Per il 2023 c’è da aspettarsi una certa volatilità e una tensione diffusa sulle borse, ma le attese sono per lo più di un’inflazione in calo il che potrebbe rallentare i rialzi dei tassi della Bce. Il ritmo e i tempi di questi eventi sono incerti, ma potrebbe essere una buona strategia per il 2023 comprare sui ribassi in previsione di un 2024 che si valuta con una ripresa generalizzata.
Sono queste le previsioni di Alessandro Fugnoli, Strategist di Kairos nell’ultima puntata del suo podcast ”Al 4° piano ” dal titolo “Le attese per il 2023, quello su cui c’è accordo e quello su cui si diverge”.
“Se il 2022 è stato un anno in cui vendere su forza, il 2023 sarà un anno in cui comprare su debolezza in vista di un 2024 di ripresa generalizzata” dice Fugnoli.
Le attese sulle Borse nel 2023 vanno da modesto ribasso degli indici a un recupero del 10 per cento
La previsione sulle borse, dice il rapporto, è la più impegnativa di tutte perché, oltre alle incertezze per l’andamento dell’inflazione, il ritmo delle decisioni sui tassi e l’andamento dell’economia, occorre anche fare una stima sugli utili delle società: ed essi nel 2023 “difficilmente cresceranno rispetto a quest’anno” dice Fugnoli. In ogni caso, le previsioni per il 2023 già pubblicate “vanno da un modesto ribasso degli indici a un recupero del 10 per cento”.
“Più che fare una previsione definita, mettiamo in rilievo una tensione che accompagnerà tutto l’anno prossimo. Parliamo della tensione tra un mercato che cercherà di giocare d’anticipo e festeggiare fin da subito, come ha già cominciato a fare nelle ultime settimane, l’avvicinarsi del prossimo ciclo economico positivo e le banche centrali, che cercheranno invece di smussare gli entusiasmi e di non abbassare i tassi prima di essere certe che il contenimento dell’inflazione sia duraturo.
Questa tensione porterà volatilità nei mercati. Per non restarne vittima, sarà consigliabile non correre dietro a rialzi prematuri per potere invece comprare senza troppe esitazioni nei momenti di delusione. Questi momenti verranno quando il mercato, dopo essersi allungato troppo, dovrà constatare che i tassi non saranno abbassati subito e che, a un certo punto, l’economia rallenterà” dice Alessandro Fugnoli, Strategist di Kairos nel suo podcast “Al 4° piano”.
Su due punti le previsioni concordano: il calo dell’inflazione e la ripresa del 2024
Le due previsioni su cui i più concordano riguardano da una parte l’andamento dei prezzi, visti scendere nel 2023, riportando l’inflazione nei pressi del 2%, il target della Banca centrale europea. Dall’altra la forte ripresa nel 2024
Quest’anno c’è più dispersione del solito nelle stime, vista la complessità del periodo, tra conflitto in Ucraina e diffusione della pandemia, dice Fugnoli.
“Per il 2023, in ogni caso, l’accordo più ampio di tutti è, di nuovo, sul fatto che l’inflazione scenderà di molto e si riporterà vicina al 2% per la fine dell’anno. Chi si spinge fino al 2024 vede un’ulteriore discesa. Qui forse l’ottimismo è eccessivo. Il 2024 è infatti previsto da tutti come un anno di forte ripresa dell’economia, cosa che si solito difficilmente si accompagna con una discesa dei prezzi” dice Fugnoli.
L’euro si riprenderà, ma non subito e non molto
Un occhio di riguardo va al cambio Euro/dollaro. I più si aspettano un calo del biglietto verde, tuttavia il recupero dell’euro a causa dei disavanzi delle partite correnti diffuse in Europa a causa del rincaro energetico non sarà né immediato né consistente.
“Unanime è anche l’idea che il dollaro si indebolirà. Sul quando e sul quanto tuttavia non c’è accordo. Per alcuni ha già toccato il massimo, per altri lo toccherà nella prima parte del prossimo anno. Per alcuni la discesa sarà nel 2023, per altri nel 2024. C’è poi chi lo vede fermarsi a 1.10 contro euro e chi lo vede indebolirsi fino a 1.20 nel 2024.
Sul dollaro facciamo due considerazioni. La prima è che il differenziale dei tassi lo sosterrà ancora per qualche mese. La seconda è che il recupero dell’euro sarà frenato dal deterioramento strutturale delle ragioni di scambio dell’Europa. Il rincaro delle fonti di energia fa sì che l’Europa non sia più un’area in surplus delle partite correnti e che sia ormai un’area in disavanzo. Per queste due ragioni crediamo che il recupero dell’euro non sarà immediato e non sarà particolarmente rilevante” dice ancora Fugnoli.
Tassi in equilibrio tra inflazione e crescita economica
Sui tassi le previsioni sono più complesse, dice ancora Fugnoli. Bisogna infatti prevedere non solo l’inflazione, ma anche la crescita dell’economia.
“L’inflazione in discesa fa pensare a tassi più bassi. Tuttavia l’inflazione più bassa, in presenza di aumenti salariali sopra la media, aumenta il potere d’acquisto dei consumatori e quindi sostiene la domanda e la crescita, che infatti in questo momento è in accelerazione, almeno in America. La tenuta dell’economia dà a sua volta spazio alle banche centrali per mantenere una linea restrittiva più a lungo di quanto si pensava e si pensi tuttora. Per questo ci sembra che l’ottimismo sui tassi, per quanto giustificato, sia eccessivo” conclude Fugnoli.