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Borsino degli artisti: Gianfranco Baruchello, poliedrico anticonformista

Nasce a Livorno nel 1924 e attualmente vive e lavora tra Roma e Parigi. Dopo gli studi a Roma conclusi con la laurea in Giurisprudenza e l’impiego per una decina d’anni nella Società Biomedica, un’azienda di ricerca e produzione chimico-biologica creata da lui creata.

Nel 1959 inizia a dedicarsi interamente ad una vasta produzione artistica dove con i quadri Altre Tracce (tele bianche attraversate da un groviglio di linee nere) e una serie di oggetti assemblati con materiali trovati (tra i quali i Cimiteri d’opinione, 1962), con attitudine al Nouveau Réalisme, si delineano gli albori della sua ricerca.

Dal 1962 dipinge grandi tele, in cui mette a punto un primo vocabolario di immagini (entità ostile, energia errore, quando percettivo, etc.): superfici bianche, attraversate da poche tracce o forme vaghe, da segni realizzati a tampone con il colore minio. E’ affascinato dalla cultura francese.

Nel 1963 conosce Marcel Duchamp: “Ho fatto di tutto per conoscerlo”, racconta l’artista. “Un collega mi dice che Duchamp è a Milano, prendo un aereo e lo raggiungo in un ristorante. Era il 1963 e Duchamp non era mica così famoso. Ma io – va avanti il racconto di Barucchello –  avendo letto la raccolta di suoi scritti Marchand du sel che mi aveva passato Sebastian Matta, ne ero rimasto profondamente colpito. Ero timido e mi feci forza. ‘Scusi se la disturbo, sono un pittore italiano e vorrei conoscerla’. Di fronte a me c’era un uomo generoso, disponibile, attento soprattutto a chi faceva il suo stesso mestiere e giocava a scacchi con lui. Ebbi subito l’impressione di aver trovato un parente stretto. Ho una sua foto mentre monta i miei quadri in una galleria e una sequenza di un film di Warhol in cui è seduto di fronte a un mio lavoro. Fu un amicizia fatta di tanti pensieri e tanti discorsi. Ma gli devo soprattutto – confessa Barucchello –  di avermi trasmesso la determinazione nel sostenere un proprio linguaggio personale anche quando è difficile imporlo”.

Nel 1964 a New York conosce John Cage ed entra in contatto con la pop art e l’espressionismo astratto americano. Ma la frequentazione, l’attenzione verso le avanguardie internazionali sfiora appena la sua ricerca e , allora come sempre in tutta la sua carriera, tira dritto per la sua strada. Nel 1963, anno del suo primo film, Il grado zero del paesaggio, si colloca la sua prima personale alla Galleria La Tartaruga di Roma: una pittura miniaturizzata su grandi superfici bianche, costituita da segni, lettere, disegni, con rimandi a simboli della società consumistica e televisiva. Conosce Mario Schifano, inizia la collaborazione con la galleria Schwarz di Milano e nel 1964 espone la prima personale alla galleria Cordier & Ekstrom di New York. Sono di questi anni i primi plexiglass, opere formate da vari strati di plexiglass sovrapposti a fondi di cartone o metallici, e i primi oggetti di legno apribili dipinti e disegnati all’interno. Comincia a lavorare a Verifica incerta, un film in collaborazione con Alberto Grifi. Tra il 1965 e il 1968 si dedica anche ad altre attività artistiche come la pubblicazione di libri.

Nel 1967 inizia la prova della sperimentazione della perdita di qualità (uso della fotocopia della fotocopia inizialmente di fotografie, e riduzione dell’immagine, ad esempio da uno schermo televisivo). Nei primi anni ’70 si cimenta negli esperimenti con l’immagine elettronica; crea oggetti-assemblaggi come scatole-vetrina in cui sono adoperati allo stesso tempo diversi elementi, dagli oggetti trovati ai ritagli.

