Il mondo all’incontrario: negli Usa si profila un accordo sul bilancio del 2014 che dovrebbe scongiurare intempestivi tagli di spesa, e i mercati non sono contenti. I dati sull’economia americana sono buoni, e le borse scendono. Queste reazioni apparentemente illogiche sono legate dai timori che il ‘dottor’ Fed prescriva una minore dose di acquisti di titoli, che potrebbero passare da 85 miliardi di dollari al mese a 50, nella riunione del 17-18 dicembre.
I mercati, come un paziente ipocondriaco, vogliono le medicine e temono sindromi di astinenza una volta che la droga della QE venga ridotta. Speriamo che la decisione, in un senso o nell’altro, venga presa presto, e potremo così respirare senza avere sul collo questa scadenza incombente.
Intanto, dopo la chiusura negativa di Wall Street, l’indice regionale MSCI Asia Pacific sta scendendo oltre l’1% e analoga caduta registra il Nikkei. Peraltro, la borsa giapponese è salita del 45% circa dall’inizio dell’anno, e gli stranieri hanno dato credito alla Abenomics, riversando, nei primi 11 mesi, 125 miliardi di dollari nel mercato azionario nipponico.
L’euro sale ancora verso quota 1,38 e il dollaro australiano, dopo le notizie sull’abbandono dell’industria dell’auto, scivola sotto quota 0,66 contro euro. Stabili l’oro giallo e l’oro nero (1255 $/oncia e 97,4 $/b WTI, rispettivamente).