L’inatteso quanto robusto taglio alla produzione di petrolio annunciato domenica dall’Opec+ ha avuto ampia ed immediata eco sui mercati. Il Brent tratta in tarda mattinata a 84,2 dollari al barile con un rialzo del 5,4%. Anche sui listini azionari tengono banco i titoli energetici: a Milano + 0,6% oltre i 27.200 punti, guida la corsa Saipem + 4,4%, seguito da Tenaris +3,8% e da Eni +3,5%. Analoghe le indicazioni in arrivo dalle altre piazze: rialzi del 3-4% per i Big europei, da Bp a Shell, e nel pre Borsa per Exxon Mobil.
Borse e petrolio: chi taglia la produzione e perché
Ma a che si deve la stretta dei produttori? Il taglio di 1,16 milioni di barili sarà sostenuto in quote eguali da Arabia Saudita e dalla Russia (500 mila barili a testa) e in parti minori da Uae, Kuwait ed Algeria. La decisione dei Paesi del Golfo, che contraddice le dichiarazioni precedenti, va probabilmente legata alle recenti crisi bancarie che hanno spinto i clienti occidentali verso la recessione, provocando il calo dei prezzi ai minimi da 15 mesi. In particolare, a spingere l’Arabia Saudita a chiudere i rubinetti del greggio potrebbe essere stato il salasso accusato dalla Saudi National Bank per il collasso del Crédit Suisse peraltro provocato dall’improvvisa sortita del presidente dell’istituto saudita (immediatamente licenziato).
Diverse le motivazioni di Mosca: il Cremlino mira a sostenere i prezzi anche se, nei fatti, è costretta a cedere il greggio con lo sconto dopo aver per giunta pagato un sovrappiù alle flotte ombra che aggirano l’embargo. Al proposito si sono accesi i riflettori sulla Sun Ship Management, una società creata a Dubai nel 2012 e che da allora ha battuto diverse bandiere: Liberia, Panama e Cipro. Secondo la Ue Sun Ship assicura il 70% circa delle entrate petrolifere russe.
Petrolio alla riscossa: fino a che prezzo? L’impatto sui BTP
C’è ora da chiedersi fin dove arriverà l’impatto dell’aumento. Goldman Sachs rilancia la previsione (in passato smentita) di un rialzo oltre i 100 dollari al barile. JP Morgan, al contrario, pensa che i prezzi si fermeranno attorno a quota 90 dollari. E’ probabile che, a partire da maggio (quando entreranno in vigore i tagli) i consumi europei e Usa, possano essere superiori alla produzione con effetti rilevanti per benzina e gasolio nella stagione estiva. Di qui il rischio di un nuovo balzo in avanti dell’inflazione che si è prontamente riflesso sulle quotazioni delle obbligazioni. Il Treasury Note a dieci anni tratta a 3,53%, +5 punti base. Sale anche il rendimento del Btp decennale fino a 4,20% da 4,12% della chiusura di venerdì mentre lo spread su Bund sullo stesso tratto è rimasto sostanzialmente stabile a riflesso del generalizzato incremento dei tassi.
Il rendimento del Btp a 2 anni ha visto un massimo intraday a 3,25% da 3,18% della precedente chiusura.
Ultime notizie dalle Borse: ripartono le banche con Unicredit
Ripartono anche le banche (+1,9%): spicca Unicredit +3,5% nel giorno di avvio della prima tranche del piano di buyback.
Si profila la possibilità di una revisione al rialzo della stima sul Pil dell’Italia nel 2023: al MEF ragionano su un’ipotesi minimo a +0,8%, con qualche possibilità di arrivare anche al +1%.
Il settore manifatturiero è cresciuto leggermente a marzo, ma ad un ritmo meno sostenuto rispetto al mese precedente. L’indice Pmi per il settore manifatturiero italiano si è attestato a 51,1 punti, in calo rispetto ai 52,0 di febbraio.
Il future dell’S&P500 di Wall Street è in ribasso dello 0,2%. Il future sul Nasdaq perde lo 0,6%.