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Borsino degli artisti: Bertozzi & Casoni, un mondo fantastico fatto di ceramica

Già durante la prima formazione all’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica di Faenza i loro interessi si indirizzano verso un dialogo con la grande tradizione dell’arte e coltivano una originaria vocazione per la sperimentazione in campo scultoreo, vedendo nella ceramica una possibilità per una scultura dipinta. Bertozzi & Casoni frequentano poi l’Accademia di Belle Arti di Bologna e partecipano alle manifestazioni che tentano di mettere a fuoco i protagonisti e le ragioni di una “nuova ceramica” cercando di superare il gap che ancora inscrive questo mezzo espressivo in un ambito minore e gregario rispetto ad altre forme artistiche.

Bertozzi e Casoni – foto di Lorenzo Palmieri

Le loro prime creazioni sono di piccola dimensione e in sottile maiolica policroma. Collaborano dal 1985 al 1989 con la Cooperativa Ceramica di Imola come ricercatori nel Centro Sperimentazioni e Ricerche sulla Ceramica e, come corollario (1987-1988), instaurano vari rapporti con “K International Ceramics Magazine” di cui realizzano anche immagini di copertina. Quando il rapporto con la Cooperativa di Imola sta per concludersi realizzano due impegnative prove sponsorizzate dall’azienda: gli interventi a Tama New Town (Tokyo 1989-90) e il grande pannello “Ditelo con i fiori” collocato su una parete esterna dell’Ospedale Civile di Imola. Tra il 1983 e il 1994 emergono tangenze con il mondo del design tramite un rapporto privilegiato con lo spazio Dilmos a Milano e la partecipazione a varie edizioni di Abitare il Tempo a Verona e della Triennale di Milano oltre alle manifestazioni nella ex chiesa di San Carpoforo, sempre a Milano. Per Dino Gavina progettano la “Poltrona Ercolano”.  Negli anni Novanta emerge nel loro lavoro un aspetto maggiormente concettuale e radicale: la ceramica assume dimensioni sempre maggiori fino a sconfinare nell’iperbole linguistica e realizzativa. La critica e importanti gallerie d’arte nazionali e internazionali si interessano alla loro opera. Le loro sculture – simboliche, irridenti e pervase da sensi di attrazione nei confronti di quanto è caduco, transitorio, peribile e in disfacimento – sono diventate icone internazionalmente riconosciute di una, non solo contemporanea, condizione umana. L’ironia corrosiva delle loro opere – spiega il critico Franco Bertoni  che ha curato la loro mostra al Castello Sforzesco di Milano – è sempre controbilanciata da un inossidabile perfezionismo esecutivo. Tra surrealismo compositivo e iperrealismo formale, Bertozzi e Casoni indagano i rifiuti della società contemporanea non escludendo quelli culturali: da quelli del passato a quelli delle tendenze artistiche più vicine. Icone quali la Brillo box passata al vaglio della Pop Art o le lattine di Merda d’artista di Piero Manzoni trovano, in una raffinata versione ceramica che ne indaga l’obsolescenza e il degrado, sia i segni di un tempo irrimediabilmente trascorso sia un congelamento in assetti che, per converso, li affidano a destini tendenzialmente immortali. Con “Bosco sacro” del 1993, “Evergreen” del 1995 e “Scegli il Paradiso” del 1997, raggiungono apici dimensionali e realizzativi mai prima raggiunti. Con quest’ultima opera Bertozzi & Casoni chiudono il capitolo della maiolica dipinta e aprono a sperimentazioni che prevedono l’utilizzo, quasi esclusivo, di materiali e di tecnologie di derivazione industriale. Un passaggio decisivo che permette alle loro opere di conquistare un superiore livello di fisica presenza. I virtuosismi pittorici vengono abbandonati a favore di una resa il più possibile oggettiva dei soggetti prescelti. I prediletti temi iconografici, che trovano sostanza nelle grandi categorie artistiche della vanitas e del memento mori, subiscono una trasfigurazione fantastica e la loro trascrizione formale assume quella forma oggettiva che attenua la presenza degli autori stessi e la condizionante percezione di un tempo particolare. E’ la grande svolta: si apre il capitolo delle “contemplazioni del presente” in cui, in una sorta di “epopea del trash”, l’attrazione per quanto è caduco, transitorio, peribile e in disfacimento, diventa icona, internazionalmente riconosciuta, di una, non solo contemporanea, condizione umana. La critica, i musei e le più importanti gallerie d’arte nazionali e internazionali si interessano al loro lavoro. Tra surrealismo compositivo e iperrealismo formale Bertozzi & Casoni indagano da anni i rifiuti della società contemporanea, non escludendo quelli culturali e artistici, in una messa in scena dai vivificanti rimbalzi senza fine in cui si alternano affondi nel degrado e rinvenimenti di superstiti o misconosciute bellezze, astrazione e figurazione, impermanenza ed eternità, storia e contemporaneità, immaginazione fantastica e precisa tecnica.  “Le nostre opere in genere nascono da un’idea, da piccole visioni. Solitamente non c’è disegno preparatorio mentre è estremamente importante il lavoro tecnico. Avere una buona tecnica – spiegano gli artisti parlando del loro lavoro – vuol dire avere in pugno l’immagine. Nella nostra bottega ci sono competenze diverse  ma tutte fondamentali per la buona riuscita dell’opera”.

