X

Borse Sudamerica: nel 2023 prevale il Toro, ora occhi puntati sul voto in Messico e Venezuela

Pixabay

È stato un 2023 prevalentemente di rialzi per i principali indici azionari dell’America Latina. Ma il 2024, secondo gli analisti, promette scintille dovute all’incertezza politica nell’area, che si pronostica crescente visto che andranno al voto diversi Paesi.

L’anno appena concluso ha portato al potere le destre in tre Stati: Paraguay, Ecuador e soprattutto Argentina, con il nuovo presidente Javier Milei che per ora non dispiace affatto ai mercati e che rischia di far saltare il banco del Mercosur, l’unione commerciale del Sudamerica. Quest’anno invece andranno alle urne il Messico, l’Uruguay, e alcuni Paesi dell’America centrale tra cui Panama, El Salvador, Repubblica Dominicana e soprattutto Venezuela, dove lo scorso ottobre il dittatore Nicolas Maduro, su pressione degli Usa, ha firmato un accordo con l’opposizione per garantire libere elezioni, ma è tutt’altro che scontato che questo avvenga e nel frattempo il leader chavista sta tentando di annettere la vicina Guyana per estrarre più petrolio, rischiando di far scoppiare una guerra nella regione.

Sudamerica: miglior Borsa 2023 è Buenos Aires

In questo scenario, la Borsa più brillante di tutte nel 2023, anche se per motivi per lo più speculativi, è stata quella di Buenos Aires, che ha praticamente triplicato il suo valore nel corso dell’anno solare. L’indice Merval ha avuto un’impennata sia dopo le primarie di agosto che hanno proclamato Javier Milei come frontrunner alla Casa Rosada, sia ancora di più da novembre in poi, dopo l’elezione e l’insediamento del leader di estrema destra.

A far correre i titoli, in una situazione disperata per l’economia argentina, con l’inflazione al massimo di sempre (prezzi più che raddoppiati, quasi triplicati rispetto a un anno fa), il cambio col dollaro ulteriormente esploso dopo la svalutazione ordinata da Milei e le casse dello Stato vuote come non mai, è stata verosimilmente – oltre alla speculazione – la prospettiva di un netto cambio di marcia da qui in avanti, di una “terapia d’urto” come l’ha definita lo stesso presidente. La “cura Milei” infatti è già partita e strizza palesemente l’occhio al mondo della finanza in quanto drasticamente orientata verso i tagli alla spesa pubblica, la privatizzazione delle imprese statali e l’ampia liberalizzazione delle regole contrattuali. Proprio per questo la Borsa di Buenos Aires è in piena fase bullish, che è destinata a proseguire nella prima parte del nuovo anno.

Brasile: Indice Bovespa da record

Molto bene, e con motivazioni ben più solide, anche l’indice della Borsa del Brasile, il Bovespa di San Paolo, che nel 2023 ha guadagnato più del 20%, toccando proprio nell’ultima settimana dell’anno il record di sempre oltre i 134 mila punti, grazie soprattutto ad una fase rialzista iniziata a fine ottobre e ancora in corso. Per gli analisti tuttavia il rally si ridimensionerà nel 2024, nonostante il taglio dei tassi.

Nelle ultime settimane del 2023 il governo Lula-ter ha incassato il plauso della comunità finanziaria per la sua costante e affidabile partecipazione ai summit internazionali di maggiore importanza, dal G-20 alla COP, e soprattutto per aver portato a casa l’attesissima riforma del sistema fiscale, che gli è valsa come regalo di Natale il miglioramento del rating da parte di Standard&Poor’s, da BB- a BB. Ai mercati sicuramente non è dispiaciuta nemmeno la svolta per così dire centrista dell’ex leader sindacale, testimoniata ad esempio dall’aver dato il via libera a Petrobras per estrarre petrolio dalla foce dell’Amazzonia, concedendo qualcosa agli affari in barba agli impegni sul clima. Non a caso il colosso energetico di cui lo Stato detiene il 30% è reduce da un’annata straordinaria in termini di produzione, di export e di Borsa, dove le azioni ordinarie hanno guadagnato più del 50%, arrivando a toccare i 40 reais per azione, valore più alto dal 2010. E ha annunciato investimenti da oltre 3 miliardi di dollari per nuove perforazioni da qui al 2028, dopo aver cambiato politica sui generosissimi dividendi, per volere dello stesso Lula.

L’incertezza politica pesa sulla Borsa messicana

Altra Borsa da seguire, proprio perché è nel Paese di maggiori dimensioni e di maggior peso tra quelli che andranno al voto nel 2024, è quella del Messico, che in controtendenza con le fin qui citate chiude l’anno in leggero ribasso, con circa il -7,5%. A condizionare l’indice azionario di Città del Messico è appunto l’incertezza politica: Andres Manuel Lopez Obrador è in scadenza di mandato e non potrà ricandidarsi. La sua presidenza è stata in chiaroscuro: non è dispiaciuta agli elettori, per lo meno stando ai sondaggi ufficiali, ed ha offerto più di una sponda ai vicini Usa in particolare sugli accordi commerciali e sull’immigrazione, ma non è riuscita a stroncare problemi storici come la criminalità e la corruzione.

Si vota a giugno e per la prima volta a contendersi la carica di presidente saranno due donne: la prescelta di AMLO, Claudia Sheinbaum, e la conservatrice di origine indigena Xóchitl Gálvez, che guiderà il fronte ampio dell’opposizione. La vincitrice diventerà dunque la prima presidente donna della storia del Messico.

Infine, il Cile, cioè una delle economie più forti dell’area, ma che non si è ancora ripresa dalla pandemia. Turbato da un lungo e fallimentare processo di riforma costituzionale, con due referendum respinti nel giro di un anno, il Paese guidato dal socialista Gabriel Boric ha comunque visto la Borsa raggiungere il massimo di sempre quest’anno, salvo poi perdere parecchio proprio a ridosso del referendum di novembre e riguadagnare sotto Natale. Nei 12 mesi, la Borsa di Santiago ha finito per guadagnare poco più del 21%.

Related Post
Categories: Finanza e Mercati