“A questo punto tutti stanno guardando a quello che avviene in Europa. E solo a quello. E’ tornata l’atmosfera del 2008, quando su dieci notizie nove erano negative, una sola buona. Ma non ci badava nessuno”. Questo commento di un gestore americano riportato da Bloomberg fotografa l’andamento dei mercati americani, che hanno parzialmente snobbato il dato (positivo) di giornata sull’andamento dell’indice Ism per concentrarsi sui problemi dell’eurozona ed individuare nuove strategie alla ricerca di un “porto sicuro” dopo la decisione della Svizzera di ancorare il franco a 1,20 sull’euro. L’indice Standard & Poor’s 500 chiude con una perdita limitata, lo 0,7%, dopo aver veleggiato in territorio negativo per tutta la giornata con una punta di -2,9% in mattinata. Il Dow Jones Industrials perde lo 0.,90% mentre il Nasdaq è sotto dello 0,26%. A guidare il ribasso del Dow Jones sono stati Bank of America, General Electric, Hewlett-Packard e JPMorgan Chase & Co.
“Fino a pochi mesi fa pensavo che la tempesta perfetta si sarebbe verificata nel 2013. Ma ora, vista la debolezza dell’economia negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nell’eurozona credo che di siamo già davanti”. Parola di Nouriel Roubini, l’economista della Stern University che ha il ruolo di Cassandra ufficiale fin dai tempi della crisi del 2007. “Bisogna intervenire sulla crescita economica – ha aggiunto –. Ma subito, mica con progetti a cinque anni. Ci vogliono stimoli massicci nel breve, altrimenti ci sarà una nuova Great Depression. Le cose stanno peggiorando e la grande differenza rispetto a qualche anno fa è che le nostre soluzioni rischiano di essere sempre meno efficaci: ormai i sintomi di una nuova crisi finanziaria dell’Occidente si sono manifestati”. Come si deve comportare un investitore? “Restare liquido. In dollari, perché in questi casi la gente tende a rifugiarsi nel dollaro. O in valute di Paesi dalla finanza solida, come Australia o Canada”. Alla larga, invece, da azioni e materie prime.
Una birra ci salverà. Al termine di una giornata nera per i listini europei, fa eccezione Londra salita dell’1,1% grazie al forte rialzo di Whitbread (+7%): la società leader in Gran Bretagna nel settore degli alberghi e dei ristoranti ha annunciato risultati nettamente migliori delle attese. Meno sorprendente il balzo della Borsa di Zurigo (+4%) che ha beneficiato della discesa del franco svizzero, dopo che la Banca centrale svizzera è intervenuta con decisione sul mercato per fare scendere la valuta a 1,2025 contro l’euro, da 1,1097 della chiusura precedente. Basilea ha avvertito che interverrà con risorse illimitate per non fare salire il franco al di sopra di 1,20. Altra musica per i mercati della zona euro, di fronte alla crisi più grave nella storia della moneta unica. Oggi i mercati attendono con il fiato sospeso il verdetto della Corte Costituzionale tedesca sulla legittimità giuridica degli acquisti della Bce di titoli di Paesi in crisi sul mercato secondario. Grande attesa anche per l’accoglienza alla manovra italiana ultima versione. Oggi sarà votata la fiducia su un emendamento del governo che tra l’altro contiene, secondo una nota di palazzo Chigi, l’aumento dell’Iva al 21% dal 20%, un contributo del 3% da parte dei circa 11.000 contribuenti che dichiarano un reddito superiore ai 500.000 euro e l’aumento dell’età di pensionamento per le lavoratrici del settore privato a partire dal 2014.
Il Financial Times si dimostra scettico di fronte allo “U turn” della manovra. “Gli ultimi cambiamenti – si legge – rinforzano l’ immagine di un governo in stato confusionale. Gli emendamenti dell’ultim’ora rappresentano un rovesciamento dell’impostazione precedente. Il ministro delle Finanze Giulio Tremonti si è opposto fino all’ultimo all’aumento dell’Iva; Berlusconi aveva detto no ad una patrimoniale sui più ricchi. E Umberto Bossi, per finire, si era opposto a ritocchi alle pensioni,. Aggiungendo altra confusione, il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha detto ai giornalisti nella serata di martedì che la patrimoniale riguarderà i redditi sopra i 300 mila euro e non 500 mila. Tra tutte le misure annunciate, spiega Riccardo Barbieri Hermitte, chief economist di Mizuho Financials, “solo quella sull’Iva avrà, agli occhi degli investitori, un impatto positivo per gli effetti a breve”.
