Vietate oggi e domani le vendite allo scoperto sulle azioni della Banca Popolare di Milano. Lo ha deciso la Consob, spiegando che il divieto è imposto dal regolamento comunitario sullo short selling, considerata la variazione di prezzo che il titolo ha registrato questa mattina, con un ribasso superiore alla soglia del 10%.
Il provvedimento riguarda le vendite allo scoperto “assistite dalla disponibilità dei titoli – precisa la Commissione –. Con questa misura viene estesa e rafforzata la portata del divieto di vendite allo scoperto nude, già in vigore per tutti i titoli azionari dal primo novembre scorso”.
All’inizio del pomeriggio il titolo in Borsa di Bpm è il peggiore dell’intero Ftse Mib, con un ribasso del 7,36%, a 0,6415 euro. A pesare sul titolo dell’istituto di credito è il colpo di scena avvenuto nel corso dell’assemblea dei soci di sabato scorso, che ha bocciato a sorpresa la proposta di riforma di governance ideata dal consiglio di gestione e dal consigliere delegato, Giuseppe Castagna, eletto pochi mesi fa.
I voti favorevoli alle modifiche dello statuto, concordato con la Banca d’Italia, non hanno infatti raggiunto per un centinaio di voti il quorum dei due terzi previsto per deliberare nelle assemblee straordinarie.
La riforma avrebbe aumentato il ruolo assegnato ai soci di capitale, pur mantenendo il voto capitario. I nuovi vertici dell’istituto, comunque, non lasciano i propri ruoli, nonostante lo scontro avvenuto in assemblea. Il no a queste modifiche arriva a pochi giorni dall’avvio dell’aumento di capitale da 500 milioni, previsto per i prossimo 5 maggio.
“Il rammarico è grande, ma andiamo avanti. E’ stato un inciampo”, hanno commentato in coro i manager a capo della Banca popolare.
Sul fronte azionario, in ogni caso, da inizio anno il titolo Bpm ha registrato un aumento di oltre il 50%, a fronte di un guadagno dell’indice di settore del 20% circa.