X

Borse, sindrome elettorale in tutta l’Europa

Le vacanze pasquali sono alle spalle, ma le sorprese no. A spiazzare i mercati ci ha pensato Theresa May. La premier britannica, che un mese fa aveva smentito l’ipotesi di elezioni anticipate, ieri ha annunciato la chiamata alle urne per l’8 giugno, con l’obiettivo di garantirsi il pieno sostegno del Paese in vista delle trattative per la Brexit. Un motivo in più per convincere le Borse, già sotto stress per l’imminente duello elettorale francese, a procedere con la massima prudenza.

Intanto dalle trimestrali Usa, Goldman Sachs in testa, emerge che l’effetto Trump, propellente dei recenti rialzi, è stato assai meno forte di quanto non si sia voluto credere. Svanisce nel frattempo la prospettiva dell’avvio della riforma fiscale nel giro di mesi. Alla vigilia degli incontri del Fondo Monetario a Washington cresce insomma la confusione nei cieli della finanza. Ma Silvio Berlusconi ha motivo per far festa: l’Agcom ha accolto il suo ricorso contro Vivendi, che avrà 12 mesi di tempo per smobilitare la sua quota in Mediaset.

VOLANO I T BOND, IL GIAPPONE DI NUOVO SOTTO ZERO

Le tensioni internazionali, specie nel mar del Giappone, hanno contribuito a spingere in Asia i capitali verso porti sicuri. Sotto la pressione degli acquisti il decennale giapponese è tornato in terreno negativo (-0,04%) per la prima volta dall’elezione di Trump a novembre.

Grande agitazione tra le valute. La sterlina stamane sale al 2,2%sul dollaro, in ritirata anche sull’euro, trattato a 1,0731. Corrono anche i prezzi dei T bond: il rendimento del decennale Usa è scivolato a 2,17% dal picco di 2,629 di fine marzo.

In calo i listini asiatici, a partire da Shanghai (-0,5%). Poco mosso il mercato del Giappone, con l’indice Nikkei in rialzo dello 0,1%. Seul -0,3%, Mumbai -0,2%.

GOLDMAN SACHS (-4,7%) TRASCINA WALL STREET IN ROSSO

La brusca caduta di Goldman Sachs (-4,7%) e di Johnson & Johnson (-3,10%) dopo la pubblicazione dei conti, ha condizionato in particolare l’indice Dow Jones, che ha chiuso in calo dello 0,55% . Meno marcate le perdite di S&P 500 (-0,29%) e del Nasdaq (-0,12%).

Goldman Sachs ha chiuso il trimestre con un utile doppio rispetto ad un anno fa (2,26 miliardi contro 1,14) ma l’utile per azione di 5,15 dollari è inferiore alla media delle previsioni degli analisti, che indicava 5,34 dollari. La delusione viene dal risultato realizzato con il trading di bond e altri strumenti a reddito fisso, che ammonta a 1,69 miliardi di dollari, solo l’1% in più di quanto fatto nel primo trimestre 2016. Gli analisti si aspettavano almeno 2 miliardi.

Frenano anche i petroliferi, sotto la pressione dei prezzi del greggio: il Brent scivola a 54,73 dollari al barile, Wti a 52,29. A maggio, secondo le previsioni, la produzione di shale oil Usa salirà ai massimi da due anni. A Piazza Affari Eni scende del 2%, Saipem -2,5%, Tenaris -3,4%.

MILANO PERDE L’1,6%. LONDRA SOTTO DEL 2,5%

Prima la tensione in ascesa in Francia, poi la sorpresa delle elezioni anticipate nel Regno Unito. Le Borse europee, di fronte alla prospettiva di tre elezioni decisive in meno di sei mesi (Francia, Gran Bretagna e Germania) accusano il colpo.

La Borsa di Milano ha chiuso in negativo una seduta condotta quasi tutta all’insegna del ribasso, in linea con le altre piazze europee. L’indice Ftse Mib ha ceduto l’1,67% a 19.442 punti. Francoforte ha perso lo 0,9%, Parigi l’1,5% e Londra, turbata dall’effetto elezioni anticipate, è stata il peggior listino in Europa con un calo di quasi il 2,5%. Sterlina in rafforzamento anche contro l’euro: cross 0,8353, sui minimi da metà dicembre.

“La Gran Bretagna avrà bisogno di stabilità durante la fase del negoziato per la Brexit”, ha detto Theresa May annunciando le elezioni anticipate a giugno. La Borsa di Istanbul guadagna lo 0,9% e la lira turca sale dopo la vittoria, seppure risicata, del presidente Erdogan al referendum sulla riforma costituzionale: il cambio lira / dollaro si porta a 3,673 (+0,7%).

L’FMI BOCCIA LA RIPRESA ITALIANA

L’economia italiana non riparte. Dopo lo 0,9% con cui si è chiuso il 2016 rischia quest’anno una frenata in luogo della modesta ripresa su cui scommette il governo, con un nuovo biennio inferiore a 1% ma soprattutto a velocità dimezzata rispetto alla media della zona euro. Queste le ultime stime del Fondo monetario internazionale contenute nel rapporto semestrale “World economic outlook”, dove la previsione sul prodotto interno lordo nazionale si ferma a 0,8% sia per quest’anno sia per il prossimo.

