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Borse, migliora il sentiment per l’Europa: JP Morgan si unisce a Goldman Sachs. Arrancano gli Usa con la “parola con la R”

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Sulle due sponde dell’Atlantico gli investitori sono di umori diversi: mentre negli Usa fa paura quella che gli operatori chiamano “la parola con la R, cioè la Rececessione, che si sta insinuando tra la nebbia della politica commerciale di Trump, i mercati azionari europei e la moneta unica hanno ricevuto una spinta dalla storico allontanamento dall’austerità fiscale in Germania e dall’aumento delle difese militari nella regione. Così, mente i futures sui listini Usa sono in calo stamane -0,7%, quelli eurpei indicano un’apertura in rialzo con un +0,5%. .

La parola con la R si insinua tra la nebbia creata dai dazi

Ieri sera, l’intervista al presidente degli Stati Uniti a Fox News non è per nulla piaciuta a dealer e analisti: Trump ha rifiutato di prevedere se i suoi dazi su Cina, Canada e Messico avrebbero provocato una recessione negli Stati Uniti. Ciò è stato tradotto come una risposta affermativa, e la “parola con la R”, come ora gli analisti traducono il loro timore per un rallentamento economico della maggiore economia mondiale, si sta insinunando a causa della politica tariffaria di Trump. La parola con la R ha fatto il giro tra trader e analisti: un sondaggio Reuters ha rilevato che il 91% degli economisti ritiene che le probabilità di una recessione siano aumentate a causa delle politiche commerciali in rapido cambiamento di Trump.

Venerdì è proseguita la serie di dati economici deboli negli Stati Uniti, con i dati sul mercato del lavoro che hanno mostrto meno posti di lavoro del previsto, nel primo rapporto sulle buste paga dall’arrivo alla presidenza di Trump, mentre cresce la paura per un’escalation della guerra commerciale globale. L’attenzione si sposta ora a mercoledì prossimo quando verrà reso noto l’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti che, se ancora su livelli elevati, potrebbe costringere la Fed a mantenere una politica monetaria più restrittiva. Gli investitori ricordano bene i dati CPI più elevati del previsto del mese scorso, che hanno visto l’inflazione aumentare dello 0,5%, il più grande rialzo mensile da agosto 2023. Il dato di mercoledì sarà tra gli ultimi dati chiave prima della prossima riunione della Fed del 18-19 marzo. Mentre si prevede che la banca centrale manterrà il suo tasso di riferimento stabile al 4,25%-4,5% in quella riunione, i future sui Fed Funds indicano che sono previsti circa altri 70 punti base di allentamento fino a dicembre di quest’anno, secondo i dati LSEG. Der resto venerdì, lo stesso Powell ha riconosciuto un aumento dell’incertezza per le prospettive economiche degli Stati Uniti.

Gli strategist di Wall Street hanno discusso se l’amministrazione Trump sarebbe stata influenzata sui suoi piani tariffari mentre le azioni sono in calo. L’idea è che Trump abbandonerà le politiche se il mercato azionario, che lui decanta come una pagella, crolla e scuote gli investitori. Diverse aziende hanno persino mappato quanta sofferenza Trump potrebbe tollerare nell’indice S&P 500 prima di ritirarsi. Quel livello dell’indice è diventato noto come “Trump put”, in riferimento a un’opzione put.

Intanto i trader si sono riversati sui Treasury a breve scadenza, facendo crollare bruscamente il rendimento biennale da metà febbraio, in previsione che la Fed riprenderà a tagliare i tassi di interesse già a maggio per evitare che l’economia si deteriori. I rendimenti dei titoli del Tesoro USA sono scivolati: il rendimento a 10 anni è sceso fino a 6 punti base (bps) al 4,257% e quello a due anni è sceso di 4,5 bps al 3,956%.

La tela dei dazi si infittisce. I contadini Usa sono in rivolta

Intanto la guerra tariffaria si fa sempre più fitta nel mondo, con mosse e contromosse, creando una tela che mette il bavaglio alle economie. Nel suo ultimo avvertimento al Canada, venerdì Trump ha affermato che potrebbero essere imminenti tariffe reciproche sui prodotti lattiero-caseari e sul legname. Il presidente degli Stati Uniti ha anche detto che sta valutando seriamente l’ipotesi di imporre sanzioni alle banche russe e tariffe sui prodotti russi per cercare di porre rapidamente fine alla guerra in Ucraina.

