Gli gnomi, quando serve, non dormono. Alle due di stanotte il board del Crédit Suisse ha annunciato l’intenzione di chiedere alla banca centrale svizzera, la SBN, l’accesso ad una linea di credito speciale per 50 milirdi di franchi svizzeri, importo ritenuto sufficiente per scongiurare una crisi dl liquidità.
I furure sull’eurostoxx salgono del 2%
L’intervento ha avuto l’effetto di tamponare gli effetti più devastanti della crisi sui mercati asiatici, in calo ma senza gli effetti drammatici del “mercoledì nero” (-3,7% Milano, -3% l’Eurostoxx).
Le borse dell’Europa dovrebbero rimbalzare, il future dell’indice EuroStoxx 50 sale del 2%, dal -3,5% di ieri.
Apertura positiva in vista anche per Wall Street: il future dell’indice S&P500 è in rialzo dello 0,4%, ieri l’indice di riferimento di Wall Street ha chiuso in ribasso dello 0,7%.
La volatilità sulle banche resta molto alta
Questi segnali, seppur importanti, non rassicurano più di tanto. Il sostegno pubblico a Credit Suisse non ha ridato piena fiducia agli investitori, tanto che l’indice delle Banche USA ha chiuso in ribasso del -3,5%, malgrado il mercato fosse già informato delle novità. Di conseguenza, prepariamoci a vivere ancora qualche seduta volatile.
Il sistema bancario europeo, già dato per più solido e meglio regolato di quello Usa, ieri ha tremato come non accadeva dal 2009 (crisi Lehman Brothers) dopo che Bloomberg tv ha trasmesso un’intervista al presidente della Saudi National Bankche annunciava che non avrebbe versato più nemmeno un dollaro nel Crédit Suisse di cui è il principale azionista. Si è così scatenato un drammatico effetto domino: alcune banche, a partire da Bnp Paribas, hanno deciso di non riconoscere i derivati dei clienti se la controparte è il Crédit Suisse, uno degli istituti sistemici più importanti. La banca ha chiuso ieri in ribasso del -14% a 2,16 franchi, era arrivato a perdere il -30%. Nel corso della notte, la società ha anche annunciato il lancio di un’offerta su una serie di suoi bond, in dollari ed in euro. Il controvalore dei primi è 2,5 miliardi, quello dei secondi, 0,5 miliardi.
Pesanti le ricadute sulle banche dell’Eurozona. Compresi, naturalmente, gli istituti italiani in profondo rosso in scia ad Unicredit e Fineco, i titoli più bersagliati.
Blackrock non esclude nuovi crack in usa
L’intervento della banca centrale svizzera, così come quello delle autorità Usa sugli istituti regionali americani, ha per ora spento l’incendio. Ma, come ha notato Lawrence Fink di BlackRock, “Non sappiamo ancora se le conseguenze del denaro facile e delle modifiche delle regole avranno un effetto a cascata sul settore delle banche regionali americano con ulteriori chiusure”.
È in questo contesto che la Bce dovrà prendere oggi la decisione forse più difficile della sua storia: confermare la decisione di aumentare i tassi dello 0,50% come anticipato dalla presidente Christine Lagarde, oppure, come suggerito da Bloomberg, limitare la stretta allo 0,25% o addirittura rinviare gli aumenti? Reuters, ribaltando la previsione di ieri, stamane dà per probabile un aumento di soli 25 punti. Anche nella Fed che si riunirà giovedì prossimo: scartato un aumento di mezzo punto, prende quota l’azione delle colombe.
Btp, tassi in forte rialzo dopo l’intervento sul Credit Suisse
Ancora movimenti vorticosi sulle obbligazioni, con il rendimento del biennale degli Stati Uniti sceso ieri sui minimi da settembre, intorno a 3,90%. Il decennale è stamattina a 3,48%, da 3,68% di ieri mattina.
I rendimenti dei governativi italiani, in linea con quelli della zona euro, salgono in modo deciso nei primissimi scambi dopo che Credit Suisse ha detto che prenderà a prestito fino a 54 miliardi di dollari dalla Banca nazionale svizzera a sostegno della propria liquidità.
Poco dopo le 8,30, il tasso del decennale italiano vale 4,17% da 4,09% di ieri in chiusura, lo spread su Bund sullo stesso tratto si attesta a 189 punti base dai 196 dello scorso finale di seduta e il tasso del Btp a 2 anni – particolarmente sensibile alle aspettative sui tassi – 3,23% da 3,11% di ieri sera in chiusura.
Il rendimento del due anni tedesco è in rialzo di 36 punti base a 2,737% e quello del Bund decennale sale di 17 punti a 2,285%.
In Giappone salgono i salari
In Asia Pacifico, il Nikkei di Tokyo è in calo dell’1%. Lo yen si rafforza per il secondo giorno consecutivo, il cross si porta a 132,8 da 133,4 di ieri.
In Giappone, gli ordini di macchinari di base hanno registrato in gennaio un aumento del 4,5% anno su anno, in forte rimbalzo dal -6,6% del mese precedente, completamente spiazzato il consensus, che si aspettava -4%. È uscita stanotte anche la bilancia commerciale: un po’ sotto le aspettative le esportazioni di febbraio, salite del 6,5%.
Il sindacato dei metalmeccanici conferma l’esito positivo della stagione dei contratti: 50 trattative di sono chiuse con forti aumenti salariali. Nell’86% dei casi sono state accolte tutte le richieste dei lavoratori.
L’indice Hang Seng di Hong Kong perde l’1,5%, il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen, lo 0,6%. Kospi di Seul intorno alla parità, in lieve calo il BSE Sensex di Mumbai.
Oro ancora in rally, il petrolio prova a risalire
L’oro consolida a 1.915 dollari (-0,2%). Da inizio anno guadagna un ottimo +5/6% in dollari ed euro.
Petrolio in ripresa a 74,40 dollari dopo il tonfo del 5% di ieri. che ha spinto la quotazione sui minimi da metà dicembre 2021. Il terremoto delle banche ha rafforzato la convinzione che la recessione a livello globale sarà inevitabile. Il fattore “ripartenza della Cina” è tornato nel limbo.
Il gas europeo è caduto in ribasso del -3% a 43,0 euro/mwh. Continua il calo dei consumi di gas in Italia. A gennaio i volumi sono scesi del -22% rispetto a un anno prima, a 7,5 miliardi di metri cubi.