Il venerdì più nero degli ultimi vent’anni ha lasciato il segno. Aprono in rosso i listini asiatici, frenati dall’impennata dell’inflazione Usa. Segno meno anche per i future dei mercati occidentali, in attesa della prossima riunione della Federal Reserve che senz’altro annuncerà un nuovo rialzo dei tassi: non è escluso un aumento dello 0,75%, a conferma che l’inflazione non è affatto sotto controllo. Il nuovo calo dell’euro (1,0479 contro il dollaro, ai minimi dal 19 maggio) sta a confermare la pessima accoglienza dei mercati alle decisioni di Francoforte. Non è arrivato nel fine settimana un solo segnale sul presunto piano anti-frammentazione della Banca centrale in funzione anti-spread. Anzi, l’avanzata di Melenchon nel primo turno delle legislative francesi è destinata a indebolire il fronte della finanza mediterranea.
Eurostoxx in calo. A Parigi Melenchon davanti agli uomini del presidente
I future sull’Eurostoxx segnano un ribasso dell’1%. Non fanno meglio quelli sull’indice S&P, -1,8% nelle contrattazioni asiatiche. Il T-bond decennale tratta a 3,201%, al top dal novembre 2018.
Non sfugge alla crisi Tokyo, -2,8% alla vigilia della riunione della banca centrale. Lo yen festeggia, si fa per dire, con un nuovo ribasso sul dollaro, balzato oltre quota 135, nuovo massimo dal 1988. Per la prima volta, il ministero delle Finanze esprime la sua “preoccupazione” per la frana. Il decennale giapponese si porta a 0,25% spingendo la Banca del Giappone a correre ai ripari, con l’annuncio di acquisti sulle scadenze a cinque e dieci anni per 500 miliardi di yen
La Borsa peggiore è quella di Seul (-3,3%), seguita da Hong Kong. Tengono meglio i listini cinesi: -1,3%% l’indice Csi 300.
Crolla il Bitcoin, venerdì bruciati 39 miliardi a Milano
Le aspettative di un indebolimento della domanda penalizza il petrolio WTI, in ribasso dell’1,5%, a 118,7 dollari il barile.
Da segnalare anche la brusca discesa delle criptovalute: Bitcoin in calo del 6% a 25.750 dollari, prezzo che non si vedeva dal dicembre del 2020. Celsius Network stanotte a congelato la possibilità di riscatto e di trasferimento della valuta Celsius CEL, data in calo del 55%.
Milano riapre i battenti dopo aver bruciato venerdì 39 miliardi di capitalizzazione. Tra i dati macro, spicca in settimana il numero definitivo sull’inflazione a maggio, dopo che la stima preliminare ha indicato un rialzo dei prezzi su base annuale del 6,9%.
Da segnalare anche la riunione della Bank of England di giovedì che non potrà che accodarsi alle scelte della Fed.
La Fed non esclude un rialzo dei tassi dello 0,75%
Ben Bernanke, ex presidente della Fed, sosteneva che “la politica monetaria consiste al 98% di comunicazione. Le decisioni non contano più del 2%”. Se vale questo principio, Christine Lagarde si merita un’ampia insufficienza, ma, a leggere i report in arrivo dagli Usa, non è che Jerome Powell si avvii a prendere un voto migliore. Ieri, lo stesso presidente Biden ha dichiarato che gli Usa dovranno rassegnarsi a convivere “per un po’” con l’inflazione in salita, un’implicita sfiducia nell’azione della Banca centrale che non ha saputo intervenire per tempo.
In questa cornice prende peso l’ipotesi di un aumento di tre quarti di punto già mercoledì sera, una prospettiva davvero grigia per un mercato che dallo scorso gennaio è arretrato del 18%, come non accadeva dal 1962. Anche per questo è più facile che i banchieri della Fed si limitino a mezzo punto, salvo anticipare nuovi interventi. Già anticipati del resto dall’andamento delle obbligazioni.
Il T-note (e Microsoft) segnalano l’arrivo della recessione
Il Treasury Note a dieci anni si indebolisce a 3,20. Le aspettative di una rimodulazione del percorso del rialzo dei tassi d’interesse penalizzano di più il Treasury Note a due anni, il cui rendimento sale di dieci punti base a 3,16%. Lo spread tra le due durate si è chiuso di colpo, -22 punti base a 3 punti base: l’appiattimento della curva segnala stagnazione, o recessione, economica in arrivo.
Prevedono maretta, se non tempesta, i conti di Cisco. Note negative sono arrivate anche da Microsoft, che ha abbassato il livello dei prossimi utili. Da seguire anche i conti del New York Times, raro esempio di successo dell’editoria.