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Borse ostaggio della guerra sui dazi, Europa in rosso

Il nuovo scontro commerciale tra Usa e Cina spinge gli investitori verso i beni rifugio. Btp superstar e rendimenti ai minimi. In linea con le attese i dati su inflazione e disoccupazione nell’Eurozona – A Milano pesanti gli industriali con la scuderia Fca. Tengono Terna e Snam, bene Recordati. Apertura in tensione sui mercati Usa: in calo DJ, S&P e Nasdaq

Borse ostaggio della guerra sui dazi, Europa in rosso

Le scaramucce commerciali continuano. Come previsto, la Cina ha risposto a stretto giro agli ultimi aumenti tariffari Usa, imponendo a sua volta dazi per 50 miliardi di dollari sui prodotti importati dagli Stati Uniti. Tra i beni oggetto del provvedimento di Pechino la soia, le auto, gli aerei e i prodotti chimici.

Le Borse europee reagiscono con preoccupazione all’escalation: a Milano l’indice Ftse Mib lascia sul terreno più di un punto percentuale attorno a 22.233 punti. Anche oggi il listino peggiore è Francoforte -1,6%, espressione dell’economia più sensibile agli scambi commerciali. Perdite sensibili a Parigi -0,7 e Madrid -0,8%. Fuori dall’area euro in rosso Londra -0,7% e Zurigo -0,8%.

Sono tornati a salire a marzo i prezzi al consumo nell’Eurozona: +1,4% rispetto a +1,1% di febbraio. L’inflazione ‘core’, ovvero senza tenere conto dei prezzi di energia e cibo, è salita dell’1,3% su anno, da 1,2% di febbraio. Si resta lontani dal target della Bce fissato al 2%. Lieve discesa della disoccupazione in Italia sotto l’11%.

In calo i rendimenti dei titoli di Stato: Btp decennale a 1,74%, ai minimi da dicembre, spread con il Bund a 126 punti base. E’, dopo quella della Grecia, la miglior performance dell’Eurozona, segnata nel giorno dell’apertura delle consultazioni al Quirinale per la nascita del governo.

Il cross euro/dollaro è poco mosso a 1,229. Sul fronte macro, si segnala il rimbalzo dell’oro, ora in guadagno dello 0,8% a 1.342 dollari.

In calo il petrolio: Brent a 67,30 dollari (-1,2%), colpito dalla guerra sui dazi. In ribasso Saipem -1,18% e Tenaris -1,5%. Quasi piatta Eni +0,03%.

Il settore peggiore in Europa è la tecnologia (-1,8%) ma anche i titoli finanziari e industriali sono colpiti pesantemente dalle vendite. Tra i peggiori titoli, il gruppo pubblicitario britannico WPP dopo l’annuncio di una inchiesta per cattiva condotta professionale a carico dell’AD, Martin Sorrell, che ha negato ogni addebito.

Male anche Swiss Re -3% dopo l’annuncio che la giapponese SoftBank sta negoziando l’acquisto di una quota che non supererà però il 10%, meno del previsto.

Pesante a Piazza Affari la scuderia Agnelli. Fiat Chrysler arretra del 3,2%, cedendo una parte dei guadagni di ieri (+7,3%) giustificati dall’aumento delle vendite in Usa. Il gruppo a marzo ha invece registrato in Italia un calo delle immatricolazioni del 12,86% rispetto allo stesso mese del 2017. La quota di mercato è scesa al 22,26%. Più pesante la discesa di Cnh Industrial -4,45%, potenziale vittima della guerra dei dazi.

Intorno alla parità Mediaset -0,12%. Il gruppo si prepara ad uscire dalla gara per i diritti del calcio: gli abbonati a Mediaset Premium saranno passati a Sky. Insorge Amos Genish, amministratore delegato di Telecom Italia -0,9% che invoca l’intervento dell’Antitrust contro l’intesa “lesiva della concorrenza”.  Il manager dice che Elliott non ha una visione di lungo periodo, mentre ce l’ha Vivendi. Il fondo Elliott è salito, secondo rumors, al 9,9% in vista dell’assemblea del 24.

Ancora sotto pressione Stm -4%, prezzi sui minimi da febbraio. Rallenta Moncler -1,6%,che ieri ha segnato il nuovo record storico.

Tra le migliori blue chip spiccano Terna +0,5%, Recordati +0,4% e Snam +0,3%.

Poco mossi i finanziari, compresa Generali -0,8% in cui continua a salire la quota del gruppo Caltagirone, vicina al 4%.

Da segnalare nel resto del listino il calo di Juventus -5% dopo la secca battuta d’arresto nel confronto con il Real Madrid.

APERTURA IN TENSIONE SUI MERCATI USA

Apertura in ribasso a New York dopo il nuovo braccio di ferro ingaggiato sui dazi tra l’amministrazione Trump e la Cina. Dopo pochi minuti di scambi, il Dow Jones perde l’1,6% appesantito soprattutto da Boeing, mentre S&P 500 cede l’1,16 e il Nasdaq  l’1,24 per cento. Si impenna nuovamente il Vix che torna a 23,5 punti.

Nella serata di martedì l’amministrazione Trump ha annunciato una lista di prodotti cinesi, tra cui beni tecnologici, medicali e del settore trasporti, che saranno tassati del 25% per un valore complessivo di 50 miliardi. Non si è fatta attendere la risposta di Pechino, che ha annunciato tariffe su prodotti Usa che vanno da soia, auto, chimica, whisky e tabacco, per un valore complessivo di circa 50 miliardi di dollari.

Sul fronte macro, la stima ADP (National Employment Report) ha evidenziato a marzo un incremento di 241 mila nuovi impieghi nel settore privato, rispetto alle 246 mila unità di febbraio (rivisto da 235 mila unità) e alle 210 mila attese dagli analisti. Il cambio euro/dollaro ha bucato al ribasso la soglia di 1,229, mentre il dollaro/yen è sceso in area 106,2.

Tra le materie prime, il clima di avversione al rischio favorisce parzialmente l’oro, risalito in area 1.345 dollari l’oncia, mentre le tensioni commerciali, e i conseguenti timori sulla crescita globale, penalizzano il petrolio. In attesa dei dati settimanali Eia sulle scorte Usa in uscita questo pomeriggio, Brent e Wti cedono oltre il 2% rispettivamente a 66,8 e 62,1 dollari al barile.

Nel comparto del reddito fisso, infine, arretrano leggermente i rendimenti dei Treasuries su tutta la lunghezza della curva, con il tasso sul decennale in calo di circa 2 punti base al 2,76% e quello su biennale di circa 1 punto base al 2,26 per cento.

I timori di guerra commerciali pesano in particolare su Boeing (-4,1%), con i nuovi dazi cinesi che includono tariffe sugli aerei. Pesanti anche alcuni titoli industriali come Deere (-5%) e Caterpillar (-3,5%), oltre ai bancari come Goldman Sachs (-1,8%) e Bank of America (-1,6%). Le possibili tariffe sul settore tech infine, insieme alla decisione di Apple di produrre in proprio i microprocessori, penalizza i produttori di chip come Nvidia (-3,7%), Intel (-2,4%) e Amd (-4,8%).

(AGGIORNATO ALLE 16:23)

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