Il tonfo di Ferrari, -8,35%, tinge di rosso acceso Piazza Affari, che accelera al ribasso nel finale e chiude in calo dell’1,91%, a 21.791 punti. Non bastano i conti record del secondo trimestre a frenare le vendite sul cavallino rampante, con il ceo Louis Camilleri che definisce “ambiziosi” i target del piano al 2022. Pesano sul listino milanese anche il rallentamento economico e la pioggia di trimestrali in chiaroscuro. Il clima finanziario comunque, al contrario di quello meteorologico, risulta freddo anche a livello continentale, con i rischi di guerra commerciale sempre incombenti e il prezzo del petrolio in calo: Londra perde l’1,24%; Francoforte -0,53%; Madrid -0,72%; Parigi -0,23%.
Wall Street apre moderatamente positiva, ma al momento viaggia contrastata con il Nasdaq sostenuto da Apple (+5%) che tocca per la prima volta i 200 dollari per azione, dopo la trimestrale record presentata ieri; una vera boccata di ossigeno per il settore tech, dopo i risultati deludenti di Facebook e Twitter. In attesa del verdetto della Fed, di questa sera, i mercati restano con il fiato sospeso sperando di capire anche se Usa e Cina troveranno una mediazione sulla questione dazi, come sembrava ieri, salvo poi cambiare idea nella notte italiana, con indiscrezioni su un nuovo botta e risposta infuocato fra l’amministrazione Trump e Pechino. Intanto risale il rendimento dei titoli di stato americano, con il decennale che torna sopra il 3%, mentre il Tesoro Usa annuncia che alzerà di 30 miliardi di dollari le emissioni di debito tra agosto e ottobre in vista di un deficit visto esplodere a mille miliardi di dollari l’anno tra il 2019 e il 2022. Il secondario italiano chiude leggermente positivo, con il rendimento del Btp 10 anni al 2,8% e lo spread con il Bund a 230.40 punti.
L’euro s’indebolisce sul dollaro, cambio in area 1,167. Il petrolio resta in fase discendente, dopo il dato settimanale sulle scorte Usa inaspettatamente in aumento. Brent -2,1%, 72,65 dollari al barile. Wti -1,75%, 67,56 dollari al barile. Cala anche l’oro, -0,41%, 1219,08 dollari l’oncia.
In Piazza Affari la blue chip peggiore è Ferrari, che nel primo semestre 2018, ha registrato un utile netto di 309 milioni di euro, in crescita del 19% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. I ricavi dell’ultima semestrale a guida Marchionne, presidente, sono stati pari a 1,737 miliardi di euro, pressoché stabili rispetto a un anno fa (-0,3%). Le consegne di vetture sono salite del 6% a 4.591 unità. L’Ebitda è cresciuto del 10% a 563 milioni di euro, l’Ebit del 13% a 428 milioni. L’utile netto per azione base è pari a 1,63 euro, in crescita del 19% rispetto al primo semestre 2017, con l’utile netto per azione diluito a 1,62 euro (+18%).
Chiude in deciso ribasso anche Intesa, -4,59%, benché i conti non sembrino deludenti. il secondo trimestre si è chiuso con un utile netto di 927 milioni, contro gli 837 milioni dello stesso periodo 2017. La banca conferma la politica di dividendi con la distribuzione di una cedola cash secondo un payout dell’85%. Pesano, almeno in parte le prese di beneficio secondo l’ad Carlo Messina: “Ieri abbiamo guadagnato il 4% sul nulla’” e oggi il titolo scende mentre “pubblichiamo risultati con cui dimostriamo che pagheremo un dividendo, risultati di qualità e una riduzione dei deteriorati”. Il titolo Intesa nelle ultime sei sedute aveva guadagnato il 9,7%.
Deludono i risultati di Enel e il titolo scivola del 3,96%; a preoccupare sarebbe l’aumento dell’indebitamento finanziario netto a 41,5 mld (+11,2%) e il fatto che Goldman Sachs tagli il giudizio da ‘buy’ a ‘neutral’ con target price a 5,25 euro. Fca – 2,64%; Bpm -2,68%. Il lato positivo del listino principale è guidato da Banca Mediolanum, +3,91%, ancora in scia ai conti superiori alle attese. Bene Campari +1,94%; resta tonica Leonardo +1,41%, dopo il balzo di ieri. Acquisti anche su Finecobank +1,44% e Cnh +0,8%.