L’incubo recessione si fa sempre più concreto e si scatena la corsa ai beni rifugio: l’oro tocca un nuovo record a 1.829,4 dollari per oncia, i rendimenti dei Treasury a dieci anni scendono per la prima volta sotto il 2% mentre risale lo spread tra Btp e bund a quota 292 (per poi rientrare leggermente a quota 286). E si vende l’equity, mandando a picco le quotazioni: sulle Borse europee si consuma così un’altra giornata drammatica.
Il Ftse Mib ha chiuso a picco del 6,15% sotto la soglia psicologica dei 15mila punti a 14970,42 punti, con un tonfo che è costato oltre 20 miliardi di capitalizzazione. Il Dax crolla del 5,82%, il Ftse 100 del 4,49%, il Cac del 5,48% e l’Ibex del 4,70%. La pressione in Europa è aumentata dopo l’apertura di Wall Street in ribasso: -1,5% il Dow Jones, -1% l’S&P dell’1%, -3% il Nasdaq. Gli indici Usa hanno poi ampliato le perdite e ora il Dow Jones crolla del 3,54% e il Nasdaq del 4,03%.
Le vendite si abbattono soprattutto sui titoli ciclici, i più colpiti nel caso di una recessione ma le vendite ritornano anche sulle banche, con la francese Socgen che ritorna nel mirino segnano un crollo del 12,34%. Molteplici le cause che hanno innescato il crollo. In mattinata i ribassi iniziano sulla scia della revisione delle stima di crescita mondiale di Morgan Stanley che sentenzia: l’economia globale “è pericolosamente vicina alla recessione”. E che nel pomeriggio, in un report sulla zona euro, rincara la dose sull’Italia prevedendo per il 2012 una contrazione del Pil dello 0,3%. Hanno poi tenuto banco anche i malumori per il duo Sarkozy-Merkel, che dopo aver detto no agli eurobond ha gelato le piazze finanziare europee con la Tobin Tax, (che penalizza i titoli e i listini più esposte al trading come Lse e Deutsche Borse) e avanzato la proposta di legare i fondi Ue alla riduzione del deficit. Si aggiungono i bisticci interni alla Fed dove continua l’opposizione di alcuni banchieri centrali alla linea di Ben Bernanke di tenere i tassi vicini allo zero fino al 2013.
Ed è dagli Usa che esplodono nuovi timori per la liquidità delle banche europee. Le Fed, ha scritto il Wall Street Journal, sta intensificando le indagini sulle filiali Usa delle banche europee per saggiare la loro capacità di rifinanziarsi. C’è poi la lunga fila di risultati economici che hanno deluso le attese: i sussidi di disoccupazione sono cresciuti più delle attese; l’inflazione ha rialzato la testa più del previsto (+0,5% a luglio); l’indice Fed di Philadelphia ad agosto è crollato a -30,7, il dato peggiore da marzo 2009. Numeri su cui ha messo il sigillo il numero uno della Fed di New York, William Dudley che ha affermato: “Il rischio è quello di raggiungere un punto di non ritorno alla situazione pre-crisi”. Il petrolio scende a 85 dollari al barile in apertura a New York (-2,9%) mentre l’euro perde terreno contro il dollaro sotto quota 1,44.
A PIAZZA AFFARI CADONO GLI INDUSTRIALI
VENDITE SULLA GALASSIA AGNELLI
A Piazza Affari la seduta è stata caratterizzata da diverse sospensioni e dal crollo delle quotazioni per i titoli industriali. I ribassi sono stati guidati dal comparto auto con i titoli della galassia Agnelli. Fiat Industrial ha lasciato sul campo il 13,31% mentre Fiat l’11,88% accelerando la caduta al ribasso degli ultimi giorni appesantita oltre che dai timori di recessione anche dai dati di vendita in Brasile. Exor cede il 9,08%. Chiudono con pesanti ribassi anche Stm (-9,36%) e Finmeccanica (-9,32%). Vanno a picco anche sui titoli delle costruzioni: Buzzi Unicem ha chiuso in calo del 8,09% e Impregilo dell’8,66%.
TORNANO LE VENDITE SUI FINANZIARI
UNICREDIT TORNA SOTTO QUOTA 1 EURO
Mentre è ancora in vigore il divieto di vendite allo scoperto imposti dalla Consob lo scorso venerdì, tornano le vendite sulle banche in linea con il resto d’Europa. A Milano la più colpita è Intesa Sanpaolo (-9,26%) mentre Unicredit cede il 7,41%. Tra i peggiori titoli anche Fondiaria Sai con un calo del 12,35%.