I dazi del 10-15% su alcuni prodotti agricoli americani entrano oggi in vigore in Cina: si tratta dell’ultima rappresaglia di Pechino contro la decisione di Washington di raddoppiare al 20% le tariffe su tutto l’import verso gli Stati Uniti di beni made in China. Alla base dell’innalzamento delle barriere non ci sono i commerci ma il fentanyl, la droga sintetica che è responsabile di circa 100mila morti all’anno in America. Nel mirino della Repubblica Popolare, che dice di essere molto severa sul contrasto alla diffusione di droghe, sono finiti soia, sorgo, carne di maiale e manzo, prodotti ittici, frutta, verdura e prodotti lattiero-caseari tutti colpiti al 10%, mentre pollame, grano, cotone e mais sono nel gruppo di aliquota al 15%. Le tariffe, inoltre, non si applicheranno alle merci partite prima del 10 marzo, purché arrivino in Cina entro il 12 aprile.

Secondo gli analisti, la ritorsione di Pechino punta a colpire la base elettorale di Trump, pur rimanendo tanto contenuta da consentire di elaborare un eventuale negoziato ed accordo commerciale. Negli Stati Uniti i contadini sono in rivolta contro le decisioni sui dazi: la stragrande maggioranza degli scambi commerciali globali di prodotti agroalimentari è rappresentata da commodity, cioè da materie prime agricole spesso indifferenziate i cui commerci sono guidati dalla variabile prezzo. Produzioni con bassa marginalità per le quali l’imposizione di un dazio può immediatamente spingere le imprese fuori mercato.

La Cina risponde anche al Canada. Il Ministero delle Finanze ha dichiarato in un comunicato pubblicato sabato su che saranno applicate tariffe del 100% sull’olio di colza, sulla farina di colza e sui prodotti a base di piselli, più una tassa del 25% sulle importazioni di carne di maiale e di alcuni frutti di mare, per un valore di oltre 2,6 miliardi di dollari. Le modifiche entreranno in vigore il 20 marzo. L’anno scorso il Canada aveva imposto un prelievo del 100% sulle auto elettriche e del 25% su acciaio e alluminio provenienti dalla Cina. Ciò aveva indotto il governo cinese a lanciare un’indagine antidumping sulle importazioni di colza dal Canada e a presentare un reclamo all’Organizzazione mondiale del commercio.

Si allarga la forbice tra Usa ed Europa

Anche l’ultima settimana ha allargato il gap tra la performance di Wall Street e quella delle Borse europee. Il responsabile ha un nome preciso: i Magnifici Sette. Dal primo gennaio a venerdì, Dow Jones, S&P500 e Nasdaq hanno accumulato rispettivamente un guadagno dello 0,6%, una perdita dell’1,90% e una perdita del -5,80% vs il brillante +9% registrato dall’indice globale Stoxx 600. Il Dow Jones finora si è comportato molto meglio della media di Wall Street proprio perchè dei sette sono presenti solo Apple, Microsoft e Nvidia. L’indice dei Magnifici Sette nello stesso periodo ha lasciato sul terreno l’11%, scivolando sui minimi degli ultimi quattro mesi. Tesla, la pecora nera, ha registrato un crollo del -35%, che si giustifica con il passo indietro dell’amministrazione americana sulle istanze green, la crescente concorrenza cinese, la perdita di appeal di Elon Musk come enfante prodige.

Nello stesso tempo, l’annuncio di un gigantesco piano di investimenti europeo, che potrebbe essere favorito dal cambio delle regole fiscali tedesche, e la prospettiva di una pace in Ucraina, hanno invertito l’umore nei confronti del Vecchio Continente, mentre gli incalcolabili sviluppi dell’Intelligenza artificiale made in China (Alibaba e Deep Seek) hanno ribaltato il sentiment nei confronti dell’high tech asiatico.

Borse della Cina in calo, salgono le azioni a Tokyo, Seul e Mumbai

La settimana inizia in Asia Pacifico con l’azionario contrastato. La borsa di Tokyo è in rialzo, indice Nikkei +0,5% con lo yen più o meno sui livelli di venerdì su dollaro, a 147,6. Le paghe dei lavoratori giapponesi sono aumentate al ritmo più veloce degli ultimi 32 anni. La retribuzione di base è cresciuta del +3,1% a gennaio rispetto a un anno prima, il più grande avanzamento dall’ottobre 1992, ha riferito il ministero del Lavoro stanotte.

