La pioggia di compravendite sui titoli Telecom a Piazza Affari e la conferma per i prossimi quattro anni di Jerome Powell alla guida della Federal Reserve hanno caratterizzato l’apertura di una settimana finanziaria corta, segnata dalla Festa del Ringraziamento e dal Black Friday, ma che ha già riservato grandi emozioni. E altre ne promette, a giudicare dalla reazione dei mercati obbligazionari al nuovo scenario dopo le nomine Usa. Ma il titolo d’apertura, una volta tanto, non può che riguardare Piazza Affari.
TIM, IL TITOLO CORRE MA PER VIVENDI NON BASTA
La Borsa italiana ha vissuto attorno a Telecom una seduta storica, a partire dai volumi record sull’onda della proposta “amichevole” del private americano KKR. È passato di mano, tra diverse interruzioni per eccesso di rialzo, il 10,6% del capitale, ma il titolo ha accelerato nel finale chiudendo su del 30%, a 0,451 euro, ai massimi di giornata. Stesso aumento per le azioni di risparmio (+30%), le preferite da Mediobanca, vista la protezione offerta dal dividend yield dell’8%. “Preparatevi a un’altra settimana di intenso flusso di notizie – aveva suggerito agli operatori in apertura un report di piazzetta Cuccia – il nostro suggerimento è di maneggiarle con cura”. Un buon consiglio che vale ancora, almeno fino al nuovo cda di venerdì. Ecco il quadro all’inizio del secondo atto:
SÌ CON RISERVA DI DRAGHI
Come ha sottolineato Equita, “quel conta ora è il parere del mondo politico e degli azionisti”. L’operazione è sottoposta all’ok del Governo italiano, che ha già dato il suo benestare a eventuali cambi di proprietà, ma si riserva di seguire da vicino l’intera vicenda per difendere gli interessi nazionali attraverso un comitato di ministri ed esperti. Cassa depositi e prestiti, che è azionista sia di Tim che di Open Fiber, potrebbe entrare nella partita, sia che si tratti solo di un riassetto societario, sia che si arrivi alla costituzione di una newco che controlli la rete nazionale di telecomunicazioni.
UN ASSE KKR-GUBITOSI?
Tra gli azionisti è certo il no di Vivendi, il socio numero uno (23,9% del capitale, prezzo di carico 1,07 per azione, più che doppio allo 0,505 euro dell’offerta) che considera la proposta insufficiente. Non solo. Il socio francese sospetta che dietro la mossa di KKR ci sia un asse con l’ad Luigi Gubitosi, il manager che Bolloré vuole rimuovere il più in fretta possibile. E qui fioriscono le interpretazioni più suggestive, dal ruolo di KKR nel cui board figura nientemeno che il generale David Petraeus all’intervento anti-Gubitosi di Matteo Salvini al fianco di Vincent Bolloré, fortemente impegnato nella campagna del nuovo mito della destra francese, Eric Zemmour.
VOLA ANCHE INWIT
L’euforia attorno a Telecom ha contagiato Inwit (+5%), per cui si ipotizzano scenari di M&A a cascata. Ma l’effetto si è sentito anche a Parigi: Vivendi (+2,5%) sale ai massimi da due mesi. Intanto l’indice tlc europeo sale dell’1,77%. La sfida potrebbe allargarsi ad altri concorrenti: il dossier Telecom (e l’eventuale scorporo della rete) interessa di sicuro anche il fondo Cvc Capital Partner che, insieme a Nomura e Advent (di cui Gubitosi è stato operating partner dal 2015 al 2018), ha analizzato a fondo la fattibilità di un’Opa sulla società italiana. Così come risulta che anche l’anglosassone Bain e la svedese Eqt abbiano esaminato il dossier e la lista potrebbe allungarsi dopo le dichiarazioni del Mef in cui ha aperto “alle soluzioni di mercato”.