Bertozzi & Casoni
“Non ricordo” 2014
ceramica policroma, cm. 140 x 110 x 147
courtesy degli artisti

Intensa attività espositiva

Intensa la loro attività espositiva. Nel 2004 sono invitati ad esporre alla Tate Liverpool e alla XIV Quadriennale di Roma. Del 2007 è la mostra personale a Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia (dove espongono tre grandi opere in concomitanza con la Biennale: “Composizione in bianco”, “Le bugie dell’arte” e “Composizione Scomposizione”) e del 2008 quella al Castello Sforzesco di Milano e al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza. Nel 2009 i loro lavori sono esposti al Padiglione Italia della Biennale di Venezia (“Composizione non finita-infinita” e “Rebus”); nel 2010 a All Visual Arts di Londra, alla Sperone Westwater di New York, alla Galleria Sperone a Sent e alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. Nel 2011 espongono al Musée des Beaux Arts di Ajaccio, al Padiglione Italia della Biennale di Venezia (“Sedia elettrica con farfalle”), alla FaMa Gallery di Verona, a La Maison Rouge di Parigi. Nel 2012 espongono alla Galleria Robilant+Voena di Londra, alla Sperone Westwater di Lugano e di New York. Dello stesso anno è la personale a All Visual Arts di Londra dove viene esposta per la prima volta la grande opera “Regeneration”. Del 2013 sono le mostre personali al Museum Beelden aan Zee all’Aia, alla Galleria Beck & Eggeling di Düsseldorf, alla Galleria Cardi di Pietrasanta e del 2014 quelle alla Sperone Westwater di Lugano e nelle sale monumentali di Palazzo Te a Mantova. Del 2015 le personali alla Galleria Tega di Milano, alla Galleria Poleschi di Lucca, alla Sperone Westwater di New York, al Mambo di Bologna, alla Art’In Gstaad Gallery e la partecipazione a Expo Milano 2015. Del 2016 le personali nelle sale di Palazzo Larderel a Firenze (presentata dalla Galleria Il Quadrifoglio di Milano in collaborazione con Gian Enzo Sperone), alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo, all’Espace Grandjean di Vallauris, alla Galleria Verolino di Modena, al Macist di Biella e al Palazzo Ducale di Massa. Il 2017 apre con le personali al Museo di Palazzo Poggi di Bologna e alla Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno e prosegue con la collaborazione con Ca’ del Bosco. Il 16 dicembre 2017 si inaugura il Museo Bertozzi & Casoni presso la Cavallerizza Ducale di Sassuolo (Modena).

Bertozzi & Casoni
Brillo Box (2008).
Ceramica policroma
Courtesy Galleria Cardi, Milano.

Mercato:  Collaborando con primarie gallerie internazionali, il mercato di Bertozzi & Casoni, spazia dall’Italia all’Europa agli Stati Uniti generando discrete aspettative nel mondo del collezionismo più attento e informato. Al loro debutto in un’asta internazionale, avvenuto da Sotheby’s a New York nel 2008, hanno messo a segno quello che tutt’ora è il loro record (oltre 20 mila euro). Da allora sono stati una trentina i loro passaggi in asta con una percentuale di venduto intorno al 70% e un fatturato che – secondo Artprice –  (solo in asta) nel 2017 ha sfiorato i 17 mila euro. Altro discorso per quanto riguarda il mercato primario (gallerie) che ha  toccato la punta massima nel 2015. Da allora, dopo una breve pausa di riflessione e consolidamento durata un paio d’anni, dalla fine dello scorso anno le quotazioni hanno ripreso, seppur lentamente, a crescere. Tuttavia i prezzi restano decisamente ancora accessibili, soprattutto per le sculture di piccole e medie dimensioni e a questo si somma la qualità ( e l’intensità)  del lavoro svolto dalle loro gallerie di riferimento.

Bertozzi & Casoni
Cestino della discordia 2018
ceramica policroma, 32,5x29x29 cm
courtesy Anna Marra Contemporanea Roma

Gallerie: Tega Milano; Claudio Poleschi San Marino; Sperone Westwater New York e Beck & Eggeling di Dusseldorf e Vienna.

Bertozzi & Casoni
Peggy e Yves 2018
ceramica policroma, 23x32x22 cm.
courtesy degli artisti

Prezzi: un lavoro in ceramica di piccolo formato si può acquistare in galleria con una cifra che va da 4 a 12 mila euro che possono arrivare fino a 25 mila per le opere di medie dimensioni.  Le grandi sculture e le installazioni richiedono un investimento che può superare anche i 200 mila euro.

Top price in asta: “Cover”, 2003, Ceramica invetriata Ed. 2 / 6 delle dimensioni di  39,4 x 41,9 x 57,8 cm. aggiudicata a 20.057 euro (diritti compresi) da Sotheby’s New York nel maggio 2008, rappresenta il record degli artisti in asta.

 

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