Economista d’impresa di alto rango, il professor Marco Vitale ne ha viste tante di battaglie industriali e finanziarie ma da lui viene una bocciatura secca dell’Ops lanciata nei giorni scorsi dalla Bper sulla Banca Popolare di Sondrio, che per lo studioso bresciano è come una seconda creatura. “E’ un’operazione ostile e distruttrice di valore, che non ha nulla di buono e che risponde solo a schemi di potere per arricchire pochi grandi manager e grandi azionisti” senza rispetto per il territorio e per la storia della Banca valtellinese e per questo va respinta. Parole lapidarie che faranno discutere ma Vitale è un intellettuale controcorrente, tanto lucido quanto schietto e non le manda a dire, come emerge dall’intervista che ha rilasciato a FIRSTonline, dove affiora la forte convinzione che “la battaglia pr l’autonomia della Bps non è fine a se stessa ma parte di una battaglia nazionale per la democrazia economica”.
Professor Vitale, il suo amore per la Banca Popolare di Sondrio è di vecchia data e non ha mancato di manifestarsi anche in occasione dell’Ops lanciata da Bper: il giudizio del Comitato per l’autonomia e l’indipendenza della Banca Popolare di Sondrio che Lei guida è stato molto duro. Al di là del merito dell’Offerta, sembra di capire che il Comitato preferisca continuare in ogni caso la strategia Stand alone: è così?
“Il mio amore per la Banca Popolare di Sondrio è di vecchissima data e si intreccia con l’amore per il territorio, con il grande rispetto per lo stile manageriale di Bps, e per la grande consapevolezza della enorme importanza che Bps, per come è, con la sua storia, la sua cultura, il suo impegno per il territorio che è incardinato anche nel suo statuto, i suoi eccellenti risultati, una tradizione di gestione responsabile e rispettosa dei clienti, delle famiglie azioniste e risparmiatrici e delle esigenze di sviluppo del territorio. Ma la mia posizione non si basa solo sul mio amore per la Bps ma su una radicata e coerente visione dello sviluppo del sistema bancario italiano”.
Cosa intende esattamente?
“Questo sistema ha già raggiunto e probabilmente già superato un livello di concentrazione esagerato e dannoso per le esigenze del sistema produttivo. Assistiamo in tanti territori ad una desertificazione del servizio bancario e contemporaneamente ad una crescente difficoltà dell’imprenditoria produttiva minore ad un normale e fluido accesso al credito. L’operazione in esame, come altre analoghe in corso, risponde solo ed esclusivamente a schemi di potere e serve solo ad arricchire pochi grandi manager e grandi azionisti. Mi conforta in questa visione che non è isolata ma sostenuta dal parere dei più seri ed indipendenti studiosi della materia”.
Di chi si tratta?
“Ne parleremo la settimana prossima ad un incontro a Napoli all’Università Federico II dove ci sarà una forte testimonianza di esperti del ‘Gruppo di Allievi ed Estimatori di Federico Caffè’ nell’ambito di due giornate di studio dedicate a “Dall’Economia del Potere all’Economia della Democrazia”. Alla sessione dedicata al “Sistema Bancario e Finanziario e Territorio” parteciperanno Marco Onado, Rosa Cocozza, Stefano Zamagni, Pietro Poletto, Alfonso Scarano, tutti studiosi che, da tempo ed in varie sedi, lanciano segnali d’allarme per una eccessiva concentrazione del potere bancario e l’utilità di un sistema bancario articolato e differenziato per dimensioni, territorio, specializzazioni. La verità tristissima è che lo sviluppo del sistema bancario italiano è da tempo privo di un qualsiasi pensiero utile all’economia del Paese ed è abbandonato al Far West finanziario. Quindi la battaglia per l’autonomia della Bps non è fine a se stessa. È parte di una battaglia nazionale a favore della democrazia economica, una reazione professionale all’assenza drammatica di pensiero da parte dei soggetti che istituzionalmente dovrebbero farsi carico di questo compito”.
È realistico immaginare la difesa dell’assoluta indipendenza della Popolare di Sondrio quando l’azionista di maggioranza relativa delle due banche in questione è lo stesso ed è rappresentato da Unipol?
“Gli azionisti sono una cosa e vanno rispettati, ma le scelte e le necessità aziendali sono un’altra cosa ed alla lunga sono quelle veramente utili anche per gli azionisti. Per rispondere a questa domanda basta riferirsi alle ripetute dichiarazioni pubbliche rilasciate, nel recente passato, dal vertice di Unipol, nelle quali è stato spiegato molto bene e con grande chiarezza perché è nell’interesse delle due banche di restare autonome anche con un azionariato, in parte, comune a sostegno proprio dell’autonomia di Bps di fronte ad altri, per ora inesistenti, attacchi”.
Nel merito, cosa non va a vostro giudizio della proposta industriale e di quella finanziaria di Bper?
“Nella proposta industriale e finanziaria di Bper non c’è niente, assolutamente niente che vada bene, che abbia senso, che sia utile al bene comune. Noi sottoscriviamo al 100 percento la Dichiarazione del Comitato per l’Autonomia e l’Indipendenza della Banca Popolare di Sondrio. Ci conforta il giudizio, tra gli altri, del professor Vittorio Coda, emerito della Bocconi ed uno dei pochi economisti aziendali indipendenti, che ha scritto al Comitato: “Condivido al 100%. Sarebbe la fine della Bps, dei suoi valori, della sua cultura di servizio ai territori”.
Se i termini dell’Ops di Bper dovessero cambiare in meglio, potrebbe cambiare anche il vostro giudizio o l’indipendenza della Popolare Sondrio e il rifiuto di ogni aggregazione sono insormontabili?
“La risposta resterebbe negativa per i motivi illustrati ai punti 2, 3 e 4 e per tutte le affermazioni rese pubbliche in passato dal dottor Cimbri (Ndr. l’amministratore delegato di Unipol). La nostra posizione non è il rifiuto di ogni aggregazione ma di questa aggregazione, per il contenuto e le modalità ostili della stessa. Esistono alternative molto più utili e creatrici anziché essere distruttrici di valore, basate su una Governance concordata tra i gruppi interessati, salvaguardando le esigenze degli azionisti, del territorio, del management, dei dipendenti, del brand e soprattutto rispettando ed arricchendo reciprocamente le culture aziendali dei soggetti coinvolti, e creando, al contempo, una solida base di azionisti diversificati compreso uno spazio adeguato per i piccoli azionisti”.
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