I 30 miliardi di manovra correttiva necessaria a portare il deficit strutturale in lieve avanzo nel 2019 rendono “difficile sostenere lo sviluppo del Paese” ha ammonito ieri il Centro studi di Confindustria, sottolineando che il ritardo di sviluppo accumulato prima e durante la crisi dall’Italia rispetto ai suoi principali partner europei ammonta, in termini di Pil pro-capite, al 21,6% verso la Germania.

Seduta dai volumi ridotti per i titoli di Stato. Si è stretta a 207 punti la forbice Btp/Bund rispetto ai 212 di fine settimana. Il decennale ha chiuso a 2,261%. Il Bund decennale rende lo 0,18%.

L’AGCOM A VIVENDI: DOVETE VENDERE. OGGI IL CDA MEDIASET

In ribasso sia Telecom Italia (-2,6%) e Mediaset (-3,9%) nell’attesa del verdetto dell’AgCom, arrivato in serata. L’Autorità, dopo una lunga discussione, ha deciso di concedere 12 mesi di tempo a Vivendi per rimuovere la violazione della legge italiana che si è realizzata per la sua doppia partecipazione, in Telecom Italia e nella società del Biscione. A questo punto ha 60 giorni di tempo per presentare un “piano specifico volto a dettagliare le modalità di ottemperanza”, all’intimazione del garante. Nel caso Vivendi non dovesse rispettare le disposizioni dell’AgCom, rischierebbe una sanzione amministrativa compresa tra il 2% e il 5% del fatturato (che nel 2016 è stato di 10,8 miliardi) quindi fino a 500 milioni. 

Si profila perciò la discesa del gruppo transalpino in Mediaset sotto il10% ma Vincent Bolloré intende dar battaglia. Già nella tarda serata è uscita una nota in cui Vivendi “si riserva di adottare ogni opportuna iniziativa in tutte le sedi competenti contro la decisione presa dall’AgCom per tutelare i propri interessi, inclusa la presentazione di un ricorso al Tar e di un esposto alla Commissione europea per segnalare la violazione di fondamentali principi del diritto Ue. Oggi è in programma il Cda di Mediaset sui risultati di bilancio.

LA JUVENTUS VOLA (+15,8%) ANCHE GRAZIE AL MILAN CINESE

La buona notizia ha consolato Silvio Berlusconi dopo la recente cessione del Milan, realizzata comunque a condizioni eccellenti (720 milioni, se si tiene conto anche dei debiti rilevati dagli acquirenti cinesi). A trarne vantaggio indirettamente è stato il titolo Juventus, ieri +15,79%. La valutazione del club bianconero, alla vigilia dell’incontro di ritorno dei quarti di Champions League a Barcellona, è in forte ascesa per gli acquisti degli investitori che aggiornano il prezzo sulla base dei prezzi di cessione del Milan. Nell’ultimo mese il titolo Juventus ha raggiunto una valutazione di 655,05 milioni grazie ad una performance del 47%. Negli ultimi tre mesi il rialzo è stato del 107%.

AVANCES DI ATLANTIA AD ABERTIS. LA STORIA SI RIPETE

Giornata campale anche per Atlantia: -3,8%, poco sopra i 23 euro, dopo che una nota della spagnola Abertis, schizzata in rialzo del 6,6%, ha segnalato su richiesta dell’autorità di mercato iberica, ha segnalato che “Atlantia ha manifestato l’interesse a esplorare una possibile operazione societaria”. La società italiana ha chiarito a sua volta in una nota di aver manifestato ad Abertis il proprio «generico e preliminare interesse a valutare progetti comuni», evidenziando tuttavia che “nessun impegno è stato assunto né alcuna ipotesi è stata discussa o portata all’attenzione degli organi sociali” del gruppo spagnolo.

L’ipotesi più gettonata è quella di un’alleanza finanziaria tra il gruppo italiano (19,1miliari d capitalizzazione) e quello spagnolo (16,4 miliardi) già protagonisti di un precedente tentativo di fusione una decina di anni fa. Ma all’epoca “l’operazione Gaucho” prevedeva che la leadership fosse spagnola. Stavolta il copione si recita a parti invertite. L’incertezza sul futuro delle concessioni autostradali in Spagna potrebbe spingere i principali azionisti di Abertis (Caixa con il 24%, la famiglia Godia con il 7%, Capital Research con il 10%, Lazard con il 3% e Blackrock con il 2,5%) a valutare con favore un’offerta amichevole.

DEBOLI LE BANCHE, NUOVI CONTRATTI PER FINCANTIERI

L’indice bancario italiano perde l’1,2%. Si difende bene Unicredit che limita la perdita a -0,3%. Fanno peggio Intesa (-2%), Bper Banca (-1,9%) e Banco Bpm (-2,5%). Fra le assicurazioni, Generali -1,2%, Unipol -2,4%.

Tutti i titoli industriali chiudono la giornata in ribasso con l’eccezione di Leonardo che sale del 3,1%. Stm perde il 2,8%, Fiat Chrysler -1,4%, Cnh Industrial -2,7%, Buzzi -2,2%. Fincantieri (+2,3%) ha firmato con Viking Ocean Cruises un memorandum of agreement per la costruzione di due ulteriori navi da crociera, con l’opzione per altre due. Fra le utility, Enel è scesa dell’1,9%, A2A -1,6%.

Categories: Finanza e Mercati