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Borse, la speranza della pace in Ucraina fa volare i listini. Appesantiti i bond. Occhi ai colloqui in Arabia Saudita

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Gli investitori statunitensi, di ritorno dopo la giornata di festività, troveranno un’Europa e anche un’Asia con molti segni positivi e record storici raggiunti nelle ore precedenti sui listini azionari nella speranza di una pace in Ucraina, con il corollario di un forte aumento della spesa per la difesa in caso di accordo. Il rally di ieri dei titoli della difesa in Europa, guidato dalla tedesca Rheinmetall (+14%), si è esteso a Tokyo, dove le azioni di Mitsubishi Heavy Industries sono balzate del 3%, avvicinandosi ai massimi storici. Soffrono invece le obbligazioni governative in Europa perchè un eventuale aumento della spesa per la difesa comporterebbe anche un indebolimento dei conti pubblici e più emissioni di prestiti da parte dei paesi: il movimento ha interessato tutti i paesi, Germania compresa, cosicchè gli spread sono rimasti poco variati.

Occhi puntati sulla possibilità di pace in Ucraina

Tutta l’attenzione è per gli sviluppi della situazione in Ucraina. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha organizzato colloqui di pace bilaterali con la Russia, che dovrebbero iniziare più tardi oggi in Arabia Saudita, ma il terreno è accidentato. Da una parte il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy ha dichiarato che il Paese non riconoscerà alcuna decisione presa durante deliberazioni a cui non era presente. Dall’altra il presidente francese Emmanuel Macron ha convocato ieri a Parigi un vertice d’emergenza sull’Ucraina dopo che alcuni funzionari statunitensi avevano lasciato intendere che l’Europa non avrebbe avuto alcun ruolo nei colloqui in Arabia Saudita. I leader convocati, tra cui Keir Starmer del Regno Unito, la premier Meloni e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, hanno discusso di come rafforzare la capacità di difesa dell’Europa. Sebbene non si sia parlato specificamente di bond congiunti, il primo ministro polacco Donald Tusk ha affermato che nuove misure di finanziamento saranno presentate in tempo per il vertice del 20-21 marzo. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha detto di essere disposto a inviare truppe di mantenimento della pace in Ucraina, mentre i leader europei non hanno fatto alcuna promessa simile ieri a Parigi. “Siamo convinti che gli europei dovranno investire meglio, di più e insieme per la loro sicurezza e difesa, oggi e in futuro” ha scritto Macron in un messaggio pubblicato a tarda notte su X.

Il Tesoro Usa guarda alla possibile colossale plusvalenza derivante dalla rivalutazione delle riserve aurifere

I tassi di rendimento dei Treasury, in rialzo la scorsa settimana dopo il dato sull’inflazione, ora sono di nuovo in calo. Intanto l’oro continua a rubare la scena al bitcoin, sonnecchiante da qualche settimana sotto quota centomila. Il metallo prezioso di riferimento, ha registrato venerdì il calo giornaliero più ampio degli ultimi due mesi, oggi sale di nuovo. Antonio Cesarano strategist di Intermonte dice che in questo momento i prezzi dell’oro e delle obbligazioni sono interdipendenti: il governo degli Stati Uniti infatti, con il benestare della banca centrale, vuole far leva sulle riserve aurifere per ottenere quel calo dei tassi a lungo termine auspicato dal Segretario al Tesoro, Scott Bessent, nelle sua ultime uscite pubbliche. Lo schema di massima del piano, messo a punto probabilmente dal capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, Stephen Miran, è stato indicato dal Financial Times la scorsa settimana. Nei giorni successivi sono emerse delle conferme. Il punto di partenza è la colossale plusvalenza, pari a circa ottocento miliardi, che il governo otterrebbe rivalutando le riserve aurifere ai prezzi di oggi: l’oro è stato iscritto a bilancio a 42,5 dollari l’oncia nel 1973 e non è mai stato aggiornato. Se, dopo aver ottenuto il via libera del Congresso, la Casa Bianca dovesse decidere di monetizzare la voce più importante degli attivi del Tesoro, Donald Trump potrebbe chiedere alla Federal Reserve, il soggetto che detiene fisicamente i lingotti, di avere a disposizione le risorse generate dalla rivalutazione, nel Treasury Government Account (TGA).

