IL CICLONE UNICREDIT STENDE IL TORO. ATTESA PER L’ASTA DEI TITOLI DI PARIGI
Effetto U come Unicredit. Dopo l’avvio promettente del 2012 Piazza Affari torna sulla terra: -2,1% l’indice Ftse/Mib, dopo Madrid (-2,4%) il calo più pronunciato tra i listini del Vecchio Continente. La prima parte dell’anno, come già si sapeva, sarà dominata dall’emergenza banche, a partire proprio dall’istituto di piazza Cordusio, il primo in Europa ad affrontare i mercati dopo i verdetti dello European Banking Authority. E il primo test, cioè l’annuncio del prezzo delle nuove azioni in offerta da lunedì 9, ha confermato i timori: il tiro al bersaglio contro Unicredit è stato ieri lo sport più praticato dalla speculazione internazionale. La banca di piazza Cordusio è precipitata del 14% dopo l’annuncio del prezzo di 1,943 euro, con uno sconto sul Terp (prezzo teorico ex diritto) del 43% con un concambio di due azioni nuove per ogni vecchia posseduta. Un prezzo generoso, imposto dal consorzio di collocamento capitanato da Mediobanca e Bank of America Merrill Lynch che è stato interpretato come la conferma della debolezza emersa dai sondaggi effettuati prima dell’avvio dell’operazione. Ma anche un prezzo di emissione che comporta una forte diluizione, pari al 69%, per gli attuali azionisti (che da novembre hanno assistito ad un calo del titolo del 25%): i soci attuali, nonostante tutto, hanno già prenotato il 24% delle azioni in offerta.
I problemi delle banche europee tornano così in primo piano. Ieri il ministro dell’economia spagnolo Luis de Guindos ha rivelato che il sistema bancario spagnolo dovrà fare ulteriori accantonamenti per 50 miliardi di euro (pari al 4% del Pil) per far fronte alla perdita di valore delle partecipazioni immobiliari.
Oggi l’attenzione si sposta su Parigi, in occasione dell’asta di 8 miliardi di titoli del Tesoro francese, primo test dell’anno del debito sovrano di un Paese “fragile”. Non fa testo l’eloquente successo dell’asta dei titoli tedeschi: oltre 5 miliardi di Bund decennali al tasso dell’1,93%. In calo di 5 pb. La corsa al bund è semmai la conferma delle preoccupazioni delle banche che continuano a posteggiare la loro liquidità presso la Bce. Non a caso il risultato dell’asta ha coinciso con la discesa dell’euro, scivolato a 1,292 nei confronti del dollaro.
A fine seduta comunque lo spread Bund/Btp decennale è rimasto fermo (495 punti base) per un rendimento intorno al 4,87%. Ha sofferto invece la Spagna il cui spread ha perso 12 punti base. Ne deriva che l’Italia ha fatto un altro piccolo passo avanti nei confronti della compagna di sventure iberica: lo spread è sceso a 150 punti base dai 202 di fine 2011
Un’altra piccola nota di conforto viene dalle emissioni a breve termine: il rendimento del BOT a 3 mesi è sceso all’1,77%, 108 punti base in meno rispetto al 2,85% del 30 dicembre scorso e al 6% di metà novembre. Il rendimento del BOT a 12 mesi (oggi 3,22%) è sceso su livelli che non si vedevano da inizio settembre, ovvero prima della fase più acuta della crisi di fiducia nei confronti dell’Italia.
Le Borse europee chiudono sui minimi di giornata. Gli indici di Wall Street sono in pratica invariati: Dow Jones +0,17%, S&P500 +0,02%, Nasdaq -0,01%. Stavolta non ha avuto alcun impatto l’aumento degli ordini di fabbrica di novembre +1,8%, legato in pratica alle nuove commesse per la Boeing poco sotto le attese a +2% e in forte ripresa dal -0,2% del mese precedente. In calo stamane la Borsa giapponese: -0,78%.
METEOBORSA. QUANTE NUVOLE IN CIELO. Gli scambi sui futures in Asia segnalano i listini Usa in ribasso ma anche un piccolo rialzo a Londra. Difficile che le Borse europee seguano la City in avvio. Molto dipenderà dalla risposta degli investitori all’asta francese, che si tiene sotto la spada di Damocle della probabile retrocessione del rating di Parigi.
PER FONDIARIA SPUNTA L’OFFERTA DI PALLADIO. Il diluvio di vendite su Unicredit non ha risparmiato il resto del settore. Mps arretra del 4,6% dopo il minirally degli scorsi giorni. La Fondazione Mps conferma di avere convertito il prestito obbligazionario da 289,8 milioni, cosiddetto Fresh, in azioni Monte Paschi al prezzo di 2,12 euro per azione. Perde colpi il Banco Popolare -2,9% che sarebbe orientato a non esercitare l’opzione di acquisto sul 9,99% del Credito Bergamasco concessa dalla Fondazione CR Lucca che scade il 31 gennaio. Scendono anche Intesa SanPaolo -3,8%, Ubi -2,8%. Pop Milano ha perso il 2,6%.
Volatilità da brivido per la galassia Ligresti con Fondiaria che dopo aver toccato un guadagno del 9,6% si era sgonfiata sotto la parità per poi chiudere con un guadagno del 7,5%. Premafin non è riuscita a segnare prezzo, Milano Assicurazioni scende dello 0,2%. La cronaca delle trattative registra un ritorno di interesse da parte di Palladio Finanziaria (azionista anche delle Generali) per la compagnia. Intanto il gruppo Hines sta preparando un’offerta per il portafoglio immobiliare detenuto dalle soldi dell’ingegnere siciliano.
AUTO USA: CHRYSLER FA MEGLIO DI FORD E GM. Tra i titoli industriali, ancora in calo Fiat -2,4% al contrario di Fiat Industrial che ha guadagnato l’1,2%. Sergio Marchionne si consola con il balzo di Chrylser in Usa: le vendite della casa di Detroit sono salite del 26% nel 2011, l’altra faccia della medaglia della crisi di Fiat (-13,8% in Europa), che intanto ha acquisito un altro 5% del gruppo americano. Pausa di riflessione per l’Eni dopo una partenza in rialzo, il titolo del cane a sei zampe ha perso lo 0,3%. Le prime valutazioni sul progresso delle attività esplorative in Mozambico, e in particolare sul Mamba Nord 1, il secondo pozzo in corso di perforazione nel blocco 4 dell’offshore del paese, danno segnali incoraggianti e il risultato finale verrà reso pubblico entro fine gennaio. Tra i petroliferi si mette in evidenza Saras con un guadagno del 12,4% dopo che Ubs ha rilanciato le ipotesi di M&A.