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Borse, si è incrinata la fiducia sugli asset Usa. Investitori a caccia di altri porti sicuri. Oro ai massimi. Ne beneficia l’Europa

Ursula von der Leyen ha detto che l’UE potrebbe tassare le Big Tech se i negoziati commerciali con Trump fallissero. Le Borse europee viste aprire in rialzo. A Piazza Affari occhi su Leonardo e Webuild

Borse, si è incrinata la fiducia sugli asset Usa. Investitori a caccia di altri porti sicuri. Oro ai massimi. Ne beneficia l’Europa

Donald Trump è riuscito a fare pure quello: fare in modo che il dollaro e gli asset Usa non siano più considerati un “porto sicuro”. Azioni, obbligazioni Usa e dollaro sono crollati all’unisono, alimentando i timori che gli investitori stranieri si stiano ritirando dagli asset statunitensi. A inquietare è soprattutto la vendita dei titoli dei Treasuries da tempo il punto di riferimento per gli investitori in periodi di panico. Ma ora che il presidente ha lanciato un attacco a tutto campo al commercio globale, il loro status di porto sicuro del mondo viene messo in discussione. Tutti i mercati azionari asiatici, dal Giappone all’Australia, mostravano un mare di rosso. Gli investitori si rifugiano ancora nell’oro che sale oltre i 3.200 dollari, ma anche nello yen, nell’euro e nel franco svizzero.

Al contrario i futures azionari in Europa indicano un’apertura in rialzo. In un’intervista al Financial Times, Ursula von der Leyen ha detto che l’UE potrebbe tassare le Big Tech se i negoziati commerciali con Trump fallissero. Per The Donald “l’Ue è stata intelligente” nel tenere sospesi i dazi di ritorsione contro gli Stati Uniti.

Esiste ancora il “re dollaro”? La fiducia non è più scontata

I timori di una brusca flessione dell’economia globale hanno nuovamente fatto tremare i mercati, con l’azione concentrata su valute, azioni e obbligazioni, spingendo gli investitori ad abbandonare gli asset basati sul dollaro. In altre parole, si stanno muovendo un po’ come un asset rischioso. O, come dice l’ex Segretario al Tesoro Lawrence Summers , come il debito di un paese emergente.

I rendimenti dei titoli del Tesoro trentennali sono aumentati di 13 punti base, al 4,87%, il maggiore balzo settimanale almeno dal 1982, mentre il rendimento dei titoli decennali è salito al 4,444% e è in rotta verso il maggiore incremento settimanale dal 2001, come mostrano i dati LSEG. Ciò ha profonde implicazioni per il sistema finanziario globale. Essendo l’asset “privo di rischio” del mondo, i titoli del Tesoro vengono utilizzati come parametro di riferimento per determinare il prezzo di qualsiasi cosa, dalle azioni alle obbligazioni sovrane ai tassi dei mutui, fungendo anche da garanzia per migliaia di miliardi di dollari di prestiti al giorno.

Il dollaro è crollato del 2,3% nei confronti di euro, che ora è ai massimi da febbraio 2022 in area 1,133. Il biglietto verde ha perso anche contro il franco svizzero, il più forte calo degli ultimi dieci anni, lo yen ha toccato il suo massimo da sei mesi. L’oro hanno ripreso la loro corsa raggiungendo un altro record oltre i 3.200 dollari l’oncia. Il petrolio si avvia verso una seconda perdita settimanale. Il Brent si è stabilizzato sopra i 63 dollari al barile, in calo di circa il 3% questa settimana dopo aver toccato il minimo degli ultimi quattro anni mercoledì, mentre il West Texas Intermediate si è attestato vicino ai 60 dollari.

Anche se questa dinamica dovesse affievolirsi con la normalizzazione delle oscillazioni azionarie, come previsto dalla maggior parte degli analisti, un messaggio è stato recapitato ai responsabili politici di Washington: la fiducia degli investitori nei titoli di Stato statunitensi non può più essere data per scontata, non dopo anni di indebitamento che hanno fatto lievitare il carico del debito, e non con un presidente alla Casa Bianca determinato a riscrivere le regole in patria e all’estero, inimicandosi, nel frattempo, molti dei maggiori creditori del paese.