In Asia risplende ancora la luce dei tech: Alibaba e Xiaomi davanti a tutti

Le azioni della borsa di Hong Kong sono ai massimi da ottobre e guadagnano l’1%, (+14,5% da inizio anno) trainata dai tecnologici: l’indice Hang Seng Tech è sui massimi degli ultimi tre anni, con un +25% da inizio anno, sull’onda dell’entusiasmo suscitato dal raro incontro di lunedì tra il presidente Xi Jinping e i leader aziendali. Sono ancora Alibaba e Xiaomi, i due pesi massimi dell’indice dei tech, a fornire il contributo più importante. Gli investitori attendono alcuni importanti conti aziendali, tra quali quelli del gigante cinese della ricerca Baidu che li mostrerà più tardi oggi, mentre quelli di Alibaba sono in agenda giovedì. Le azioni Baidu si sono stabilizzate dopo una svendita nella sessione precedente, quando il fondatore Robin Li non è stato avvistato al simposio di Pechino.

Nel suo intervento di ieri all’evento, il presidente Xi Jinping ha promesso di abolire le multe ingiustificate contro le aziende private e ha esortato gli imprenditori a mantenere il loro spirito competitivo. Jack Ma di Alibaba e il fondatore di DeepSeek Liang Wenfeng erano tra i partecipanti all’incontro. L’evento “segna un cambiamento significativo nell’approccio della Cina al settore privato”, ha dichiarato Charu Chanana, chief investment strategist di Saxo Markets. “Questo dovrebbe aggiungere ulteriore slancio ai nomi della tecnologia cinese che hanno registrato un rally grazie allo sviluppo di DeepSeek e al flusso di capitali deviato dalle aziende del Magnificent Seven”. L’attenzione è ora sull’incontro legislativo annuale di marzo, dove i principali leader del paese si ritrovano per votare il piano economico per il 2025, in quell’occasione potrebbero essere discusse misure concrete di sostegno al settore privato.

La borsa di Tokyo è in rialzo, indice Nikkei +0,5%, mentre si indebolisce lo yen su dollaro, a 152,1. Il registro delle famiglie nipponico consentirà ai cittadini taiwanesi di indicare anche ‘Taiwan‘ come luogo di origine invece che ‘Cina‘ a partire da maggio, in base a quanto annunciato dal ministero della Giustizia di Tokyo grazie all’introduzione della sezione ‘nazionalità/regione’. La svolta permetterà di allineare il sistema ai certificati di residenza e alle carte di residenza del Giappone, che già consentono la menzione di nomi regionali. Attualmente, il Sol Levante riconosce soltanto i nomi di Paesi nei documenti ufficiali e, quindi, sia i cittadini cinesi sia quelli taiwanesi sono elencati come Cina nei registri. In base alla nuova politica, gli individui segnalati in precedenza come originari della Cina possono richiedere la modifica in favore di Taiwan. Se Taipei ha apprezzato la mossa, Pechino non ha nascosto la sua irritazione, rimarcando che l’isola è “parte inalienabile del territorio cinese”, ha osservato il portavoce del ministero degli Esteri Guo Jiakun.

La borsa di Seul guadagna lo 0,5%. L’indice BSE Sensex di Mumbai perde lo 0,4%: da inizio anno la borsa dell’India segna un calo del 3%, contro il +3% dell’indice Bloomberg Asia Pacifico.

Come ampiamente previsto, la Banca centrale australiana ha avviato il suo ciclo di tagli ai tassi abbassando i tassi di interesse per la prima volta dal 2020. Tuttavia, la banca sembra non avere fretta di effettuare ulteriori tagli, e ciò ha dato poco sostegno al dollaro australiano. La situazione è un po’ diversa dall’altra parte del Mar di Tasman, in Nuova Zelanda, dove domani è previsto un taglio di 50 punti base e quest’anno si prevede un allentamento di oltre 100 punti base.

