Mercati poco mossi e in ordine sparso, in una giornata ancora frenata dalle tensioni in Medio Oriente e vissuta nell’attesa delle decisioni di politica monetaria della Fed. In questo contesto spicca Piazza Affari che riparte, dopo le perdite d’inizio settimana, chiudendo la seduta con un guadagno dello 0,67%, migliore in Europa, a un passo dai 22 mila punti. Bene Amplifon +3,08%; Juventus +2,32%; Nexi +2,14%; Hera +2,13%. Fra i big del petrolio svetta Eni +1,22%.
In lieve recupero le banche. Mediobanca sale dello 0,71%, in scia all’ingresso di Leonardo Del Vecchio con il 6,9% del capitale; bene Generali +1,01%, di cui Del Vecchio possiede circa il 5%. Le perdite del listino principale sono guidate da Moncler -7%. La regina dei piumini paga lo scotto delle proteste di Hong Kong che stanno colpendo l’intero comparto del lusso e potrebbero minare la crescita 2019. Ancora in calo Prysmian, -2,97%, sempre a seguito del taglio delle stime di Corning per il business dei cavi in fibra ottica. Fra i titoli oil restano in rosso Tenaris -1,45% e Saipem -0,27%. Perde Leonardo -1,55%.
Migliora lo spread, con la carta italiana che beneficia delle azioni della Bce e dell’atteggiamento più europeista del nuovo governo italiano, mentre stasera è atteso a Roma l’arrivo del presidente francese Emmanuel Macron. Il differenziale con il Bund scende a 137 punti base (-1,43%) e il rendimento del decennale italiano retrocede a +0,86%.
Nel resto d’Europa: Francoforte +0,14%; Parigi +0,09%; Madrid +0,31%. Fuori dalla zona euro Londra -0,1%; Zurigo -0,09%.
Wall Street partita in ribasso, prosegue gli scambi in calo frazionale anche a causa del crollo di Fedex, -13,7%, penalizzata dalla guerra commerciale Usa-Cina. Sul fronte mediorientale Donald Trump intanto ha chiesto al segretario del Tesoro Steven Mnuchin di “aumentare sostanzialmente le sanzioni” contro l’Iran, vero responsabile, secondo il presidente Usa, degli attacchi di sabato scorso a infrastrutture petrolifere saudite. Il petrolio è in calo, Brent 63,83 dollari al barile (-1,12%), anche a seguito dell’incremento a sorpresa delle scorte settimanali americane.
L’altro polo gravitazionale della giornata è la Federal Reserve, che questa sera alle 20 ora italiana comunica le sue scelte. Il mercato si aspetta un altro taglio dei tassi (si stimano 25 punti base), il secondo nell’arco di pochi mesi e dopo 10 anni che non si vedeva nulla di tutto questo. L’attenzione sarà calamitata soprattutto dalle valutazioni di Powell sul futuro, anche in ragione della politica ultra accomodante della Bce e della decisioni assunte la scorsa settimana. Il contesto economico delle due realtà è alquanto diverso però e, nonostante l’insistenza di Trump, Jerome Powell non sembra avere così ampi margini di manovra.
Intanto si registra già una grossa novità, perché per il secondo giorno di fila, la Federal Reserve è intervenuta sul mercato monetario statunitense iniettando 75 miliardi di dollari di liquidità dopo i 53 miliardi di ieri. Attraverso la Fed di New York, la banca centrale ha realizzato una operazione cosiddetta “repo” attraverso la quale ha temporaneamente comprato asset dai dealer di Wall Street. Le due mosse (le prime dal 2008 con questa portata) sono in risposta al timore che l’istituzione stia perdendo il controllo sul tasso di riferimento. La Fed ha detto ieri in un comunicato che l’obiettivo è “aiutare a mantenere i tassi dei federal fund all’interno del range che va dal 2% al 2,25%”.
Stabile il dollaro. L’euro scambia a 1,106. Fra le materie prime l’oro è in verde a 1518,45 dollari l’oncia.