Clima incerto-variabile oggi sui mercati, che appaiono sulla difensiva a causa delle preoccupazioni per il possibile fallimento della cinese Evergrande, mentre il Covid si prende qualche rivincita, l’inflazione spinge e la ripresa negli Usa viaggia a un passo tra “modesto e moderato” secondo il Beige Book della Fed, uscito ieri.
I listini europei chiudono contrastati: Francoforte perde lo 0,25%; Parigi -0,29%; Madrid -0,8%; Londra -0,45%. In controtendenza Amsterdam +0,27%, Piazza Affari cede lo 0,21 (26.525 punti), dopo aver tentato, nell’ultima fase degli scambi, di invertire la rotta grazie ai progressi di Diasorin +2,1%, Stm +1,53%, Hera +1,04%, Amplifon +0,91%. Trova il segno più Moncler +0,84%, in scia alla trimestrale migliore delle attese da parte di Hermes (+1,41%) a Parigi.
La nota migliore arriva dall’Aim, dove si registra il debutto stellare di un’altra matricola: si tratta di Intermonte Partner Sim che si apprezza dell’8,57%.
Perdono terreno i titoli petroliferi, in tandem con il calo del petrolio: Tenaris -1,95% ed Eni -1,49%.
Sono negative le banche a partire da Banco Bpm -1,49% e Bper -1,44%.
Diversi cambi di direzione hanno caratterizzato poi l’andamento del secondario. Alla fine, lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata è praticamente invariato a 104 punti base (-0,31%), ma i rendimenti salgono. Il tasso del decennale italiano si porta a +0,94% (da +0,92%) e quello del titolo tedesco a -0,1% (da -0,12%).
Oltreoceano procedono a velocità diverse i principali indici di New York, dove arretra il Dow Jones, che ieri ha toccato un nuovo massimo, mentre il Nasdaq registra un guadagno frazionale.
A dettare tutta questa indecisione, sono tanti elementi, a partire dal crollo di Evergrande (-12,54%), tornata alle contrattazioni a Hong Kong (-0,45%) dopo 15 giorni di sospensione e subito nell’abisso per aver cancellato un accordo per vendere una quota della controllata immobiliare, benché abbia ottenuto una proroga su un’obbligazione in default.
La crescita Usa suscita qualche preoccupazione, a causa dei problemi nelle forniture e nel reperimento di manodopera, mentre si avvicina il momento in cui le banche centrali, a partire dalla Fed, dovranno cominciare a ritirare gli stimoli e a ragionare su un rialzo dei tassi. Turchia a parte, visto che la banca centrale turca, con un’inflazione al 20%, ha deciso in ogni caso di abbassare il costo del denaro di 200 punti base.
Negli Usa arriva un positivo segnale per il lavoro dalle richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione, che sono scese a 290mila (-6000), livello più basso da inizio pandemia e migliore delle attese degli analisti.
Si monitorano inoltre attentamente i risultati trimestrali e le previsioni societarie. “La stagione degli utili non ha fatto altro che supportare l’argomento che l’inflazione persiste”, dice a Reuters Edward Moya, analista di mercato senior per le Americhe presso OANDA a New York, aggiungendo che l’andamento cinese e la crisi energetica globale sono venti contrari per propensione al rischio.
Non a caso salgono i rendimenti dei T-Bond, con il decennale a 1,66%.
Sul mercato valutario è stabile l’euro-dollaro, con il biglietto verde in leggera ripresa. Il cambio è attorno a 1,164.
Tra le materie prime viaggia rapidamente al ribasso il petrolio: i future di Brent e Wti registrano un calo attorno al 2%, per un valore di 84,14 dollari al barile per il primo e di 81,66 dollari per il secondo.
Si sgonfia un po’ il Bitcoin, dopo i nuovi record toccati ieri oggi la criptomoneta tratta intorno a 62.600 dollari.