IL MERCATO APPLAUDE POWELL, POI FA DIETROFRONT
I mercati Usa hanno accolto con favore la notizia della conferma di Jerome Powell alla guida della Fed per i prossimi quattro anni. Ma, dopo il rialzo iniziale, è subentrata la prudenza. Powell, che ha gestito con grande abilità la comunicazione ai mercati dopo lo scoppio della pandemia dovrà ora combattere l’inflazione, che, sottolinea il Wall Street Journal, ha prodotto un aumento del 24% del prezzo del tacchino, immancabile sulle tavole del Thanksgiving Day. I mercati si attendono così un primo rialzo dei tassi a metà del 2022.
CORRONO I T BOND, NASDAQ IN ROSSO
Chiusura in rosso ieri per l’S&P 500 (-0,32%) e soprattutto per il Nasdaq (-1,26%), il più colpito dalla prospettiva di un rialzo dei tassi. Oltre all’effetto Fed ha pesato sul rendimento delle obbligazioni governative l’esito delle due più importanti aste di titoli di debito da parte del Tesoro.
Il Treasury Note a dieci anni si è portato a 1,63%, da 1,54% di ieri mattina. Il rendimento del Treasury Note a due anni è salito allo 0,63%, massimo da inizio anno. Il mercato dei governativi sta scontando praticamente al 100% un rialzo dei tassi di un quarto di punto percentuale a giugno, seguito da un altro uguale a settembre, con buona probabilità di un terzo incremento in dicembre.
Stamattina il future del Nasdaq è in ribasso dello 0,2%. Dow Jones +0,05%. Nel dopo Borsa exploit di Zoom (+6%): il colosso delle videoconferenze ha superato il tetto di un miliardo di dollari di ricavi.
ANCHE ALIBABA PERDE COLPI, CHIUSA TOKYO
Anche in Asia soffre la tecnologia. Ad Hong Kong (-1%) Alibaba perde il 3%, a un livello che non vedeva da inizio 2019.
L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen è in rialzo dello 0,1%. Il Kospi di Seul perde lo 0,7%, il BSE Sensex di Mumbai lo 0,3%. Il mercato azionario di Tokyo è chiuso.
Petrolio WT in ribasso dello 0,7%, dal +1% di ieri. Secondo Bloomberg, gli Stati Uniti dovrebbero fornire oggi i primi dettagli sul piano di impiego delle riserve strategiche di greggio. L’Opec + ha informalmente fatto sapere che ritiene la mossa ingiustificata e non legittimata dalle condizioni del mercato.
Il cross euro/dollaro è a 1,123, ai livelli del giugno 2020, sotto la pressione della pandemia.
LA BUNDESBANK: ACHTUNG, L’ECONOMIA RISTAGNA
L’allarme di Angela Merkel ha fatto tremare ieri i mercati del Vecchio Continente. La cancelliera, che proprio ieri ha festeggiato i 16 anni di governo, ha detto che la situazione dl Covid “è peggio di quel che abbiamo visto fin qui” e ha detto che vanno subito introdotte delle misure in grado di fermare la pandemia. La situazione sanitaria ha preso così il posto dell’inflazione in cima alle preoccupazioni dei listini.
Intanto, la Bundesbank ha denunciato la frenata dell’economia tedesca, causa la mancanza di beni e di lavoratori, oltre all’imposizione di nuove misure contro la pandemia. “La ripresa economica probabilmente vivrà un momento di pausa – scrive così la banca centrale – Il Pil potrebbe ristagnare durante il trimestre autunnale del 2021”. Anche l’inflazione resterà ben oltre il 3% per un periodo lungo sotto la pressione delle richieste di aumenti salariali.
TORNA A SALIRE LO SPREAD, UNICREDIT CONSIGLIA BTP
In questa cornice continua la corsa verso la qualità, a scapito del Btp. Lo spread sale a 123 punti base (+1,92%), con un tasso del Btp 10 anni a +0,88% e quello del Bund di pari durata a -0,33%.
