura. L’obiettivo di Bonomi, secondo quanto è emerso, è di arrivare a luglio, o al massimo a ottobre, a tenere l’assemblea straordinaria che approvi il cambiamento. Ma i sindacati hanno preso tempo e la discussione entrerà solo nel merito solo dopo le elezioni politiche, quando verranno sottoposte attraverso un documento scritto le linee essenziali del progetto.

Prima di un giudizio, le sigle chiedono di avere da Bankitalia un chiaro segnale del suo benestare al piano di Bonomi, su cui stanno lavorando il giurista Gaetano Marchetti e lo studio legale Chiomenti. Non manca la stoccata al caso Mps: In via Nazionale “Sono stati sempre zelanti con noi e permissivi altrove, come con Mps – rileva Masi – Non mi risulta che a Siena siano mai arrivate lettere del tenore di quelle che arrivavano in Bpm”.E tra i sindacati c’è chi immagina che la trasformazione della Bpm in società per azioni possa essere un’ottima occasione di riavvicinamento tra le sigle, divise tra loro dalle vicende che hanno portato all’uscita della vecchia gestione di Ponzellini e dall’arrivo dell’azionista Bonomi, di Investindustrial.

Per vincere le resistenze, Bonomi avrebbe promesso una rappresentanza ai dipendenti nel consiglio di sorveglianza, da garantire attraverso la creazione di una Fondazione, e, soprattutto, l’assegnazione di un bonus da 50 mila euro a ogni dipendente sotto forma di azioni.

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Categories: Finanza e Mercati
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