Forte ribasso a Wall Street. Trump: “Va tutto bene”

La paura di una guerra commerciale senza esclusioni di colpi fra Stati Uniti e Cina e i timori sui danni che i dazi potrebbero causare all’economia mondiale hanno fatto affondare l’azionario degli Stati Uniti ieri: l’indice S&P500 ha chiuso in calo del 3,5%, il Nasdaq del 4,3%: perso circa un terzo del guadagno della seduta precedente. Scivolano sul listino americano S&P 500 tutti i settori. Tra i peggiori della lista dell’S&P 500, in maggior calo i comparti energia (-6,40%), informatica (-4,55%) e telecomunicazioni (-4,14%).

“Stiamo facendo bene, ci sono dei costi di transizione ma alla fine andrà tutto bene“, aveva cercato, senza successo, di tranquillizzare in serata Trump. Per il segretario del Tesoro Scott Bessentnon c’è nulla di strano” sui mercati, nonostante le montagne russe di questi giorni. “Il petrolio è risalito e l’inflazione è in calo”, ha aggiunto Bessent in una riunione del governo.

Oggi in agenda i risultati di alcuni colossi Usa come BlackRock, JP Morgan, Morgan Stanley, Wells Fargo.

Asia, la Cina invita Trump a trovarsi a metà strada. Crolla il Nikkei

Dopo un rally di sollievo fin troppo breve, seguito al temporaneo ritiro del presidente americano Donald Trump da alcune delle sue minacce tariffarie, i mercati azionari asiatici, dal Giappone all’Australia, mostravano un mare di rosso. I mercati azionari in Cina, l’obiettivo rimanente dell’ira di Trump, erano tuttavia relativamente stabili. Va a pezzi il Nikkei, mentre sale la borsa dell’India.

La borsa di Tokyo perde il 3,9%, portando le perdite dell’intera settimana a -16,5%. Scendono soprattutto i titoli delle case automobilistiche anche perché Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le stime sugli utili e i target price. Toyota -7,6%, il calo giornaliero più forte dal 30 settembre. Honda -6,7%, Nissan -8,9%, Subaru (-7,4%), Mazda (-6,9%).

Lo yen si riavvicina ai massimi della scorsa estate, a 143,3 su dollaro, da 146,7 di ieri. La valuta giapponese si avvia a chiudere la settimana con il cross dollaro yen in calo del 2,5%. Il massimo rappresentante del Giappone per il commercio ha dichiarato che si potrebbe parlare anche dello yen nell’ambito delle imminenti trattative con gli Stati Uniti, qualora il Segretario al Tesoro Scott Bessent dovesse portare l’argomento al tavolo negoziale. “Si tratta di una questione negoziale e quindi non possiamo escludere le proposte della controparte fin dall’inizio”, ha dichiarato Ryosei Akazawa, Ministro per la Rivitalizzazione Economica incaricato di guidare i negoziati tariffari. Di recente, ”Bessent ha menzionato le barriere non tariffarie e i tassi di cambio. Naturalmente, risponderemo alle discussioni su tali argomenti se verranno sollevati dalla controparte”.

Le borse della Cina sono miste. Indice Hang Seng di Hong Kong +1,4%. Shanghai Composite +0,3%. Taiex di Taiwan +2,4%. Si stabilizza lo yuan su dollaro, a 7,31. La Cina ha rinnovato ieri l’invito agli Stati Uniti per avviare un dialogo, con l’obiettivo di “trovarsi a metà strada” nell’affrontare le crescenti tensioni commerciali. Le mezze aperture sono arrivate dalla portavoce del ministero del Commercio cinese He Yongqian, la quale ha comunque ribadito che “non accetteremo mai pressioni estreme e bullismo da parte degli Stati Uniti”. Il messaggio è stato mandato nel giorno dell’entrata in vigore dei suoi contro dazi all’84% sui beni americani e della stretta sui film prodotti da Hollywood. Pechino non ha corretto al rialzo i suoi dazi, per pareggiare il +21% ulteriore deciso mercoledì dal presidente Donald Trump. La Casa Bianca ha precisato che l’aliquota totale sull’import del made in China è ora al 145%, includendo il 20% deciso per il fentanyl. Si tratta di livelli troppo elevati che cominciano ad assumere un significato che va oltre la guerra commerciale. Reuters riporta che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sarebbe contento di chiudere a breve un accordo di compromesso con la Cina sui commerci, “ho grande rispetto per il presidente Xi, finiremo per trovare un accordo” ha detto. Ma si teme che Pechino possa aumentare i dazi oltre l’attuale 84%.

