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Borse: tensione per no slovacco a Efsf, ma la Merkel sfoggia ottimismo

LA SLOVACCHIA DICE NO AL FONDO SALVA STATI
SOS DI TRICHET: CRISI DI SISTEMA, FATE PRESTO

Clamoroso a Bratislava: Il Parlamento slovacco ha respinto l’approvazione dell’allargamento del Fondo salva Stati già approvato nello scorso luglio dal vertice dei capi di Stato dell’Unione Europea. Il premier Iveta Radicova aveva posto la fiducia sul provvedimento, ma questo non è bastato a superare l’opposizione di uno dei quattro partiti della sua coalizione, Libertà e Solidarietà. E così, per la responsabilità di un partito che conta il 12% dell’elettorato di uno dei Paesi più piccoli e più poveri della Ue (non più di 400mila elettori su un corpo di votanti di 4 milioni e mezzo di persone), l’Europa rischia gravi contraccolpi istituzionali. E’ possibile, secondo alcuni, aggirare il no di Bratislava o rifugiarsi nel sostegno dell’opposizione che potrebbe ribaltare le sorti del provvedimento in un prossimo voto previsto entro la settimana, ma il meccanismo farraginoso del’Unione, che prevede l’unanimità, ne esce a pezzi.

La notizia è arrivata, ironia della sorte, è arrivata poche ore dopo il benestare della trojka agli aiuti per Atene. Ma, soprattutto, dopo il drammatico appello di Jean Claude Trichet: “La cosa più importante ed urgente da fare – ha detto il presidente uscente della Bce al Parlamento europeo – è restituire la fiducia nel debito sovrano: è fondamentale, altrimenti saremmo esposti a nuove crisi del tipo di quelle del 2008”. Insomma , mentre continua il rimpallo delle responsabilità tra Berlino e Parigi e l’Italia solleva problemi di metodo, invocando soluzioni comuni (con i tempi italiani, si suppone), le cose vanno a rotoli: “”La crisi, che ora è sistemica, nelle ultime tre settimane è peggiorata e le istituzioni devono agire rapidamente, senza ulteriori ritardi che altrimenti aggraveranno la situazione”. 

ALCOA -5%, APRE CON UN FLOP LA STAGIONE DEI BILANCI USA
SANZIONI USA CONTRO LO YUAN. SALE LA TENSIONE CON PECHINO

L’Europa tradisce Alcoa. Il colosso dell’alluminio, che ha aperto come di consuetudine la stagione delle trimestrali di Wall Street, ha annunciato utili trimestrali di 15 cents per azione contro i 28 del secondo trimestre, assai al di sotto della previsione degli analisti (22 cents). La frenata dipende dal calo delle vendite in Europa, mentre l’attività resta soddisfacente nel resto del pianeta. In ogni caso, l’ad tedesco del gruppo, Claus Kleifeld, prevede un finale d’anno in crescita, seppur a tassi più ridotti delle previsioni di inizio 2011. Le azioni del colosso dell’alluminio sono scese del 5%.

Seduta senza particolari motivi di interesse (o di tensione) ieri a Wall Street. L’indice Dow Jones segna -0,15%, Standard & Poor’s 500 cresce dello 0,05%. Più mosso il Nasdaq +0,66%. Le attenzioni del mercato si spostano sulla stagione delle trimestrali: viva attesa per i conti di Goldman Sachs, resi noti il prossimo 13 ottobre. Potrebbero essere i risultati peggiori dal 2008. Assai più significativo l’andamento dei T bond nel giorno in cui il Tesoro ha collocato 32 miliardi di titoli triennali: il rendimento dei T bond 10 è risalito al 2,16%, ai massimi da inizio agosto. Seduta nervosa in Asia. L’indice Nikkei è sotto dello 0,30%, l’Msci Asia Pacific dell’1,3%. La nota dominante della seduta è l’aumento delle tensioni valutarie tra Cina e Usa dopo il varo delle sanzioni contro lo yuan debole da parte del Senato Usa. Pechino non nasconde la sua irritazione per il voto di ieri e minaccia prossime ritorsioni. La tensione si riflette in un aumento per dollaro (1,3612 nei confronti dell’euro) e yen.

