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Borse: Piazza Affari torna sulla parità ma lo spread Btp-Bund resta alto. A Wall Street crolla Snap

Imagoeconomica

L’aggressività delle banche centrali e la frenata di manifattura e servizi in Europa e negli Usa paralizzano le borse. I listini europei chiudono una seduta cauta, anche se la settimana risulta la migliore degli ultimi due mesi. 

Piazza Affari è la più stordita, dopo la fine del governo Draghi vista ieri, ma regge all’onda d’urto e chiude in parità, +0,07% a 21.211 punti, in sintonia con Amsterdam +0,06%, Francoforte +0,08%, Londra +0,16%, Parigi +0,25%, Madrid +0,37%.

Spread in rialzo

Dopo il rialzo dei tassi di 50 punti base deciso ieri dalla Bce, tornano gli acquisti sui titoli di Stato della zona euro, in particolare sui Bund. Sale così lo spread tra decennale italiano e tedesco a 234 punti base (+2,42%) anche se i rendimenti calano. Il Btp 10 anni arretra a  +3,31%, ma il Bund di pari durata torna sotto l’1% a 0,96%. Lo scudo anti frammentazione (Tpi) annunciato da Christine Lagarde non sta suscitando al momento grandi entusiasmi, mentre gli investitori si sforzano di capire quale potrebbe essere il limite di spread tra Btp e Bund per mettere in moto il meccanismo.  Alcuni strategist – dice Bloomberg – individuano il punto di rottura intorno ai 250 punti base, poco sopra i picchi di giugno quando la Bce stessa richiamò i governatori per una riunione d’emergenza e annunciare i lavori per lo strumento presentato ieri.  

Wall Street contrastata 

Per le borse europee il clima è peggiorato leggermente con l’avvio di Wall Street che,  dopo tre sedute in rialzo, al momento si muove in rosso dopo dati macro deludenti. I ribassi sono guidati dal Nasdaq, soprattutto a causa delle trimestrali di Twitter (-0,6%) e Snap (-38,8%), antipasto di quanto arriverà la prossima settimana con la pubblicazione degli utili di Microsoft, Apple, Meta e Amazon.

Tra gli eventi clou della prossima ottava ci sarà anche la riunione della Fed, che dovrebbe aumentare i tassi Usa di altri 75 punti base, dopo il medesimo intervento deciso nell’ultima riunione.

Si rafforzano i timori di rallentamento 

Mentre le banche centrali in Europa e negli Usa si mostrano piuttosto aggressive nel pensionare la precedente politica ultra accomodante, crescono i timori di rallentamento dell’economia anche a causa dei dati visti oggi.

In particolare l’attività imprenditoriale della zona euro si è contratta questo mese per la prima volta in oltre un anno, mentre in Gran Bretagna la crescita si è fermata al minimo di 11 mesi.

Il Composite Purchasing Managers’ Index (Pmi) di S&P Global, considerato un indicatore della salute economica, è sceso a luglio a 49,4 da 52,0 a giugno, ben al di sotto delle attese degli analisti e sotto la linea di 50 che separa contrazione ed espansione. 

“L’economia della zona euro sembra destinata a contrarsi nel terzo trimestre, dato che l’attività commerciale è scivolata a luglio e gli indicatori prospettici lasciano presagire un peggioramento nei mesi a venire – sostiene Chris Williamson, capo economista aziendale di S&P Global – Escludendo i mesi di lockdown per la pandemia, la contrazione di luglio è la prima segnalata dal PMI da giugno 2013, e indica che l’economia si è contratta a un tasso trimestrale dello 0,1%”.

Ieri inoltre i previsori della Bce hanno rivisto al rialzo le aspettative di inflazione per il triennio al 2024 (per il 2022, 2023 e 2024, le nuove stime si attestano rispettivamente al 7,3%, 3,6% e 2,1%, ovvero in rialzo rispettivamente di 1,3, 1,2 e 0,2 punti percentuali rispetto al precedente round di indagine). Sono state riviste al ribasso invece le stime del pil per il 2022 (a 2,8% da 2,9%) e per il 2023 (a 1,5% da 2,3%); invariate le stime per il 2024 all’1,8%.

Scende anche il Pmi dei servizi negli Stati Uniti a 47 punti a luglio da 51,6 del mese precedente, toccando il minimo degli ultimi 26 mesi. Il Pmi manifatturiero arretra a 52,3 da 52,7 di giugno ed è il dato più debole degli ultimi due anni.

Materie prime, salgono petrolio e gas, si deprezza il grano

Cala il prezzo del grano nel giorno dell’accordo tra Mosca e Kiev sulle esportazioni dai porti del Mar Nero. Il tenero cede il 3,4% a 779 dollari.

Sale invece il prezzo del petrolio, con il Brent in crescita dello 0,77% a 104,67 dollari al barile.

Si rafforza il gas ad Amsterdam, intorno a 163 euro al megawattora (+5%) a metà pomeriggio.

Il Financial Times segnala che la solidarietà dell’UE si sfilaccia mentre alcuni Stati membri mettono in discussione il piano per ridurre drasticamente l’uso del gas. L’Italia sarebbe contro i tagli. Citando fonti governative Radiocor scrive che “fermo restando il sostegno alla solidarietà europea, il governo italiano si affiancherà agli altri paesi che hanno già espresso la loro contrarietà a un pacchetto imposto. Del resto l’Italia ha siglato accordi che le permettono di rimpiazzare il gas russo. Un taglio del 15% richiederebbe, poi, per alcuni settori sacrifici troppo severi al momento immotivati”.

Sul mercato dei cambi è stabile l’euro-dollaro intorno a 1,02.

Piazza Affari, banche giù, Terna regina del listino

L’incertezza politica e le tensioni sul debito pesano sulle banche, che hanno perso progressivamente quota nel corso della seduta. La blue chip peggiore è Unicredit -2,35% e il rosso è acceso anche per Bper -1,59%.

Tra i maggiori ribassi del giorno si conferma Telecom, -2,04%, appesantita dalla retrocessione di Moody’s, che ha tagliato la valutazione a “B2” da “Ba3”, con outlook negativo. Tra i “farma” arretra Recordati -1,63%.

Sono contrastati i titoli del risparmio gestito: Finecobank registra una perdita dell’1,66%, mentre si apprezzano Banca Generali +2,18% e Banca Mediolanum +1,7%. Rimbalza Poste -1,33% dopo il terremoto di ieri.

La big cap regina del giorno è Terna +2,45%, che guida la nutrita pattuglia delle utility in verde. Bene Inwit +2,39%, dopo che il governo, nell’ambito della normativa sul Golden Power, ha deliberato un via libera condizionato alla cessione ad Ardian del 12,4% indirettamente detenuto da Tim. Denaro su Prysmian +2,12%.

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