S’interrompe la striscia positiva in Europa, dove i listini chiudono oggi in rosso, in sintonia con l’avvio stonato di Wall Street.
Milano perde l’1,04% e vede allontanarsi quota 23mila (superata in mattinata), fermandosi a 22.757 punti base. Soffre anche l’obbligazionario: lo spread tra decennale italiano e tedesco cresce a 222 punti base, (+2,43%) e i tassi salgono rispettivamente a +3,3% e +1,08%.
Nel resto d’Europa la piazza peggiore è Francoforte, -2,04%, costretta a digerire la semestrale da incubo del colosso energetico Uniper (-11,4%), già oggetto di un piano di salvataggio statale. Nei sei mesi la perdita netta è stata di 12,3 miliardi di euro a causa delle consegne del gas russo, conseguenza della guerra in Ucraina. Per recuperare un profitto si dovrà aspettare il 2024. Il tutto mentre resta alta la pressione sui prezzi del gas che, al Mwh, sono ancora oltre quota 220 euro, dopo il top toccato ieri.
Sono in ribasso Parigi -0,97%, Amsterdam -0,69%, Madrid -0,91%.
Londra limita i danni allo 0,76%, dopo il ritorno di un’inflazione a due cifre, per ritrovare la quale bisogna risalire a 40 anni fa, quando al governo c’era Margaret Thatcher.
Torna l’ansia da inflazione sui mercati
Si risveglia così sui mercati il timore dell’inflazione, tenuto a bada nei giorni scorsi dal rallentamento del petrolio (volatile oggi il Brent, +0,25%, 92,6 dollari al barile).
Il balzo di luglio dei prezzi al consumo in Gran Bretagna (+10,1% su giugno) fa da premessa ansiogena alla pubblicazione dei verbali dell’ultimo meeting della Fed, da cui gli investitori cercheranno di trarre indicazioni per il futuro.
Nell’attesa l’indice del dollaro sale leggermente (l’euro tratta sui livelli di ieri intorno a 1,0166), affrontando i dati sulle vendite al dettaglio di luglio, invariate il mese scorso a fronte di una spesa per i consumi che sembra tenere e che potrebbe allontanare i timori di recessione.
Nella zona euro deludono un po’ i dati macro del secondo trimestre: pil e occupazione sono in ogni caso cresciuti rispettivamente dello 0,6% e dello 0,3% rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Resta però la paura del futuro, soprattutto nel caso in cui ci fosse il blocco totale delle forniture del gas russo.
Perdita semestrale ciclopica del Fondo sovrano norvegese, il più grande del mondo
Ad alimentare l’incertezza contribuiscono poi altre notizie, tra cui la perdita ciclopica del più grande fondo sovrano di investimenti, quello norvegese. In sei mesi il fondo ha cancellato praticamente i guadagni dello scorso anno (circa 1200 miliardi di dollari, per un risultato negativo del 14,5%). “Il mercato è stato caratterizzato da tassi di interesse in aumento, inflazione elevata e guerra in Europa – ha spiegato Nicolai Tangen, amministratore delegato del fondo – Gli investimenti in azioni sono in calo fino al 17 per cento”.
Restano ora sullo sfondo le tensioni nel Pacifico e la guerra in Ucraina, mentre soldati cinesi sono in Russia per un’esercitazione militare che, sostiene il ministro della difesa di Pechino, non c’entra con la situazione “internazionale e regionale”.
Musk compra il Manchester United, anzi scherza
Meno male che a far apparire la situazione grave, ma non seria provvede Elon Musk, con l’ennesimo Tweet che fa sobbalzare le Borse. Prima dice che compra il Manchester United (+4,6%), poi smentisce, rispondendo a un follower che gli chiede se l’annuncio sia serio. “No, è uno scherzo di vecchia data su Twitter – scrive l’imprenditore, già impegnato in una causa con il social – non compro squadre sportive”.
A Milano brinda Campari
Campari, +1,58%, svetta sul principale indice di Piazza Affari, dove la maggior parte delle blue chip sono in rosso. A brindare sono quasi tutti i titoli del comparto food&beverage, a seguito della buona semestrale della danese Carlsberg (+3,85%), grande produttrice di birra.
I risultati sono superiori al consensus degli analisti, nonostante Carlsberg abbia registrato una perdita semestrale netta di 5,276 miliardi di corone contro i 3 miliardi di utili di un anno fa per i problemi in Russia e Ucraina. Per l’intero 2022 il gruppo danese stima una crescita organica dell’utile operativo intorno all’8-9% (high single digit) e alza le previsioni della scorsa primavera.
Sono più modesti i rialzi delle altre big cap milanesi: Eni +0,99%, Italgas +0,8%, Terna +0,59%.
Le banche hanno cambiato segno nel corso della seduta. Unicredit, +0,04%, si è salvata dalle vendite, favorita forse da un report di Jefferies sulle banche dell’Europa meridionale che ha messo l’istituto e Bper (-0,76%), tra i titoli preferiti grazie, rispettivamente, alla politica di distribuzione agli azionisti e agli effetti dell’aumento dei tassi.
Il rosso è acceso per Stm, -4,27%, Saipem -4%, Pirelli -3,27%, Iveco -3,02%.