MILANO -0,4%. IL BOOM DI UNICREDIT+ 6,7%
CONTINUA S&P PUNISCE I GRANDI DI SPAGNA: SANTANDER E BBVA

Milano l’indice FtseMib ha chiuso in calo dello 0,39%, Londra è scesa dello 0,06%, Parigi -0,5%. Francoforte ha guadagnato lo 0,3%. Il miglioramento è stato favorito dalla notizia che i membri della troika che rappresentano il Fondo Monetario, la Banca Centrale europea e l’Unione Europea hanno terminato le loro valutazioni sul bilancio pubblico della Grecia e hanno comunicato che Atene dovrebbe ricevere l’assegno di 8 miliardi di euro a inizio novembre. Ma tutto questo avveniva prima del no della Slovacchia che rimette in discussione il piano per Atene.

L’euro è tornato a rafforzarsi nel finale ed è salito a 1,365 contro il dollaro, da 1,364 della chiusura precedente: ieri l’euro ha guadagnato quasi il 2% portandosi, rispetto al biglietto verde, sui livelli di tre settimane fa. Torna a salire anche il petrolio con il greggio Wti a 86,1 dollari al barile (+0,8%).

Anche i Grandi di Spagna piangono. L’agenzia di rating S&P’s ha tagliato il rating (giudizio di solvibilità sul debito) di 10 banche spagnole (ma tra downgrade e revisione dell’outlook i giudizi negativi riguardano nel complesso 15 istituti).  Nell’elenco dei bocciati figurano anche Bbva e Santander,   dichiarandosi pessimista di fronte al «rallentamento dell’economia spagnola» e al «mercato immobiliare malandato». Le valutazioni a lungo termine delle due banche ie Bbva da AA a AA -, con prospettiva negativa, con il rischio di una nuova bocciatura nel caso in cui «l’economia dovesse peggiorare più del previsto», secondo un comunicato. Nel giudizio pesa l’esposizione degli istituti di credito iberici nel settore immobiliare, punto debole dell’economia spagnola in questa fase.

Tra le banche è proseguita la corsa di Unicredit , in rialzo del 6,7% dopo il balzo del 12% di ieri. Il titolo due giorni fa aveva guadagnato il 12,2% e oggi sale ancora. Notizie particolari che spieghino questo movimento non ci sono, ma sembra scontato che qualche importante fondo stia entrando nel capitale. In 13 sedute il titolo ha recuperato il 60% dai minimi. La riscossa riguarda anche Ubi banca +3,8%, e il Banco Popolare. Netto calo invece per Bper -4,1%. Scendono le compagnie assicurative: Generali -1,8%, Fondiaria-Sai -2,9%. Giornata nera per i petroliferi: Eni –0,7%, Saipem -2,1%, Tenaris -1%. Erg perde lo 0,8% a 8,82 euro. Bank of America (Merrill Lynch) ha tagliato il target price a 9,6 euro dal precedente 10,20 euro, mantenendo il giudizio Neutral. Contemporaneamente, gli analisti americani hanno tagliato il target price di Saras a 0,90 euro dal precedente 1,1 euro, mantenendo il giudizio Underperform. Il titolo perde il 2,5% a 1,036 euro. La ragione principale è legata alla persistenza di margini di raffinazione negativi nell’area Mediterraneo

CHRYSLER, SI TRATTA. PININFARINA CHIUDE LA FABBRICA
LE BANCHE D’AFFARI TAGLIANO TELECOM ITALIA E STM

In attesa della lunga notte per il contratto Chrysler, seguito in pima persona da Sergio Marchionne a Detroit, continua la strana rimonta della Fiat. Anche ieri il titolo del Lingotto ha messo a segno un rush nel finale degno di uno scattista, che ha permesso di chiudere in terreno positivo a +1,1%, mentre Fiat Industrial, venduta per tutta la giornata, si impenna con un balzo del 2,5%. Pirelli è pressoché invariata.

La Pininfarina +0,12% ha chiuso ieri le ultime attività manifatturiere. Dopo 80 anni di attività ha chiuso i battenti l’ultima fabbrica del gruppo, quella di San Giorgio Canavese. La società, che ha licenziato 127 dipendenti (compresa l’amministrazione di Cambiano) d’ora in poi si occuperà solo di design e di progettazione sotto la guida di Paolo Pininfarina. Finisce anche il sogno di produrre l’auto elettrica per conto di Vincent Bolloré. Lo scoglio dei debiti accumulati con il sistema bancario, vero proprietario dell’azienda, si è rivelato insormontabile. Le vetture sono prodotte da una società nuova di zecca, la torinese Cecomp che ha affittato l’impianto di Bairo mentre la Carrozzeria è ormai posseduta dalla De Tomaso di Gianmario Rossignolo.

