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Borse in rosso alla vigilia delle decisioni della Bce ma Francoforte e Parigi fanno peggio di Piazza Affari

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I listini europei chiudono contrastati e Wall Street viaggia mista, in un mercato che non trova pace, mentre i tassi dei titoli di Stato salgono in entrambi i continenti e il petrolio corre.

Piazza Affari chiude con una perdita frazionale, -0,53%, a 24.236 punti base, insieme a Parigi -0,8%, Francoforte -0,76% e Londra -0,1%. In controtendenza Amsterdam, +0,26% e Madrid +0,07%.

Mercati sui carboni ardenti in attesa della Bce 

Gli investitori restano sui carboni ardenti in attesa della Bce, che concluderà domani una riunione nella quale deve risolvere un rompicapo, cioè frenare l’inflazione senza affossare la crescita. Oltre la fine del Qe, i mercati monetari attendono notizie sui tassi e stanno scontando 75 punti base di aumenti entro settembre.

L’euro consolida così le sue posizioni oltre 1,07 contro dollaro

Nel mercato valutario lo yen tocca un nuovo minimo da 20 anni contro il biglietto verde e da sette anni contro la moneta unica, visto l’atteggiamento ultra accomodante confermato dalla BoJ. La Borsa di Tokyo apprezza e ha archiviato stamani la quarta seduta consecutiva in rialzo.

Infine, si avvicina ai minimi storici la lira turca, mentre il presidente Recep Tayyip Erdogan chiede un altro taglio dei tassi di interesse, nonostante l’inflazione a maggio abbia toccato l’incremento impressionante del 73,5% anno su anno.

Allarme Ocse, terremoto Europa

Il rebus della Bce non è davvero facile, con gli istituti di ricerca di tutto il mondo che abbassano le previsioni di crescita, ma non quelle di inflazione.

Oggi è l’Ocse che si accoda alla Banca mondiale rivedendo al ribasso le previsioni di incremento per l’economia del globo: “il mondo pagherà un duro prezzo per la guerra in Ucraina” dice. Epicentro di questo terremoto è l’Europa, maggiormente esposta alle conseguenze belliche a causa dell’import delle materie energetiche e per i flussi di rifugiati.

Nel 2022 il pil dell’area euro è previsto in aumento del 2,6% rispetto al 4,3% indicato nell’Outlook di dicembre. L’Italia si fermerà al 2,5% dal precedente + 4,6%. Ma faranno peggio la Germania, con un pil visto in aumento del’1,8% invece di +3% e la Francia (+2,3% contro +4,2%). Limita gli impatti la Spagna, dove l’economia crescerà di circa il 4% rispetto al 5% previsto prima della guerra.

L’inflazione inoltre rischia di durare più a lungo, poiché la guerra in Ucraina ha annullato la speranza di fermare la sua corsa. A causa dei prezzi elevati dei generi alimentari, di quelli dell’energia e del continuo peggioramento nelle catene di approvvigionamento, l’inflazione raggiungerà “il picco più tardi e a livelli più elevati di quanto previsto in precedenza”, avverte l’Ocse. L’indice dei prezzi al consumo ha già raggiunto il record degli ultimi 40 anni in Germania, nel Regno Unito e negli Stati Uniti.

Il petrolio però non si arrende e continua a salire. Il Brent scambia in queste ore oltre i 121 dollari al barile, con un incremento superiore all’1%.

Banche divise in Piazza Affari

Piazza Affari limita le perdite, con le banche contrastate. La blue chip regina del listino è proprio una banca, Bper +2,92%, in vista del nuovo piano industriale che includerà i benefici della recente acquisizione di Carige e che potrebbe avere delle sorprese positive in termini di miglioramento della politica di remunerazione degli azionisti. L’istituto si avvantaggia anche della promozione di Jefferies. Bene anche Mediobanca, +2,49%, mentre è in rosso il risparmio gestito a partire da Banca Generali -2,76% e Finecobank -2,37%. Tra i finanziari va giù anche Nexi -2,79%.

Si riaccendono invece i motori dell’automotive, con la Ue che vuole lo stop alle vendite di vetture a benzina e diesel dal 2035: Ferrari +2,18%, Stellantis +0,86%.

Prysmian guadagna lo 0,58%. Goldman Sachs ha incrementato il target price sul titolo, portandolo da 40 euro a 43 euro e ha confermato l’indicazione di acquisto.

Male Moncler -2,6%, Enel -2,37%, Unipol -2,15%.

I tassi corrono in attesa della Ce e inflazione Usa

I tassi corrono e lo spread tra decennale italiano e decennale tedesco si consolida a quota 200 punti base.

Il rendimento del decennale italiano chiude a +3,35% e quello del Bund a +1,35%.

Il quadro non è molto diverso negli Usa, dove i tassi dei titoli a 5 e 10 anni tornano di nuovo oltre il 3%.

A muovere i fili sono le scommesse sulle scelte della Bce e sull’andamento dell’inflazione negli Usa, che alzerà il velo sui prezzi al consumo venerdì e offrirà nuovi segnali sul percorso della Fed.

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