Borse giù e obbligazionario in rosso: si chiude negativamente la volatile settimana dei listini europei, condizionata da varie ragioni: il mutato atteggiamento della Bce, che non esclude più un possibile ritocco dei tassi nel 2022; la crisi ucraina; i risultati trimestrali di grandi società, compresi quelli che arrivano dagli Stati Uniti.
Piazza Affari, dopo essere stata la migliore in qualche seduta, oggi è ultima in classifica e perde l’1,79%, ridimensionandosi a 26.603 punti base. Pesa il calo dell’automotive, il malessere di Saipem, i realizzi sulle banche. Nel resto d’Europa Francoforte cede l’1,73%, Parigi -0,77%, Madrid l’1,12%, Amsterdam -0,22%, Londra -0,15%.
Wall Street è contrastata in avvio. Il Dow Jones è in calo frazionale, ma il settore energetico (+3%) spinge lo S&P 500 e quello dei beni di consumo discrezionali (+3,15%), a partire da Amazon (+12%), garantisce un solido rialzo al Nasdaq, nonostante Meta (Facebook) sia ancora in ribasso.
Salgono i rendimenti dei T-Bond e il decennale mostra un tasso superiore all’1,9%, alla luce di un rapporto del lavoro oltre le attese che potrebbe indurre la Fed a muoversi con più decisione verso una stretta nella riunione di marzo.
Salgono anche i rendimenti dei titoli di Stato della zona euro, nell’ipotesi che la colomba Christine Lagarde possa mettere piume da falco qualora un’inflazione più persistente la costringesse a farlo.
Se l’inflazione non molla, le banche centrali d’altra parte devono correre ai ripari, con tapering e interventi sul costo del denaro e a guardare il petrolio oggi c’è di che preoccuparsi (o gioire, a seconda dei punti di vista). Nel tardo pomeriggio il Brent si apprezza del 2%, muovendosi intorno ai 93 dollari al barile. All’origine dell’ulteriore balzo ci sarebbe la recrudescenza dell’inverno negli Stati Uniti che minaccia di ridurre le forniture della materia prima.
Piazza Affari in Rosso con Stellantis e Poste
Soffre il settore auto a livello europeo e in Piazza Affari Stellantis fa peggio dei colleghi registrando una perdita del 5,25%. Le vendite mandano al tappeto anche Cnh -3,48%, Pirelli -3,3%, Iveco -3,15%, Exor -3,15%.
Archivia una seduta di passione Poste, -6,24%, colpita dalla risalita dello spread e dalle novità del governo sul tax credit legato ai bonus edilizi.
Anche i bancari scivolano, dopo quattro sedute di buoni rialzi. Intesa Sanpaolo perde il 2,24%, dopo i numeri e il piano industriale. D’altra parte, il titolo da inizio anno si era apprezzato del 20% circa.
Si rimettono a correre invece i titoli oil, con Tenaris +2,01% in testa seguita da Eni, +1,44%, che festeggia l’imminente quotazione della controllata Var Energi.
Non partecipa al banchetto Saipem, -3,24%, che porta il bilancio delle perdite settimanali al 39,09%. Le vendite sono cominciate dopo le sorprese di lunedì: il ritiro dell’outlook annunciato a ottobre e la previsione di perdite nel 2021 superiori a un terzo del capitale. La fuga dal titolo è proseguita anche oggi, nonostante il “commissariamento” imposto dagli azionisti Eni e Cdp. In una nota la società di ingegneria per il settore oil ha annunciato infatti la costituzione di una nuova direzione generale con “ampie deleghe operative e gestionali” che da lunedì prossimo sarà guidata da Alessandro Puliti, finora direttore generale Natural Resources di Eni. A diretto riporto del nuovo Dg arriva inoltre Paolo Calcagnini, attualmente vice direttore generale e chief business officer di Cdp, che si unirà al team management della società.
Per Saipem si parla di una possibile ricapitalizzazione da oltre 1 miliardo di euro e di nuovi finanziamenti per dare fiato al debito.
“Tuttavia – scrive Reuters – gli azionisti di controllo sono riluttanti nel voler mettere altro denaro nella società in un aumento di capitale altamente diluitivo da varie ragioni: senza rassicurazioni sul futuro del gruppo, dice una fonte”. Hsbc intanto ha tagliato il prezzo obiettivo sul titolo a 1,28 euro da 2,03 euro.
I progressi sono frazionali per Finecobank +0,34%, Moncler +0,21%, Nexi +0,08% che chiudono la breve lista delle blu chip positive.
Fuori dal paniere principale è ancora il petrolio a scaldare gli animi: si apprezza Saras, +7,27%, dopo la promozione del broker Barclays a “Overweight”.
Fallisce il rimbalzo invece Maire Tecnimont, -1,6% dopo il tonfo di ieri sulle voci poi smentite di un progetto di fusione con Saipem.
Corrono i tassi dei titoli di stato di Eurolandia
Tassi in rialzo e spread in area 152 punti base: chiude un’altra seduta in rosso il secondario italiano, impensierito dalle prossime, possibili, mosse della Bce. Il rendimento del Btp decennale sale a +1,75%; quello del Bund cresce a +0,23%. Ieri, dopo la conferenza stampa di Lagarde, anche il rendimento del titolo tedesco a cinque anni è salito per pochi minuti oltre lo zero. Non accadeva da quattro anni.
Se nella zona euro si comincia a ipotizzare un possibile intervento sul costo del denaro già quest’anno, mossa esclusa fino a poco tempo fa dalla Bce, per gli Usa si comincia a scommettere su cinque rialzi dei tassi nel corso del 2022 e aumentano le probabilità di un ritocco di 50 punti base nella riunione di marzo.
A dare manforte a questa prospettiva è il rapporto sull’occupazione di oggi: a gennaio negli Usa sono stati guadagnati 467mila posti di lavoro (escluso il settore agricolo) rispetto a dicembre, contro attese di 150mila posti o addirittura di un calo, a causa dell’impatto della variante Omicron del coronavirus. Inoltre, i dati di dicembre e novembre sono stati rivisti al rialzo, per un’aggiunta complessiva di 709mila posti di lavoro. La disoccupazione è salita dal 3,9%, che era il livello più basso dall’inizio della pandemia, al 4%, contro attese per una conferma del 3,9%.
In questo contesto il mercato alza la scommessa su un aumento dei tassi d’interesse di 50 punti base a marzo al 34%, dal 18% precedente alla pubblicazione dei dati. Inoltre, secondo i future sui Fed Funds (che indicano le possibilità che il mercato attribuisce a una mossa di politica monetaria), ci sarà un rialzo di 75 punti base entro la fine di giugno.
I dati sul lavoro sostengono anche il dollaro. L’indice de biglietto verde sale dello 0,1%. L’euro si muove però in leggerissimo progresso e mantiene il cambio intorno quota 1,144.