A Milano è scesa Telecom Italia -2,6% dopo il declassamento a sell da parte di Goldman Sachs. Oggi Fitch ha rivisto al ribasso l’outlook della società a “negativo” da “stabile”. In calo anche Stm -4%. Ieri il titolo del primo produttore europeo di chip ha guadagnato il 5,7% e dall’inizio di ottobre il rialzo è del 12%. Dietro il ribasso di oggi c’è il sell sparato da Citigroup, il broker americano ha portato il target price a 4,8 euro. Gli analisti di Rbs prevedono che Stm presenterà il 24 ottobre dati del trimestre deboli. Infine Exane Bnp Paribas, ha ribadito la sua visione cauta sull’intera filiera industriale dei semiconduttori, per il broker francese, nella seconda parte dell’anno ci sarà un progressivo deterioramento dello scenario.

BPM, MARTEDI’ 18 LA RESA DEI CONTI IN CDA
COMINCIA IL ROAD SHOW CONTRO GLI AMICI

Si terra’ martedi’ prossimo, 18 ottobre, il cda della Bpm (-1%)   che esaminera’ l’esito dell’indagine sulle promozioni e le carriere interne. Il board, previsto inizialmente per oggi, e’ slittato perche’ i risultati degli approfondimenti interni non sarebbero stati pronti in tempo. Intanto il presidente uscente Massimo Ponzellini minimizza il problema: nell’indagine di verifica interna sulle promozioni degli ultimi cinque anni avviata dalla direzione generale, “ce ne saranno 200 su alcune migliaia in teoria ascrivibili a persone collegabili all’Associazione degli Amici. E in generale si tratta di carriere addirittura più lente”. E’ ben curioso prender atto che in Bpm negli ultimi anni si sono state “alcune migliaia” di promozioni (alzi la mano chi è rimasto fuori…), ma è ancor più bizzarro un altro commento di Ponzellini: “anche se si sospendessero i voti dei dipendenti associati agli Amici “ci sarebbero le mogli, i pensionati, gli amici degli Amici”. Perciò “le esibizioni muscolari non servono”. Nell’attesa delle decisioni della Banca d’Italia sta per prendere il via intanto il road show tra le filiali della lista dei sindacati nazionali: la star sul palco sarà Matteo Arpe.

EDISON, ACCORDO FATTO CON EDF
LE RINNOVABILI AL POLO ITALIANO

Ormai è fatta. Otto mesi dopo lo stop impsto dal ministro Giulio Tremonti per trovare una soluzione italiana per Edison, il negoziato sta per terminare sulla base delle proposte già concordate nello scorso marzo: la società elettrica passa a Edf, i soci italiani riceveranno gli asset idroelettrici lasciando al gruppo transalpino e agli svizzeri di Alpiq le centrali a ciclo combinato. Tutto avverrà entro il 31 ottobre come concordato dal ministro Paolo Romani e dall’ad di Edf Henry Proglio. Il passo successivo sarà la creazione di un polo delle energie rinnovabili: due terzi della produzione sarà ritirata da A2A, il resto da Iren. L’ultimo scoglio riguarda il prezzo per l’uscita dal capitale di Edison dei soci italiani che controllano il 30%, ovvero il tema più caro al mercato perché l’ammontare della put concessa ai soci (alcuni dei quali preferiscono però un pagamento “cash”) sarà determinante per valutare il prezzo della probabile Opa.

I FONDI SOVRANI CINESI SCELGONO LA RUSSIA
UN MILIARDO (PIU’ 2) PER INVESTIRE IN ENERGIA

Non si ha più notizia del possibile investimento del fondo sovrano cinese nei Btp, come chiesto dal ministro Giulio Tremonti. Nel frattempo il Cic non sta certo immobile. Dopo l’acquisto di titoli delle quattro principali banche del Paese del Drago, ieri il fondo sovrano ha annunciato che presto investirà un miliardo di dollari nel Russian Direct Invetstment Fund, ovvero il fondo appena creato dalla repubblica Russa per finanziare investimenti in infrastrutture e nell’industria energetica di Russia, Kazakhstan e Bielorussia. L’annuncio è arrivato nel corso della visita a Mosca del presidente cinese Wen Jiabao. Il programma prevede che nei prossimi mesi, arrivino ulteriori due miliardi da altri fondi sovrano cinesi.

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