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Borse, l’autunno parte in profondo rosso. Stellantis e banche giù

Dalla punta degli 800 grattacieli incompiuti di Evergrande in Cina la paura della temuta correzione al ribasso si è diffusa stamane in tutti i listini europei e, a giudicare dai future, promette di contagiare anche Wall Street. Alla vigilia dell’avvio della riunione della Fed di martedì 21 settembre e dell’ammucchiata di un’altra dozzina di banche centrali, i mercati si vestono così di rosso d’autunno ancor prima dei segnali di riduzione del sostegno delle autorità monetarie al Toro. In particolare:

  • Piazza Affari lascia sul terreno più del 2% poco sopra i 25 mila punti 
  • Sotto tiro anche le altre piazze del Vecchio Continente: il Dax arretra del 2,10%, così come il francese Cac40 del 2,10%. In controtendenza Lufthansa +2,3% che ha annunciato un aumento di capitale per restituire parte degli aiuti di Stato ricevuti per la pandemia.
  • A Londra il  Ftse100 scende dell’1,47%. Il titolo Prudential ha perduto il 5,9% dopo l’annuncio di voler emettere nuove azioni per 22,5 miliardi di dollari di Hong Kong.
  • In Germania, i prezzi alla produzione hanno registrato ad agosto un incremento del 12% anno su anno, più delle stime.
  • Le tensioni nelle Borse favoriscono il dollaro che si apprezza per il terzo giorno consecutivo: a 1,17076.
  • In vista delle comunicazioni della Federal Reserve di mercoledì, il rendimento del Treasury a dieci anni scende all’1,346%.
  • I future sugli indici Usa registrano cali nell’ordine dell’1%.
  • Perde colpi anche il Bitcoin sotto i 44 mila dollari. 

L’INCOGNITA DEL MATTONE CINESE

Può la crisi di una sola società peraltro attiva a 8-10 mila chilometri dalle sedi delle grandi Borse occidentali, creare un terremoto di queste dimensioni? Non è escluso, per diverse ragioni: a) le dimensioni del probabile crack; b) le conseguenze economiche e politiche sulla seconda economia del pianeta e le sue connessioni con le altre piazze; c) la tendenza generale dei listini, avviati comunque ad una correzione d’autunno, dopo la lunga corsa.

In particolare, il default del colosso Evergrande -17% ad Hong Kong, appare quasi inevitabile, come rivelano i numeri: la società dovrebbe pagare 83,5 milioni di dollari di interessi il 23 settembre per la sua obbligazione scadenza marzo 2022 ma il titolo è scambiato a 29,156 punti su un nominale di 100, con un rendimento “sulla carta” superiore al +500%, contro il 13,7% circa di inizio anno (che pure aveva ingolosito i gestori occidentali). Il crack lascia, secondo i primi conteggi, a bocca asciutta più di un milione e mezzo di clienti che aspettano appartamenti rimasti a metà (ma pagati per intero) assieme a decine di migliaia di sottoscrittori delle polizze e dei piani di accumulo promossi dalla società. Tra questi buona parte dei dipendenti cui era stato imposto, per conservare il posto di lavoro, di investire i risparmi nel gruppo.

Di qui il sospetto di un rischio di crisi sistemica, come avvalorato dal brusco calo dei colossi assicurativi (Ang Ping -5%), che insidia il carisma, se non il potere, di Xi in un momento delicato della congiuntura, come dimostra il brusco calo (-20%) dell’acciaio nella seduta di venerdì (oggi Shanghai è chiusa),

PIAZZA AFFARI SI TINGE DI TOSSO, STELLANTIS -4%. 

In questa cornice si sono tinte di rosso fin dall’aperture le  blue chips di Piazza Affari (uniche eccezioni Amplifon +0,3% e Terna +0,18%).

Le perdite più pesanti le registrano Stellantis – 4,3% ed Unicredit e Bper -3,7% oltre ad Eni -5% che però oggi stacca l’acconto sul dividendo di 0,43 euro per azione.

Sotto pressione anche Buzzi -2,17% con JP Morgan che ha tagliato il target price a 23 euro da 27 euro. Kbw ha invece abbassando il giudizio a market perform di Generali.

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