Il mercoledì più lungo si è chiuso in piena notte ad Atene. Il Parlamento, circondato da 50 mila manifestanti, ha approvato con 153 voti contro 128 (e 18 defezioni della maggioranza) il pacchetto di sacrifici necessario per ricevere gli aiuti dalla Ue.
Intanto, i mercati del pianeta facevano il bilancio della seduta più negativa del 2012. Dow Jones -2,36%, S&P -2,37%, Nasdaq addirittura -2,48%. Sull’altra sponda dell’Atlantico, i listini rispondono così: Milano -2,50%, Madrid -2,26%. Seguono Parigi-1,99%, Francoforte -1,96%, Londra -1,58%.
Pesante anche il bilancio in Asia: Tokyo -1,39%, Hong Kong -1,45%. Perde colpi anche Shangai -1,2%. Il martedì d’oro del presidente Barack Obama, insomma, si è rivelato un martedì nero per i mercati.
Una bocciatura? Secondo Street Insiders, quattro sono stati i killer: 1) Barack Obama; 2) l’allarme lanciato da Mario Draghi sul deterioramento dell’economia tedesca; 3) l’affermazione di Elizabeth Warren, la senatrice che si batte contro lo strapotere delle banche d’affari, contro cui i repubblicani hanno profuso mezzi elettorali imponenti; 4) l’eclissi di Apple, sotto del 20% dai massimi del 21 settembre.
A giudicare dalla reazione delle Borse si dovrebbe concludere che gli investitori stanno affermando di non gradire l’idea di altri 4 anni con Obama Barack alla Casa Bianca. Ma non va dimenticato poi che, durante il primo mandato di Obama, l’indice S&P ha guadagnato il 67%, uno dei rally più consistenti per la Borsa sotto un unico presidente.
In assenza di un ‘intesa sul fiscal cliff, però, il futuro appare turbolento. Fitch ha già lanciato il suo avvertimento: la tripla A americana è in pericolo. Moody’s si è limitata a dire che prima di emettere un analogo giudizio vuol vedere se ci sarà un accordo sul budget 2012.
ASIA
Il reddito dei cinesi raddoppierà nel 2020, rispetto agli attuali 4,260 dollari pro-capite: oggi la Cina occupa il 121° posto nella classifica mondiale del reddito pro-capite. E’ questa la sfida lanciata stamane da Hu Jintao, il presidente uscente, davanti ai 2,268 delegati del 18° Congresso del Partito che durerà fino al 14 novembre. Entro la stessa data raddoppierà anche il prodotto interno lordo cinese, che potrebbe così insidiare l’egemonia americana. Per raggiungere il risultato sarà necessaria una crescita media annua superiore al 7 per cento.
Ma, ancor più difficile, ci vorrà un cambio di passo, di difficile attuazione. “Non dobbiamo più seguire il vecchio sentiero, troppo impervio aveva ammonito martedì lo stesso Hu Jintao – Ma nemmeno avventurarci su terreni friabili esposti al vento”. Ovvero, come ha ribadito Hu nel suo discorso di 90 minuti (insolitamente breve, per gli standard di un congresso cinese), la Cina non abbandonerà la strada del partito unico.
AMERICA
Tutte le blue chip dell’indice Dow Jones hanno chiuso in ribasso. I ribassi più ampi sono delle banche, le principli finanziatrici della campagna di Mitt Romney: Bank of America -6%, JP Morgan -5%, Morgan Stanley-6,7%, Goldman Sachs -5%. Perde colpi anche Apple -3,8%.
Il dollaro era sceso in mattinata (fino a 1,286 contro l’euro) e si è poi impennato nel pomeriggio dopo la revisione dei dati sull’economia europea, salendo a 1,276. Di riflesso ai movimenti del dollaro, il mercato ha registrato la brusca discesa delpetrolio con il Wti che perde il 3,9% a 85,2 dollari al barile: stanotte aveva guadagnato il 3,5%. Il Brent è scambiato a 108 dollari (-2,7%).
EUROPA
Per le Borse europee, che avevano iniziato la giornata in timido rialzo, l’inversione di rotta è arrivata prima dell’apertura di Wall Street. A fine mattina è stata annunciata la revisione al ribasso delle stime della Commissione Ue sulla crescita dell’economia europea nel 2013: dalla precedente previsione di una crescita del Pil pari a +1%, stima di maggio, si è passati ad uno striminzito +0,1%, che sa di recessione . Per la Commissione la frenata decisiva sarà in Germania: il Pil tedesco l’anno prossimo salirà solo dello 0,8%, dalla precedente stima di +1,7%.
Intanto, prosegue il dibattito sull’ipotesi di avviare un buy back sul debito della Grecia per alleggerire il fardello del debito. Tale soluzione sta però trovando qualche sostenitore a Bruxelles ma anche parecchi critici soprattutto tra gli investitori istituzionali. Secondo Pimco, sarebbe molto difficile convincere i detentori di obbligazioni della Grecia a consegnare i loro titoli al buy back a prezzi pari attualmente a un terzo del loro valore nominale. Per avere successo l’Europa dovrebbe spendere molto di più.
Terremoto nell’editoria: Pearson ha messo in vendita il Financial Times. Valore? Un miliardo di sterline per acquisire i controllo della Bibbia dei mercati. In corsa ci sono Bloomberg, Thomson Reuters e lo stesso Rupert Murdoch che controlla il Wall Street Journal. Il giornale sul mercato dopo l’addio dell’ad Marjorie Scardino: il gruppo si concentrerà sull’editoria didattica e la formazione.
Nelle Borse europee tutti i settori sono finiti in ribasso, e in particolare materie prime (-2,2%), petroliferi (-2%) e banche.
ITALIA
Lo spread Btp-Bund è piatto a 342 punti base per un rendimento del Btp 10 anni (4,85%) che scende nuovamente sotto la soglia psicologica del 5%. Livelli d’allerta sono sopra i 400 pb e sopra un rendimento del 5,2%. (-2%). A Milano è crollata Fiat -6,6%, declassata a sell da Deutsche Bank. Stm è precipitata del 6,3%.
Perdite da brivido per le banche: Popolare Emilia -4,7%, Unicredit -4,3%, PopMilano -4,3%, Intesa -3,3%. Fra le blue chip milanesi, solo Autogrill +0,31% ha chiuso positiva. Mediaset, in rialzo durante la mattina, ha chiuso in perdita del 3,6%.Atlantia -3,4%. Forti ribassi per tutti i titoli principali della Borsa italiana: Enel-2,7%, Eni -1,8%, Telecom Italia -1,6%. Fra le mid cap, Interpump è crollata in ribasso del 9% dopo l’annuncio delle dimissioni dell’ad Giovanni Cavallini.