“A 120 punti base consideriamo interessante lo spread Btp-Bund a 10 anni, data l’emissione netta negativa e le nostre aspettative che il sostegno della Bce rimarrà significativo nel 2022”, si legge nella nota settimanale dell’ufficio studi UniCredit.
Il dollaro e i T bond hanno esteso i guadagni dopo la notizia di un secondo mandato di Powell. La moneta unica cede lo 0,23% sul biglietto verde, a 1,12.
MILANO (+0,17%) RECUPERA LO STACCO CEDOLE
Piazza Affari chiude in lieve progresso a +0,17% a 27.383 punti (nel giorno dello stacco della cedola da parte di nove big) grazie al rally di Telecom Italia.
Fa peggio Francoforte (-0,26%) dopo il monito wagneriano del ministro della sanità tedesco, Jens Spahn: in Germania a questo ritmo, entro la fine dell’inverno saranno tutti “vaccinati, guariti o morti”. Vienna rimbalza dell’1,3%, dopo lo scivolone della scorsa seduta dovuto all’annuncio di un lockdown generale (vaccinati e non) a partire da ieri.
Contrastate le altre piazze. Risale Madrid (+0,83%), particolarmente penalizzata la settimana scorsa. Deboli Parigi (-0,1%) e Amsterdam (-0,59%).
Fuori dalla zona euro Londra registra un guadagno dello 0,47%.
MARKS & SPENCER NEL MIRINO DEL FONDO APOLLO
Corre Marks & Spencer (+2%), sui massimi dal 2019. Indiscrezioni del Sunday Times riportano che la società di investimento statunitense Apollo Global Management sarebbe interessata alla catena britannica di abbigliamento e alimentari. Il settore europeo è salito ieri dell’1,17%.
NON SOLO TLC. ANCHE FERRARI TRASCINA MILANO
La corsa di Telecom Italia e il nuovo record storico di Ferrari (+3%) dopo la presentazione di un nuovo modello della serie Icona (a tiratura limitata) hanno permesso al mercato di chiudere in territorio positivo nonostante l’impatto negativo (lo 0,4%) dello stacco di diverse cedole, tra cui otto Big Cap: Banca Generali, Finecobank, Intesa Sanpaolo. Mediobanca, Poste Italiane, Recordati, Tenaris e Terna.
L’ENI LANCIA PLENITUDE, IN BORSA NEL 2022
Bene i petroliferi: Saipem (+2,7%) ha annunciato un nuovo contratto in Brasile. Eni (+1,1%) ha illustrato le caratteristiche di Plenitude, la controllata che concentrerà produzione da rinnovabili, vendita di energia e servizi energetici al dettaglio, e una rete capillare di punti di ricarica per veicoli elettrici. Plenitude verrà collocata in Borsa nel 2022 con un flottante del 30%. Il valore probabilmente supererà i 10 miliardi già stimati dagli operatori.
CORRE ILGESTITO, DE AGOSTINI SI SGANCIA DA GENERALI
Bene il risparmio gestito. Nel terzo trimestre la raccolta netta dell’industria italiana del risparmio gestito è stata pari a 18,48 miliardi di euro ai massimi dal 2017. Rialzi tra l’1,8 ed il 2,5% per Banca Mediolanum, Fineco e Azimut.
Positive anche le banche: Mediobanca +2,5%, Unicredit +1,2%, Intesa Sanpaolo +0,6%.
Generali: +0,63%. Il gruppo De Agostini ha comunicato di aver avviato un progetto di dismissione progressiva della propria partecipazione dell’1,44% nella compagnia con una prima operazione in uno strumento derivato. In questo modo De Agostini potrà esercitare i diritti di voto all’assemblea delle Generali della prossima primavera, quando si schiererà con Philippe Donnet.
EGM, FLOP DI ALFONSINO, IL DELIVERY FOOD PER LA PROVINCIA
Debutto poco fortunato all’EGM per Alfonsino, startup innovativa specializzata nel servizio di food order&delivery nei centri italiani di piccole e medie dimensioni: il titolo ha ceduto l’8,13% rispetto al prezzo di collocamento.