Borse deboli in Asia, scambi ridotti e future in calo sui mercati Usa. Con il piglio di un pugile reduce da un KO, il Toro prova stamane a uscire senza troppa convinzione dall’angolo. Ma non sarà facile rialzarsi dopo i colpi micidiali subiti nei primi sei mesi: Wall Street (-21%), ha segnato la perdita più elevata dal 1970. Quasi eguale la discesa di Piazza Affari (-22%) e degli altri listini europei.
La scure delle banche centrali, Fed su tutti, ha colpito in maniera ancor più pesante sul fronte delle obbligazioni. Il Treasury decennale, il principale punto di riferimento del mercato del denaro, ha lasciato sul terreno più del 10 per cento in sei mesi. Secondo Deutsche Bank, occorre risalire alla fine del Settecento per ritrovare una mazzata simile.
Ma, senza scomodare Napoleone, gli operatori sono già concentrati sul secondo tempo: a quando la ripresa? Ovvero, in attesa che passi la stagione dei continui aumenti dei tassi, quando si potrà rientrare sul mercato, ricco di titoli in saldo? Per chi cerca il conforto della storia c’è un precedente che lascia ben sperare: nel ’70, ai tempi di Nixon, dopo il -21% del primo semestre arrivò, ci ricorda Ubs, un sensazionale +27%. Difficile che la storia si ripeta, però. E sono in pochi a crederci, a giudicare dalle prime battute di luglio.
Il future dell’indice EuroStoxx 50 è in calo dello 0,8%.
Il Giappone soffre, riparte la Cina
Il Nikkei di Tokyo perde l’1,7%. L’indice Tankan sulle aspettative delle grandi industrie manifatturiere è sceso nel secondo trimestre a 9, da 14 del primo trimestre.
CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen in calo dello 0,3% dopo un avvio in rialzo. È meglio delle aspettative l’indice sulle aspettative dei direttori degli acquisti delle aziende manifatturiere che partecipano al sondaggio organizzato da Caixin, in giugno la lettura è stata 51,7, da 48,1 di maggio. La Borsa cinese è in forte recupero dai minimi di aprile (+20%) avvantaggiata dalla bassa inflazione.
Xi Jingping torna a Hong Kong
Chiusa Hong Kong perché si ricorda oggi la fine del periodo coloniale inglese. Il presidente cinese Xi Jinping, arrivato stanotte in città, ha detto che “non c’è motivo di cambiare il modello un Paese, due sistemi” che da 25 anni regola i rapporti tra Pechino, Hong Kong e Macao, che mantengono il loro sistema capitalista a lungo termine e godono di un alto grado di autonomia. Il presidente ha aggiunto che lasciare il potere “saldamente nelle mani dei patrioti: è essenziale per salvaguardare la stabilità e la sicurezza”.
La Borsa migliore? L’Indonesia
La borsa di Taipei è oggi tra le peggiori: -3%. La palma del miglior listino della prima metà del 2022 spetta all’Indonesia (+5%).
Finale sottotono del semestre ieri a Wall Street: S&P e Dow Jones -0,8%, Nasdaq -1,33%.
Il T-Note scende sotto il 3%. S&P, vista apertura in ribasso
Il future dell’indice S&P500 di Wall Street perde l’1%. Il dato più significativo riguarda il Treasury Note a dieci anni, che si sta rafforzando a 2,96% di rendimento, da 3,10% di ieri mattina. Stanno scendendo le aspettative sull’inflazione, anche a seguito del calo di uno degli indicatori maggiormente tenuti in considerazione dalla Federal Reserve. La spesa personale dei consumatori depurata dall’inflazione è salita del 4,7% anno su anno, leggermente meno di quel che si aspettava.
Anche sui mercati europei, sotto la pressione della possibile recessione, la nota positiva è stata la discesa dei rendimenti dei titoli governativi.
Btp al 3,25 ma salgono i tassi in asta
Il BTP decennale è sceso a 3,25%, da 3,38% del giorno prima. Volano invece ai massimi da otto anni i tassi dei titoli italiani collocati nell’asta di ieri per complessivi sette miliardi. Aumenta però lo spread a 194 punti.
Milano -22% al giro di boa. Saras +155%
Piazza Affari chiude i sei mesi a giugno con un bilancio negativo intorno al -22% e ha ceduto ieri il 2,47%, arretrando a 21.293 punti base, con quasi tutte le blue chip in ribasso.
Il miglior titolo del semestre è stato Saras (+155%).
L’Opec+ conferma i livelli di produzione, Bitcoin -57% da gennaio
Il petrolio WTI è poco mosso, a 105,4 dollari, dal -3,7% di ieri. I Paesi membri dell’Opec e i 10 Stati alleati dell’organizzazione hanno confermato per agosto un ritocco al rialzo per la produzione di petrolio nella misura di 648mila barili al giorno
L’oro tratta appena sopra quota 1.800 dollari l’oncia, sui minimi da maggio.
Respira il Bitcoin, in rialzo del 3% a 19.333 dollari: il primo semestre è terminato con un calo del 57%.