La possibilità di una fine degli scontri fa salire l’euro

L’euro si è attestato appena sotto 1,05 dollari, mentre lo yen è rimasto stabile a 151,74 dopo che i solidi dati sulla crescita hanno rafforzato le possibilità di un aumento dei tassi in Giappone nei prossimi mesi. La sterlina è stata scambiata a circa 1,26033 dollari, appena al di sotto del livello più alto degli ultimi due mesi. Nei mercati delle materie prime, l’oro ha ceduto i massimi storici di venerdì a 2.895 dollari l’oncia, dopo essere salito per sette settimane consecutive. Il gruppo dei produttori di petrolio OPEC+ sta valutando la possibilità di rinviare una serie di aumenti mensili delle scorte previsti a partire da aprile, nonostante gli appelli di Trump ad abbassare i prezzi, ha riferito lunedì Bloomberg News, citando i delegati. Il Brent ha mantenuto i guadagni notturni a 75,42 dollari al barile.

Borse europee viste ancora positive

I futures europei mostrano un’apertura stamane in leggero rialzo (+0,07%) intorno ai picchi record raggiunti ieri quando l’indice paneuropeo STOXX 600 ha chiuso con un rialzo dello 0,5% con l’indicatore delle azioni della difesa e dell’aerospazio (.SXPARO) che ha registrato un’impennata del 4,6%, raggiungendo il picco massimo storico, dopo che già aveva più che raddoppiato il suo valore da quando la Russia ha invaso l’Ucraina tre anni fa. Gli investitori prevedono che gli utili del settore continueranno a crescere notevolmente, spinti da un aumento significativo dei budget per la difesa, necessario a soddisfare le nuove esigenze di sicurezza, che gli analisti hanno definito un “superciclo” per il settore. La speranza di una fine delle ostilità in Ucraina ha migliorato il clima anche in altri settori europei. “Una risoluzione del conflitto in Ucraina potrebbe dare impulsi positivi alla crescita dell’Europa, tra cui una maggiore fiducia dei consumatori, prezzi dell’energia più bassi e condizioni finanziarie più facili”, ha affermato Bruno Schneller, amministratore delegato di Erlen Capital Management.

Eni ha comunicato stamattina di aver siglato con KKR, una società di investimento, un accordo per incrementare la partecipazione in Enilive con un investimento aggiuntivo di 587,5 milioni di euro, portando la quota di KKR al 30%. L’operazione, che ottimizza la struttura del capitale di Eni che mantiene il controllo su Enilive, segue l’accordo dello scorso ottobre per l’acquisizione del 25% da parte di KKR, basata su una valutazione post-money di 11,75 miliardi in termini di equity value per il 100% di Enilive. Francesco Gattei, chief transition & financial officer di Eni, ha dichiarato: “L’ulteriore investimento di KKR conferma l’attrattività di Enilive per il mercato. Enilive è una società solida e in crescita, con un partner finanziario di rilievo, che svolgerà un ruolo cruciale nell’abbattimento delle emissioni generate dall’uso finale dei nostri prodotti, un aspetto fondamentale per il nostro percorso al Net zero al 2050”

Tim. Barclays alza il target a 0,37 euro. Secondo quanto risulta a MF, ieri si sarebbe svolto un primo colloquio telefonico tra i vertici di Poste e quelli di Vivendi. Nel suo nuovo ruolo di secondo azionista di Tim (al 9,8%), Poste avrebbe scelto di provare ad aprire un dialogo con i francesi per collaborare nella gestione del colosso italiano delle tlc, scrive il quotidiano. I francesi avrebbero ribadito che la strategia di vendere il 23,75% in suo possesso non è cambiata per ora.

Unicredit ha una partecipazione diretta e indiretta del 5,229% nel capitale di Generali al 10 febbraio scorso, secondo le ultime rilevazioni della Consob. Gli AD delle due società, Andrea Orcel e Philippe Donnet, hanno avuto un incontro riservato nei giorni scorsi, secondo Il Sole 24 Ore. Le due società non hanno voluto commentare. Secondo Repubblica l’incontro ha avuto luogo il 14 febbraio e probabilmente, è stato chiesto da Donnet a un mese circa dalla presentazione delle liste per il rinnovo del cda di Generali che vede l’AD in sella da nove anni e candidato per un quarto mandato. Il Corriere della Sera ipotizza che Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone possano presentare una lista “corta” di candidati per il consiglio, senza quindi proporre un candidato AD alternativo a Donnet, riproposto da Mediobanca. In tal caso aspetterebbero l’esito dell’Ops di Monte Paschi su Piazzetta Cuccia e in caso di successo, muoverebbero successivamente per cambiare il board.

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