Poche ore prima era arrivato da Madrid (per ironia della sorte, su Telecinco controllata da Mediaset) un duro attacco del portavoce del governo Josè Blanco al governo italiano”. ”Siamo molto preoccupati – ha detto – perché alcuni Paesi vanno male e non centrano i loro obiettivi, vedi la Grecia e l’Italia con il suo piano di rigore, che e’ stato disdetto dopo qualche giorno”. Da questo, ha concluso, dipendono le decisioni dei ”mercati che devono comprare il nostro debito”.
Piazza Affari miete record statistici. Negativi, purtroppo. La Borsa di Milano chiude la terza seduta consecutiva in profondo rosso con un calo dell’1,98% a 14.049 punti. L’indice Ftse/Mib, dopo aver sfondato nel corso della seduta per la prima volta al ribasso il muro dei 14 mila punti, chiude sui minimi dal 17 marzo 2009. Solo il dato migliore delle attese sull’Ism servizi Usa ha permesso di evitare, almeno in parte, un nuovo tracollo dei listini azionari. Attorno alle 15.00 il Ftse Mib aveva infatti raggiunto un minimo di giornata a 13.824 punti, con un calo che ha sfiorato i 3 punti percentuali, mentre si faceva largo una raffica di sospensioni per eccesso di volatilità.
Anche sul fronte del debito pubblico si corre il rischio di un nuovo primato negativo facilitati dai rumor di un possibile downgrade del rating italiano da parte di Fitch. Tensioni che hanno favorito un nuovo allargamento dello spread Btp/Bund fino a 378 punti base. A pagare in maniera più pesante il dazio alle incertezze sono stati i titoli della Galassia Agnelli e i bancari. Exor è stato il peggior titolo di giornata (-6,52% a 13,77 euro), seguito da Fiat Industrial (-5,40% a 5,695 euro).
L’ampio spread tra i rendimenti dei titoli italiani e spagnoli rispetto a quelli tedeschi riflette i timori degli investitori che i due paesi “potrebbero seguire la strada dei loro fratelli minori. Queste preoccupazioni stanno contagiando anche la Francia e altri paesi in precedenza considerati come rifugi sicuri”. E’ l’analisi di Standard & Poor’s che sottolinea come la situazione abbia un impatto diretto sul settore bancario. “Il maggior costo del debito sovrano di Italia e Spagna sta facendo crescere i costi che le banche italiane e spagnole devono sostenere per finanziarsi all’ingrosso”, spiega la società di rating. Puntuale arriva la conferma del mercato. L’ennesima pioggia di vendite fa precipitare Unicredit sotto quota 0,80 (-4,45% a 0,795 euro). Il titolo di piazza Cordusio ha capeggiato la ritirata del settore, anche oggi alle prese a livello europeo con le voci di imminenti necessità di ricapitalizzazione e con le previsioni di una minore redditivà dovuta a un contesto di tassi d’interesse bassi e economia in frenata. Il tutto favorito da alcune dichiarazioni dell’ad Federico Ghizzoni che hanno sortito l’effetto opposto a quello desiderato. Intervenendo ieri mattina ad una conferenza a Francoforte, l’amministratore delegato aveva detto che Unicredit è sufficientemente patrimonializzata ma che nei prossimi mesi continuerà a lavorare per rafforzare il capitale. Mps ha ceduto il 4,333% a 0,373 euro, Banca Popolare di Milano il 3,74% a 1,261 euro (sull’istituto pesano anche le indiscrezioni su un possibile slittamento dei tempi previsti per l’aumento di capitale), Intesa Sanpaolo il 3,11% a 0,997 euro. In calo anche Generali -3% anche per il cambio di raccomandazione di Barclays: gli analisti del broker inglese l’hanno abbassato a equalweight da overweight: il target price è stato portato a 17,3 euro dal precedente 17,6 euro. Nella nota si legge che “l’attuale volatilità dei mercati e la discesa del debito governativo italiano stanno mettendo pressione sul bilancio e sulla solvibilità della società”. Oggi si terrà a Roma la riunione del comitato esecutivo per fare il punto sulle trattative con la russa Vtb e l’andamento del gruppo, con un passaggio atteso anche sulle previsioni rispetto al piano strategico di gruppo. Tra i pochi i titoli positivi, spiccano con rialzi sopra l’1% Luxottica (+1,98% a 19,59 euro), Parmalat (+1,47% a 1,657 euro) ed Enel Green Power (+1,12% a 1,54 euro)