Le borse della Cina scendono. L’indice Hang Seng di Hong Kong perde l’1,5%. Indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen -0,6%. Taiex di Taipei -0,3%. L’inflazione è scesa molto più del previsto in Cina, sotto lo zero per la prima volta in 13 mesi, il dato è falsato da distorsioni stagionali ma è comunque il segnale di pressioni deflazionistiche che persistono nell’economia. L’indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,7% rispetto a un anno prima, ha dichiarato ieri l’Ufficio nazionale di statistica, rispetto al +0,5% del mese precedente. Gli analisti censiti da Bloomberg si aspettavano un calo dello 0,4%.

Altrove, in Asia, è in lieve rialzo la borsa di Seul, indice Kospi +0,2%: la Corea del Nord ha sparato stanotte alcuni missili balistici, in risposta alle esercitazioni miliari congiunte tra Stati Uniti e Corea del Sud. Sulla parità l’indice di riferimento dell’azionario dell’Australia. BSE Sensex di Mumbai +0,3%.

Euro in rafforzamento. Perde terreno ancora il bitcoin

Sui mercati valutari l’euro si rafforza nuovamente e ha guadagnato lo 0,3% a 1,0866 dollari, mentre la sterlina è salita dello 0,2% a 1,2946 dollari. Di contro l’indice del dollaro statunitense, che misura la valuta rispetto alle sei principali valute, è sceso dello 0,1% a 103,59.

La criptovaluta Bitcoin ha perso fino al 7,2% da venerdì, raggiungendo il minimo di questo mese a $ 80.085,42. L’ottimismo circa una regolamentazione più flessibile e la creazione di una riserva di criptovaluta sotto Trump hanno portato il token a un massimo storico di $ 109.071,86 a gennaio, ma da allora ha avuto difficoltà. L’attesissimo ordine esecutivo per la creazione della riserva è arrivato venerdì, ma ha deluso molti investitori affermando che non ci sarebbero stati ulteriori acquisti di bitcoin.

Il Brent in calo dello 0,4% a 70,11 dollari al barile lunedì e il greggio West Texas Intermediate degli Stati Uniti in calo di un margine simile a 66,76 dollari al barile. L’oro ha guadagnato lo 0,15%, arrivando a 2.915 dollari l’oncia.

Borse europee viste positive: JPMorgan migliora le previsioni

JPMorgan si è unita a Goldman Sachs nel migliorare le previsioni di crescita dell’Eurozona nel 2025 sulla scia delle riforme della Germania. Gli analisti della prima banca americana prevedono che la crescita aumenterà di 0,1 punti percentuali allo 0,8%. Per il 2026, JP Morgan prevede una crescita dell’1,2%, in aumento di 0,3 punti percentuali.

Germania. La produzione industriale tedesca è aumentata a gennaio del 2,0% rispetto al mese precedente, secondo i dati pubblicati dall’ufficio federale di statistica. Gli analisti intervistati da Reuters avevano previsto un aumento dell’1,5%.

Banca Popolare di Sondrio cerca di respingere l’offerta di BPER anche attraverso un nuovo piano industriale su base stand alone, che sarà presentato il prossimo 12 marzo, scrive IlSole24Ore.

Bper Banca Deutsche Bank alza il target price a 8,40 euro.

Banco BPM C’è molta incertezza sull’esercizio della regola del Golden Power, che potrebbe tecnicamente ritardare l’offerta di Unicredit.

Unicredit. Giovedì 27 marzo i soci dell’istituto di credito saranno chiamati ad approvare l’aumento di capitale al servizio dell’ops su Banco Bpm. L’assemblea è stata anticipata di un paio di settimane perché il cda della banca è convinto che la maggior parte delle autorizzazioni stia per arrivare, in particolare quella della Vigilanza. Eppure c’è un esame su cui è complicato fare previsioni temporali certe, sottolinea Milano Finanza.

TIM Il governo sta considerando la fusione FiberCop-Open Fiber senza passare dallo scorporo delle aree nere, scrive Milano Finanza. L’operazione, che necessita del via libera dell’UE, porterebbe un incasso supplementare a TIM..

Unicredit La stampa tedesca dice che il nuovo governo tedesco metterà ancora più paletti all’acquisizione di Commerzbank.

Banca Ifis ha ricevuto il via libera dell’Antistrust all’Opas su illimity Bank.

Media For Europe ha firmato un accordo con DAZN (che ha i diritti esclusivi dell’evento) per trasmettere una partita al giorno della Coppa del Mondo per Club FIFA 2025 (ospitata negli Stati Uniti dal 14 giugno 2025 al 13 luglio 2025). Si tratta della prima edizione di questo evento che riunisce i 32 migliori club di tutto il mondo.

Safilo ha rinnovato la storica partnership con Special Olympics fino al 2027

Juventus ha perso 4-0 contro l’Atalanta.


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