X

Bosch, storica acquisizione: compra le attività di riscaldamento di Johnson Controls per 8 miliardi di dollari. Ecco cosa vuol dire

Photo by Sidekix Media on Unsplash

È nei momenti difficili che la Grande Germania, quella dei Konzerne, si muove per rafforzarsi e rafforzare l’immagine stessa del Paese e del made in Germany. Il Ceo di Bosch, Stefan Hartung, ha oggi dichiarato che l’azienda ha deciso di acquisire il gigante mondiale della climatizzazione, Johnson Controls International – i cui logo e simboli sono esposti niente meno che su una bacheca poggiata sul pavimento del Nyse. L’operazione – sottolinea Reuters – vale 8 miliardi di dollari. Bosch ha affermato che la divisione riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria (Hvac) di Johnson per applicazioni residenziali e piccole attività commerciali rafforzerà la divisione Bosch Home Comfort, incrementando le vendite della divisione dagli attuali 5 miliardi di euro (9,8 miliardi di dollari) a 9 miliardi di euro (9,8 miliardi di dollari).

Per Bosch si tratta della più grande acquisizione della propria storia volta a riequilibrare le sue attività dominate dal settore automobilistico.

Bosch, le mosse su Whirlpool

A tale acquisizione andrebbe successivamente ad aggiungersi – come risulta da dichiarazioni non ufficiali di Bosch – un’altra operazione, la joint o il totale controllo della Whirlpool Usa del valore di 4,8 miliardi di dollari. Dietro queste due mosse – non resteranno le sole – c’è una dichiarazione ufficiale del vertice aziendale: “Sì, stiamo valutando acquisizioni più ampie, potenzialmente globali, perché il gruppo è aperto – ha sottolineato poche ore fa Hartung – alla quotazione in Borsa di alcune delle sue divisioni”.

E in effetti la manovra che pare stia chiudendosi sulla Whirlpool verrebbe gestita dalla Fondazione Robert Bosch con lo scopo di portare in quotazione allo Stock Echange un colosso made in Usa (fuori dai rischi di dazi penalizzanti) dei majaps che possa reggere la concorrenza dei competitor coreani e cinesi. Il gruppo Bosch infatti intende ridurre – come ha già sottolineato Hartung – la presenza costosa e difficile da sostenere con successo nel campo dell’automotive, per assegnare alla smart home e alla smart building grandi investimenti e nuove importanti operazioni. E tutto con mezzi propri.

Bosch e i cambiamenti climatici

Perché il clima? Il cambiamento climatico impone ai giganti giapponesi, coreani, cinesi e americani una durissima battaglia su innovazione e efficienza energetica. Dove – racconta a FIRSTonline un alto dirigente della casa di Stoccarda – “il nostro gruppo vanta primati mondiali”. Johnson Controls non aveva smentito all’inizio dell’anno le ricorrenti voci sulla possibile vendita delle sue attività Hvac (condizionamento, riscaldamento, pompe di calore) che anni fa aveva unito in una joint di dimensioni mondiali anche la Hitachi, gigante giapponese in crisi ma forte di quote enormi di mercati.

Contrariamente al trend che in questo settore ha sempre visto alleanze nel Hvac di grandi superfici, questa della Bosch ha una precisa direzione, vale a dire il parco residenziale e i piccoli spazi commerciali con un pattern legante preciso: le tecnologie digitali più avanzate per i controlli anche a distanza dei consumi e del funzionamento e soprattutto l’applicazione di quelle ad alta e altissima ecosostenibilità. Il parco condizionatori mondiali è un disastro ecologico, soprattutto quello asiatico e americano (dove Bosch intende diventare con la nuova mossa il numero uno), con consumi e inquinamenti a livelli ormai insostenibili. I consumatori stanno diventando ben consapevoli che occorre consumare e inquinare meno. Ma gli attuali condizionatori e gli apparecchi per il riscaldamento – con l’eccezione della fascia minoritaria a consumi molto bassi – sono troppo energivori.

La crescita del mercato mondiale continuerà secondo Bosch con un +40% per entro il 2030 a causa del degrado progressivo del clima e del surriscaldamento del pianeta. Il gigante tedesco diventa – con questa operazione – il primo a livello mondiale per sostituire i combustibili a forte effetto serra e disastrosi per l’ambiente con apparecchi, come anche le pompe di calore, in linea con le normative più avanzate al mondo, quelle europee.

Bosch, le strategia Ue sul clima e la guerra anti-dumping

I programmi dell’Unione europea sono però contrastati dalla opposizione dei sovranisti europei e della Lega di Matteo Salvini che promettono di bloccare avanzamenti programmati sul percorso dell’ecosostenibilità. “Noi non torniamo indietro, anzi – commenta il manager tedesco – e il fatto di essere diventati i leader con le più alte quote in valore del mercato delle tecnologie domestiche conferma che le nostre scelte erano e sono giuste”. Purtroppo i competitor asiatici stanno inondando il mercato europeo con apparecchi con certificazioni spesso non corrispondenti a quelle reali. L’Inghilterra, i Paesi del Nord Europa, e anche la stessa Germania in alcuni casi, hanno chiuso da tempo le attività degli enti di controllo. La vera guerra contro il dumping, che già l’Europa colpisce in altri settori, in realtà non può essere vincente con i dazi. “Certamente, occorre ripristinare i controlli su prezzo importatori, distributori e retailer”. Sono infatti i grandi importatori di prodotti cinesi e la catena del retail, che escono da fabbriche no brand di bassa qualità, a creare gravi problemi ai produttori europei che rispettano le regole della concorrenza leale.

Related Post
Categories: Economia e Imprese