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Bossi si smarca da Berlusconi

Oggi pomeriggio il voto definitivo della Camera. Ma il dopo-manovra è già cominciato con il capo della Lega che invita Bersani a parlare con lui se vuole un governo tecnico, dice sì all’arresto di Papa e aggiunge che l’Esecutivo non è al sicuro. Per Napolitano “un miracolo” il sì del Parlamento in pochi giorni. Tremonti ringrazia l’opposizione

Il voto definitivo della Camera ci sarà questo pomeriggio, ma il dopo manovra “politico” è già cominciato. E così se il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano definisce “un miracolo” il fatto che in soli cinque giorni sia stato possibile approvare le misure anti-crisi, la Lega comincia a smarcarsi da Berlusconi con tre “forti” indicazioni del suo leader Umberto Bossi.

Il quale ieri sera non ha esitato ad affermare tre cose: 1) L’Esecutivo, anche dopo il voto sulla manovra, “non è al sicuro”; 2) se Bersani e le opposizioni “vogliono un governo tecnico debbono parlare con me”; 3) sull’arresto del parlamentare del Pdl Alfonso Papa per la Lega ” è meglio votare di sì”.

Tre indicazioni pesanti che, certo debbono aver allarmato un presidente del Consiglio che, in questi giorni, ha scelto la linea di mantenersi il più defilato possibile rispetto all’approvazione da parte del Parlamento del decreto anti-deficit. Anche se oggi Berlusconi dovrebbe essere in aula a Montecitorio, visto che ha annullato una visita in Serbia, adducendo proprio gli impegni parlamentari per l’approvazione della manovra.

Una cosa è comunque chiara: la prima preoccupazione del premier è stata ed è quella di riaffermare che lui ha la maggioranza in Parlamento e che quindi, coesione nazionale o meno, il Governo è nelle condizioni di andare avanti fino alla fine della Legislatura, restando autosufficiente. Postulato questo che ora è messo a dura prova dallo smarcamento di Bossi.

In un momento nel quale ministri (vedi caso Romano) e parlamentari del Pdl (Milanese e Papa) sono sotto il tiro delle procure. Intanto le opposizioni da un lato confermano la loro richiesta di dimissioni al Governo, dall’altro, come ha fatto il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro, rivendicano a sé il merito della rapidità con la quale è stata approvata la manovra, alla quale peraltro hanno confermato il proprio voto contrario.

Non c’è dubbio però che sinora terzo polo e centro-sinistra sono coloro che con più tempestività hanno raccolto gli inviti di Napolitano, ribaditi ieri, alla coesione nazionale. Fatto questo riconosciuto pubblicamente, nell’aula di palazzo Madama, da Giulio Tremonti, allorchè ha detto: “Siamo diversi, ma oggi non così divisi”.

E il discorso della Finocchiaro in aula, per certi versi, ha ricordato quello di Filippo Turati, allorchè all’indomani di Caporetto, affermò alla Camera: “Anche per i socialisti oggi la Patria è sul Grappa”. Dopo Caporetto ci fu Vittorio Veneto. Ma con un nuovo generale: Diaz al posto di Cadorna.

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