La modifica del convertendo è stata approvata. Dopo quattro ore e dopo che i piccoli obbligazionisti hanno cercato di dare battaglia, l’assemblea ha dato il via libera alla conversione anticipata del prestito 2009-2013 e alla riduzione del prezzo di conversione minimo da 6 a 2,71 euro con una maggioranza del 53,7% sul 56,4%. Il titolo corre in rialzo del 3,80% contro l’1,10% del listino guidando il rimbalzo dei bancari.
ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI SUL PIEDE DI GUERRA
L’operazione di ristrutturazione del convertendo ha l’obiettivo di rafforzare il patrimonio e di rimborsare in anticipo, entro il 31 dicembre 2012, i Tremonti bond. Ma a farne le spese sono ancora una volta i piccoli azionisti, anzi in questo caso i 15mila obbligazionisti che rischiano di perdere tra il 50 e il 70% dei loro soldi. E le associazioni dei consumatori non intendono chinare la testa. Federconsumatori ha annunciato di voler promuovere una class action che si fonda sulle “acclarate responsabilità” della banca “nel collocamento dei titoli al solito parco buoi costituito dai risparmiatori e dalle loro famiglie”. Il riferimento va alle sanzioni già comminate dalla Consob ad alcuni dirigenti Bpm per le modalità di sottoscrizione alla clientela retail, vicenda sulla quale anche il Tribunale di Milano sta indagando: dopo la fredda accoglienza del bond convertendo da parte degli istituzionali, l’obbligazione è stata infatti piazzata ai privati con criteri “discutibili” che avrebbero trascurato la rischiosità dello strumento rispetto al reale profilo di rischio degli acquirenti.
In campo è scesa anche Altroconsumo che ha presentato un esposto alla Consob “perché riaccenda i riflettori sul cambio forzato delle regole gioco, deciso univocamente a partita ancora in corso”. Attendere la scadenza naturale del convertendo, è l’osservazione dell’associazione, avrebbe limitato le perdite per gli obbligazionisti.
URGE UN NUOVO CONSIGLIERE DELEGATO
Una mossa che logora il rapporto di fiducia tra l’istituto da sempre fortemente radicato nel territorio e clienti che si sono trovati in mano, senza saperlo, titoli ad alto rischio e ora si giocano risparmi e liquidazione. Chiuso con il lieto fine insperato l’aumento di capitale, la nuova Bpm targata Bonomi (che con Investindustrial è salito al 9%) con alla testa un nuovo meccanismo di governance duale introdotto per arginare l’influenza dei sindacati, dovrà procedere quanto prima a darsi una nuova guida che la traghetti fuori dalle secche dei mercati e da quelle personali. La scelta è attesa per gennaio.
In corsa per la poltrona di consigliere delgato c’è una rosa di cinque nomi, di cui due in pole position: il direttore generale del Banco di Napoli, Giuseppe Castagna; l’amministratore delegato di Banca del Sud, Piero Montani; Giampiero Maioli ad di Cariparma, Gianemilio Osculati ex McKinsey e ora numero uno di Intesa Vita; Maurizio di Maio, ultimo amministratore delegato della Popolare di Lodi. Si tratta di candidati tutti esterni al gruppo, secondo gli auspici mossi da Bankitalia che punta a creare una netta separazione tra la gestione attuale e quella passata.