Dal 1973 si trasferisce in campagna e dà vita all’operazione Agricola Cornelia S.p.A., una azienda agricola (nel terreno acquistato in Via di Santa Cornelia, alla periferia di Roma)  “con lo scopo sociale di coltivare la terra”. L’azienda arriva a coltivare anche il terreno limitrofo, preda della speculazione edilizia, imprimendo a questa attività un valore estetico, politico, artistico. In questi anni si cimenta in lavori sui temi della casa e dell’abitare, modellini di case, piante di stanze cominciano a popolare i suoi allumini, disegni e oggetti.

Nel 1998 nasce la Fondazione Baruchello, con sede nella ex-casa-studio archivio di Baruchello, sulle colline romane in Via di S. Cornelia, con l’intento di svolgere attività sulla ricerca artistica contemporanea.

Attività Espositiva

Nel 1962 espone per la prima volta a New York nella collettiva The New Realists (Sydney Janis Gallery). Nel 1963 espone a Roma alla galleria La Tartaruga (testi in catalogo di A. Jouffroy e M. Bonicatti), e nel 1964 alla galleria Cordier & Ekstrom di New York. In occasione della seconda personale presso la medesima galleria a New York, un testo di Italo Calvino viene pubblicato in catalogo.

Realizza in questi anni i primi plexiglass, quadri costituiti da vari strati di plexiglass sovrapposti a fondi di cartone o metallici. Del 1963 è il suo primo film dal titolo Il grado zero del paesaggio. Al 1964 risale anche l’inizio del lavoro per il film: Verifica incerta, (presentato tra il 1964 e il 1965 al Convegno del Gruppo 63 di Palermo, a Parigi, a New York). Dal 1965 fino alla metà degli anni Settanta collabora con la galleria Schwarz di Milano. Del 1967 è la personale a Parigi, Galleria Yvonne Lambert, accompagnata da un testo di Edoardo Sanguineti.

Ai primissimi anni Settanta risalgono i primi esperimenti con l’immagine elettronica-video. Inizia anche a realizzare oggetti-assemblaggi in forma di scatole-vetrina in cui sono accostati o montati elementi differenti, realizzati o trovati. Dal 1973 va a vivere in campagna e inizia l’operazione Agricola Cornelia S.p.A., una società regolare che aveva “lo scopo sociale di coltivare la terra”. Nel 1979 le edizioni Galilée di Parigi pubblicano il libro di Baruchello L’altra casa (con prefazione di J.F. Lyotard). Il tema della casa torna poi nella riflessione sullo spazio- tappeto e sulla superficie-giardino. Al 1988 risale la sua partecipazione con una sala personale alla XLIII Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, a cura di Giovanni Carandente.

L’anno seguente partecipa alla mostra Artisti Italiani contro l’Apartheid; pubblica ancora Se tanto mi dà tanto (1990). Nel 1990 partecipa alla collettiva Chiasmus alla Galleria Bornholt a Londra con Pistoletto, Paolini e Catalano; nuovamente alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale romana (Roma anni ’60. Al di là della pittura, a cura di Maurizio Calvesi). Numerosi sono i video realizzati negli anni ’90. Tra il 2006 e il 2007 realizza il film-inchiesta all’interno dei carceri del Lazio: Un altro giorno, un altro giorno, un altro giorno. La sua incessante attività espositiva prosegue a ritmo serrato con personali e partecipazioni a collettive in Italia e in Europa: Galerie Meert Rihoux, Bruxelles (2004); Galleria Civica, Pop Art Italia 1958-1968, Modena, Galleria Hasenclever, Monaco (2005); MACRO, La Collezione: opere scelte, Roma (2006); Moderna Museet, Time & Place: Milano – Torino, Stoccolma (2008); Galleria Michael Janssen, Berlino (2009); mostra Italics (Palazzo Grassi, Venezia; Museum of Contemporary Art, Chicago) a cura di Francesco Bonami “008-2009).

Tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, a cura di Achille Bonito Oliva, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma viene presentata la mostra antologica Certe idee. Nello stesso anno partecipa a Documenta Kassel. Nel 2013 è invitato alla 55° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia nell’ambito del progetto espositivo Vice versa per il Padiglione Italia, curato da Bartolomeo Pietromarchi e nella mostra di Massimiliano Gioni sul Palazzo Enciclopedico. Una grande mostre su Barucchello si è da poco concluse al Mart di Rovereto. Opere di Baruchello si trovano nei principali Musei e Cine-Video teche di tutto il mondo. E sono entrate in importanti collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali.

Gianfranco Barucchello
Certain ideas – impudique venus 2014
Tecnica mista 50×50 cm
Collezione privata

Mercato in rapida ascesa (ci sono ancora margini di crescita)

Per troppo tempo trascurato, se non addirittura ignorato dal mercato, le quotazioni di Barucchello, indiscutibilmente uno degli artisti italiani più importanti e significativi della seconda metà del Novecento, dal 2014 hanno iniziato una costante crescita mettendo progressivamente a segno delle ottime performance.

L’inizio del trend positivo inizia con gli inviti a Documenta Kassel (2012) e alla Biennale di Venezia (2013) ed è consolidato dal sodalizio con la galleria milanese di Massimo De Carlo (uno dei più potenti galleristi italiani) che porta il suo lavoro in tutti i principali appuntamenti internazionali dedicati all’arte contemporanea ( alla fera di New York gli dedica addirittura l’intero stand). Oltre 400, dal duemila ad oggi, i suoi passaggi in asta nelle diverse tipologie, con una percentuale media di venduto intorno al 75% , che supera abbondantemente l’85% se riferita agli ultimi anni e un fatturato 2018 destinato a superare i 570 mila dollari del 2016, visto che – secondo Artprice – a settembre, prima delle grandi aste autunnali, aveva già sfiorato i 400 mila dollari.

L’internazionalizzazione crescente del suo mercato (i lavori di Barucchello vengono battuti con successo da Christie’s e Sotheby’s a Londra e New York); Il lavoro di numerose gallerie, italiane e internazionali ( Il Ponte di Firenze gli ha recentemente dedicato una mostra e lo porta in tutte le fiere a cui partecipa), il crescente interesse dei collezionisti e la prossima uscita del catalogo generale, in avanzata fase di realizzazione, di sicuro contribuiranno al consolidamento dell’attuale successo di questo grande artista il cui futuro è ancora tutto da scrivere .

Gianfranco-Baruchello
Red Riding Hood Contrariwise 1964
Collezione-privata
Photo-Ezio-Gosti

Gallerie: Massimo De Carlo di Milano è la sua galleria di riferimento ma lavori dell’artista si possono acquistare anche presso Il Ponte di Firenze e in primarie gallerie italiane e internazionali.

Gianfranco Baruchello,
Autonomia della morte all’angolo di via Fiuminata il nove settembre 1974
Collezione VAF.
Foto: Carlo Baroni

Prezzi: in galleria, per acquistare un esemplare dei bellissimi disegni su plexiglass, su tela  e su carta è necessario un investimento che va dai 20 a oltre 50 mila euro –  dipende dalla tecnica, dalle dimensioni e soprattutto dall’anno di produzione ( molto ricercati dai collezionisti i lavori storici degli anni ’60) e dalla qualità dell’opera. Per le piccole scatole-assemblage e i raffinati musei in miniatura è necessario un 20-30% in più . Per i grandi lavori e le installazioni si possono superare abbondantemente anche i 150 mila euro.

Top price in asta: E se prendessimo trenta pittori… (What if we Take Thirty Painters…),smalto su tela realizzato dall’artista nel 1977 di 180×180 cm è stato battuto 78.085 euro (diritti compresi) da Christie’s a Londra nell’ottobre 2016. Oltre il doppio della stima.

Immagine cover:

Gianfranco Barucchello, Le degrè zero de la vertu, 1966. Collezione privata, Ph. Ezio Gosti

 

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