Scivolano in rosso le Borse europee in tarda mattinata dopo un avvio positivo in attesa dei dati Usa di oggi sui prezzi alla produzione, l’ultimo test prima delle riunioni delle grandi banche centrali, prima la Fed (mercoledì) poi la Bce e la Bank of England (giovedì).
A provocare il cambio di rotta sono state le banche. I titoli bancari sono partiti positivi ma poi in fondo all’indice sono finiti Unicredit -2,8%, Banco Bpm -2,2% e Fineco Bank. Il mercato teme, al di là dei tassi, misure severe di riduzione del bilancio della Bce.
Piazza Affari -0,6% si mantiene comunque sopra i 24.000 punti nella seduta in cui dà l’addio ad Atlantia, oggi ultima quotazione prima del delisting, fenomeno sempre più diffuso. In settimana hanno preso corpo tre Opa finalizzate al ritiro dei titoli dal listino: l’offerta dei fondi Credem su Finlogic, quella dei private Peninsula e Alpha su Prima Industrie ed il ritiro dal mercato di Dea Capital ad opera della De Agostini.
Positive le altre piazze a partire dall’Eurostoxx +0,3% anche grazie all’ottimismo sulla situazione in Cina, in grado di compensare la debolezza del settore energetico.
Lo spread Btp/Bund si conferma in aumento a 190 punti base dopo l’asta di Bot annuali. Nel collocamento odierno il Tesoro ha piazzato 6 miliardi di Bot a 12 mesi con scadenza 14 dicembre 2023 spuntando un rendimento pari al 2,669%, in flessione di 2 centesimi rispetto all’asta del mese precedente. Buona la domanda: 8,546 miliardi di euro, con un rapporto tra domanda e offerta pari a 1,42.
Segno più per Francoforte: la corte federale di Karlsruhe ha respinto il ricorso contro il Mes presentato da alcuni deputati.
S&P però vede nero sul 2023 per l’Europa. Complice inflazione e guerra ucraina: la crescita dell’Eurozona sarà di 90 punti base (bps) più debole rispetto allo scenario di base nel 2023. La Germania subirebbe una recessione prolungata, con una crescita inferiore di 1,2 punti percentuali nel 2023 e di 90e nel 2024. L’inflazione sarebbe di 1-2 punti percentuali più alta rispetto allo scenario di base nel 2023 e diminuirebbe gradualmente, rimanendo al di sopra del target fino al 2025.
Brilla Crédit Suisse +2% dopo il successo dell’aumento di capitali per 4 miliardi sottoscritto dai sauditi.
Anche Wall Street sembra destinata ad attendere con fiducia l’apertura della seduta. Dopo cinque sedute consecutive di ribasso, ieri l’S&P ha chiuso in rialzo dello 0,7%. Il future anticipa un avvio in lieve rialzo oggi pomeriggio. Il mercato è in attesa della pubblicazione dei dati sui prezzi alla produzione di novembre (14:30). Il consensus si aspetta una frenata della crescita, a +7,2% da +8% di ottobre.
Tornando a Piazza Affari, allunga Amplifon +2,1% che precede un manipolo di industriali: Prysmian, al quinto giorno di rialzo, spinta dall’ok ai lavori dell’interconnessione elettrica sottomarina fra Italia e Tunisia da parte di Terna +0,5%. Salgono Interpump e Stm +1,5%.
In terreno positivo anche Leonardo +0,3% dopo l’annuncio della partnership nel programma Gcap (Global Combat Air Programme) volto alla realizzazione di un aereo operativo dal 2035.
Ritracciano le società oil. Eni è in calo dello 0,5% , Saipem -1,1%. Volatile Saras che cede l’1,2% dopo il balzo di oltre il 5% in avvio sulla scia della valorizzazione della raffineria Isab e con il mercato che fa comparazioni con quella della famiglia Moratti in Sardegna. Il titolo è comunque in positivo dell’87%.
Venduto anche oggi il settore automotive, con Stellantis in flessione del 2,4% in un contesto settoriale europeo debole (-0,2% lo Stoxx settoriale).