Condividi

Borse, Piazza Affari sempre in rally: sfonda quota 28 mila

Ancora una giornata a due velocità sui mercati finanziari -Corrono le Borse europee, scivola di nuovo il Nasdaq – Il Ftse Mib raggiunge e supera la soglia psicologica dei 28 mila punti base: Iveco, Pirelli, Stellantis, Tim e Fineco sugli scudi

Borse, Piazza Affari sempre in rally: sfonda quota 28 mila

Terza seduta consecutiva di guadagni per Piazza Affari, che anche oggi è tra le migliori in Europa, in un contesto misto per i mercati, con Wall Street cauta in avvio. In particolare, sono nuovamente in rosso i titoli tecnologici a stelle e strisce, penalizzati dal rialzo dei rendimenti dei Treasury (+1,681% il decennale).

Anche in Italia resta alta l’attenzione sui titoli di Stato, lo spread continua a salire mentre l’inflazione avanza, Omicron impazza e il governo è costretto a prendere provvedimenti. Si avvicina inoltre la resa dei conti per l’elezione del nuovo Capo dello Stato. 

PIAZZA AFFARI OLTRE LA SOGLIA PSICOLOGICA DEI 28MILA PUNTI, DEBOLE AMSTERDAM

Al traguardo di giornata il Ftse Mib segna un progresso dello 0,74%, a 28.162 punti, dopo l’incursione oltre quota 28mila vista ieri nel primo pomeriggio.

Prosegue il recupero di Iveco, +6,22%, che a questo punto supera il prezzo di esordio di 11,26 euro per azione di lunedì e si porta a 11,376, per una capitalizzazione superiore ai tre miliardi di euro. Soffre Cnh, -1,14% dopo lo scorporo dell’azienda di camion, ma ad essere intonato è complessivamente il settore automotive, anche a livello europeo e dopo i fuochi d’artificio della vigilia visti a Wall Street.

Salgono Pirelli +5,25% (con una raccomandazione positiva di Jp Morgan), Stellantis +4,03%. Festeggia la cassaforte degli Agnelli Exor, +1,2%. Ad essere favoriti da una rotazione dei portafogli, in un contesto di attesa di una politica più restrittiva da parte delle banche centrali, sono tutti i settori ciclici e più sensibili alla crescita, come i finanziari e gli industriali.

Sono quindi in evidenza sul listino Unipol +1,98%, Finecobank +1,46%, Nexi +1,85%; Banco Bpm +1,13%. I rialzi del petrolio favoriscono i titoli ad esso connessi, come Eni +1,16%.

Si concentrano gli acquisti su Telecom +2,7%: il cda di fine gennaio potrebbe rappresentare un passaggio significativo sia per il piano industriale sia per l’offerta di Kkr mentre qualche operatore vede con favore i rumors, riportati dal Sole 24 Ore, secondo cui i due principali gruppi bancari italiani (Unicredit e Intesa Sanpaolo) potrebbero unirsi al consorzio degli istituti a supporto del fondo Usa.

I cali investono soprattutto le utility: A2a -1,08%; Terna -0,84%; Hera -0,79%; Enel -0,72%; Italgas -0,56%. In rosso anche Campari -0,74%; Generali -0,58%; Inwit -0,52%; Atlantia -0,2%.

Nel resto d’Europa: Francoforte +0,7%; Parigi +0,9%; Madrid -0,06%; Londra +0,14%. In rosso Amsterdam -0,37%.

SPREAD IN RIALZO E INFLAZIONE AI MASSIMI DAL 2008

Archivia un’altra seduta negativa il secondario italiano. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata sale a 136 punti base (+1,46%) e il tasso del titolo tricolore è +1,23%, mentre il Bund -0,13%.

I contagi lungo da coronavirus, lungo lo Stivale, sfiorano quota 190mila, mentre galoppa l’inflazione, trainata dai beni energetici. Secondo le stime preliminari dell’Istat a dicembre 2021 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% su base mensile, portando il tasso di inflazione al +3,9% (dal +3,7% del mese precedente). Il tasso del +3,9% è il dato più alto da agosto 2008, quando l’inflazione era al +4,1%. In media, nel 2021 i prezzi al consumo registrano una crescita pari a +1,9% (-0,2% nel 2020).

Il quadro non spaventa però troppo gli investitori, almeno sul lungo periodo. Si sono chiusi infatti con richieste per 55 miliardi di euro i libri per il collocamento sindacato del nuovo benchmark a 30 anni del BTp (scadenza 1° settembre 2052), annunciato ieri dal ministero dell’Economia. Le richieste includono 2,75 miliardi di euro dei jont lead manager. L’ammontare dell’offerta di titoli è pari a 7 miliardi di euro. Lo spread è fissato a +6 punti base sul trentennale con scadenza settembre 2051. Prima cedola short il 1° marzo 2022. Il ministero aveva ieri comunicato di aver affidato a Barclays Bank Ireland, Bnp Paribas, Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo e J.P. Morgan il mandato per il collocamento.

BOOM DELL’OCCUPAZIONE A DICEMBRE NEL SETTORE PRIVATO NEGLI USA, MA SENZA OMICRON

In attesa della lettura dei verbali dell’ultima riunione della Fed, che verranno resi noti tra qualche ora, stupisce il dato sull’occupazione Usa nel settore privato nel mese di dicembre. In base al rapporto mensile redatto da Macroeconomics Advisers e da Automatic Data Processing, l’agenzia che si occupa di preparare le buste paga, sono stati creati 807mila posti di lavoro in più rispetto a novembre, oltre il doppio di quanto atteso. Il dato di novembre è poi stato rivisto da +534.000 a +505.000. Nell’aprile dello scorso anno, era stato registrato un crollo di 19,4 milioni di posti di lavoro, il dato peggiore mai registrato dal rapporto, a causa della crisi provocata dalla pandemia di coronavirus.

Su gennaio incombe però l’incognita della nuova e contagiosissima variante di Sars-Cov-2: “Il mercato del lavoro si è rafforzato a dicembre, con l’attenuarsi della diffusione della variante Delta e con l’impatto di Omicron ancora da registrare” osserva Adp.

PETROLIO IN RIALZO ED EURO IN RECUPERO

Salgono i future del greggio, dopo le decisioni dell’Opec+ di ieri.

Il Brent si muove in progresso dell’1,2% circa intorno a 80,95 dollari al barile; Wti +1,32%, 78 dollari al barile.

Sul mercato dei cambi rialza la testa l’euro, che tratta in progresso contro dollaro con il cross a 1,133.

Attenzione al destino di Draghi, ammonisce però Reuters in un commento. L’esito delle elezioni del presidente della Repubblica potrebbe infatti avere un impatto sulla moneta unica.

Se l’ex numero uno della Bce venisse scelto per succedere a Sergio Mattarella, questo porrebbe fine al governo Draghi e lascerebbe all’Italia la scelta di nominare un nuovo premier o indire elezioni un anno prima del previsto – uno scenario che potrebbe danneggiare l’euro. Tuttavia, qualsiasi danno in tal senso potrebbe essere mitigato dalla consapevolezza che sarebbe Draghi a supervisionare la situazione per sette anni. Al contrario se sfumasse la prospettiva di Draghi al Quirinale l’euro ne trarrebbe benefici a breve, ma potrebbe soffrire in seguito per l’uscita dalla scena politica dell’attuale premier.

Commenta