Il clima resta teso e la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha postato su X spezzoni di un video anti-Usa di un intervento di Mao Zedong dell’epoca della Guerra di Corea, segnalando l’irrigidimento delle posizioni di Pechino. Il segretario americano al Commercio Howard Lutnick, per altro verso, ha detto candidamente di non avere alcun contatto con la Cina, né lo ha fatto il segretario al Tesoro Scott Bessent, perché Trump vuole negoziare solo con Xi Jinping.

Intanto, Goldman Sachs ha rivisto al ribasso dello 0,5% le stime del Pil cinese per il 2025 e il 2026, rispettivamente al 4% e al 3,5%. E gli economisti vedono ora, con il Dragone in piena deflazione, i rischi crescenti di stagflazione: uno yuan più debole, unito ai dazi, può far salire il prezzo del carburante e di altre importazioni, proprio mentre l’economia è in stallo, provocando una stagnazione.

La borsa della Corea del Sud è in ribasso dello 0,9%. Ftse Straits Times di Singapore -2%. Indice BSE Sensex di Mumbai +1,8%.

Borse europee viste in rialzo. A Piazza Affari occhi su Leonardo e Webuild

Mentre il mondo Usa crolla, le borse europee attese in rialzo in avvio di seduta sulla base del +0,90% del futures sull’Eurostoxx50. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, dice al FT di essere pronta a trattare, ma allo stesso tempo non esclude eventuali ritorsioni sulle Big Tech, come Meta e Google

Rating. A mercati chiusi stasera S&P si pronuncia sul rating sovrano di Italia e Gran Bretagna, Moody’s sul rating di Belgio e Francia e Fitch su quello della Spagna.

Mps. I nuovi azionisti privati giovedì 17 aprile saranno convocati in assemblea per votare sull’ops per Mediobanca.

Banca Popolare di Sondrio. Scope Ratings ha confermato il rating BBB e migliorato l’outlook a positivo.

Illimity. Fitch ha modificato l’outlook ponendo la banca in rating watch positive. Nel contempo ha confermato l’attuale rating a lungo termine BB-.

Prada ha raggiunto un accordo per l’acquisto di Versace da Capri Holdings per un corrispettivo cash che si basa su un enterprise value di 1,375 miliardi di dollari.

Stellantis ha stimato consegne consolidate di 1,2 milioni di unità nel primo trimestre del 2025, in calo del 9% rispetto allo stesso periodo dell`anno precedente. La flessione, ha spiegato il gruppo, è da attribuire alla minor produzione in Nord America, di riflesso ai prolungati periodi di vacanze a gennaio, e in Europa all’impatto della transizione verso i nuovi modelli e per minori volumi di veicoli commerciali leggeri.

Leonardo. il documento di Finanza Pubblica che il MEF ha inviato al Parlamento ipotizza che sulla base dei criteri NATO per il calcolo delle spese militari, l’Italia sia già al 2,0% di spesa per la difesa sul PIL. La Nato dovrebbe aumentare l’obiettivo al 3-3,5% a luglio.

Snam. Citi taglia il giudizio a Sell. Si profila un cambio al vertice di Snam dopo che ieri è stato raggiunto un accordo fra i partiti di maggioranza sulle nomine. Secondo quanto riportano i quotidiani, l’attuale AD Stefano Venier non verrà riconfermato, al suo posto dovrebbe andare Agostino Scornajenchi, attuale AD di Cdp Venture Capital.

Webuild. Il governo italiano ha approvato la relazione IROPI (Motivi Imprescindibili di Interesse Pubblico) sul ponte di Messina. Questo passo avvicina l’approvazione del progetto da parte del CIPESSE

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