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Borse ko, lunedì nero per Piazza Affari (-3,6%) e non solo: pesano i venti di guerra

La crisi ucraina innesca un vero e proprio sell-off sui mercati azionari di tutto il mondo: Milano tra le Borse peggiori d’Europa ma negli Usa continua la frana del Nasdaq

Borse ko, lunedì nero per Piazza Affari (-3,6%) e non solo: pesano i venti di guerra

Svendita di azioni oggi sui mercati, allarmati dai venti di guerra nell’est Europa che aggravano il rischio di inflazione a causa della possibile carenza di beni, dai cereali al gas.

La chiusura è in profondo rosso in’Europa e l’avvio è fortemente negativo a Wall Street (Nasdaq -3,4%), mentre gli acquisti tornano sul dollaro e sui titoli di Stato, in particolare i T-Bond, (il rendimento del Treasury decennale si muove in calo intorno a 1,72%) nonostante domani prenda il via la riunione su due giorni della Fed, che si prepara a una stretta con più interventi sui tassi nel corso dell’anno, mentre il ritmo di crescita dei prezzi galoppa ai massimi da 40 anni.

Si conferma invece lievemente negativo il secondario italiano, con gli investitori attenti all’avvio delle votazioni per il Quirinale e soprattutto interessati al destino di Mario Draghi (cui il FT dedica un’ampia pagina anche oggi) quale marchio di garanzia per l’Italia.

Mosca guida i ribassi

A segnare il peggior risultato finale è la Borsa di Mosca, che lascia sul campo il 5,93%, mentre Stati Uniti, Gran Bretagna e successivamente l’Australia hanno ordinato l’evacuazione delle famiglie dei diplomatici in Ucraina, a causa del possibile aggravamento delle tensioni con la Russia. Si muove in pesante ribasso anche il rublo.

Nella zona euro Piazza Affari è in maglia nera, -4,02% e riavvolge il nastro fino ai livelli di fine novembre a 25.972 punti base. Al netto dell’acconto dividendo staccato oggi da Enel (-3,36) e Snam (3,03%) — che pesa sull’indice per lo 0,39% – il listino milanese è in linea con Francoforte -3,81%; Parigi -3,97%; Amsterdam -3,28%; Madrid -3,16%. Fuori dal blocco Londra cede il 2,66%.

A Milano tutte negative le blue chip

Nessuna big cap di Piazza Affari è sfuggita a questa deriva di vendite. Le performance peggiori sono quelle dei titoli della scuderia Agnelli: Stellantis -7,39%; Iveco -7,12%; Cnh -6,58%; Exor -6,39%. Nell’automotive arretra pesantemente anche Pirelli -5,47%.

Negli altri settori crolla Diasorin -5,7%, nel giorno del rinvio a giudizio per insider trading dell’ad Carlo Rosa. Il processo prenderà il via il 14 aprile 2022 davanti alla prima sezione penale del tribunale di Milano.

Nel risparmio gestito si distingue negativamente Azimut -5,67%, tra i petroliferi Tenaris -4,92%. Eni cede il 3,2%. Il cane a sei zampe ha annunciato l’intenzione di lanciare un’offerta pubblica per Var Energi, con richiesta per la società di una quotazione alla Borsa di Oslo.

È pesante il bilancio finale delle banche. Unicredit ha tentato di resistere alle vendite, spinta dai rumor che la ritengono non più interessata a fare shopping in Russia. Alla fine però perde il 2,52%.

Scivola giù Telecom -2,48%, dopo una partenza sprint e con la nomina, venerdì, di Pietro Labriola nel ruolo di amministratore delegato. A dare una spinta iniziale al settore tlc in Europa sono state le indiscrezioni relative a Vodafone e Iliad che sarebbero in trattative per la possibile combinazione delle attività italiane. Secondo Equita, il consolidamento sarebbe molto positivo per il settore, riducendo al concorrenza tra operatori.

Limitano i danni, per quanto possibile, le utility: Italgas -1,34%, Hera -1,38%; Terna -1,47%.

Per trovare il segno più bisogno uscire dal paniere principale, dove Eprice registra un teorico +48,57%, dopo la manifestazione di interesse di Negma per il risanamento della società. Bene Zucchi +3,28%; Meglioquesto +3,13%; Restar +2,29%.

Per quanto riguarda l’obbligazionario lo spread tra decennale italiano e tedesco sale a 141 punti base (+1,9%), con un rendimento del Btp a +1,27% e quello del Bund a -0,14%.

Petrolio in calo, dollaro e oro in rialzo 

In un contesto di incertezza tornano gli acquisti sul dollaro e sull’oro. L’indice del biglietto verde segna un rialzo attorno allo 0,4%. L’euro tratta in rosso su 1,31, dopo essere scivolato sotto la soglia di 1,13. I metalli sono contrastati. Il nichel arretra pesantemente, mentre il contratto oro febbraio 2022 sale dello 0,2% a 1835,50 dollari l’oncia.

I future del Brent (aprile 2022) e del greggio texano (marzo 2022) sono in ribasso del 2%, rispettivamente a 87,08 e 86,06 dollari al barile, dopo aver raggiunto la settimana scorsa i massimi da sette anni. Cresce invece di oltre il 3% il contratto sul gas naturale. 

In un’interessante analisi di Reuters sulle conseguenze sui mercati di una guerra per la situazione in Ucraina, si osserva come questa possa riaccendere una corsa alle obbligazioni, asset sicuri e spingere in alto i prezzi di petrolio, grano, gas aumentando ulteriormente l’inflazione.

Dati macro in chiaroscuro

Giù i servizi, meglio la manifattura ma nel complesso gli indici della zona euro mostrano che la ripresa economica dell’area si è ulteriormente indebolita questo mese, pur risultando leggermente meglio delle previsioni. Nel dettaglio l’indice Pmi composito, messo a punto da Ihs Markit, cala 52,4 a gennaio (53,3 a dicembre) ai minimi da 11 mesi contro attese a 52,6. Male il comparto del terziario: l’indice Pmi servizi scende a 51,2 (da 53,1 di dicembre), ai minimi da 9 mesi, meglio però della stima a 52,2. Sale invece l’indice Pmi manifatturiero a 59 (da 58 di dicembre), ai massimi da 5 mesi e superiore alle previsioni di 57,5.

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