Tre giorni senza Covid a Shanghai e la possibilità di un allentamento della pressione regolamentare sul settore tech in Cina hanno immesso oggi un po’ di linfa nei mercati, a partire dall’Asia, nonostante la siccità portata da inflazione e guerra in Ucraina continui ad assetare gli investitori. Segni di nervosismo si sono manifestati nel corso della seduta europea e sull’obbligazionario, in vista degli interventi in serata della numero uno della Bce, Christine Lagarde e del presidente della Fed Jerome Powell.
Nell’attesa è intonato l’avvio di Wall Street ed è in verde la chiusura dei listini continentali.
Piazza Affari si apprezza dell’1,12% e si consolida oltre quota 24mila punti (24.301), restando un po’ indietro rispetto a Francoforte +1,62%, Parigi +1,3%, Madrid +1,47, Amsterdam +1,59%. È più arretrata Londra 0,72%.
I listini continuano a muoversi tra denaro e lettera in questo periodo, viste le tante variabili che rendono difficile l’individuazione di una via chiara. Secondo gli strategist di Jp Morgan però c’è spazio per un recupero del comparto azionario. Per gli esperti della banca d’affari americana, infatti, i mercati in Usa ed Europa stanno prezzando un 70% di chance di recessione nel medio periodo, una quota molto elevata rispetto ad altre asset class (siamo al 50% nel mercato del debito investment-grade), il che dà una prospettiva di potenziale rimbalzo, nel caso in cui questa recessione fosse schivata.
Il falco Konot spinge euro e tassi
Sul mercato valutario si rianima l’euro, che guadagna circa un punto percentuale contro dollaro e tratta intorno a 1,053. A dare una spinta alla moneta unica hanno contribuito le parole del falco Klaas Knot, banchiere centrale olandese e membro del consiglio direttivo della Bce, secondo il quale non si può escludere un aumento dei tassi di 50 punti base a luglio.
Questo atteggiamento pesa però sulla carta italiana, che chiude in rosso: lo spread tra Btp e Bund di durata decennale sale a 191 punti base (+1,29%), con i rendimenti che crescono rispettivamente a +2,96% e +1,05%.
Tra le materie, in attesa che l’Unione Europea trovi la quadratura del cerchio sull’embargo al petrolio russo, trattano in moderato rialzo i future dell’oro nero. Il Brent si apprezza dello 0,56% a 114,9 dollari al barile.
Piazza Affari al traino di Nexi, Unipol, Iveco
Tra le blue chip di Piazza Affari brilla oggi Nexi, +4,19%, che rimbalza dopo aver aggiornato ieri i minimi (a 8,5 euro) dalla primavera 2020.
Sul podio è anche Iveco, +3,23%, galvanizzata dalle indicazioni sul 2022 della rivale Daimler Truck (+6,49%) che ha presentato la trimestrale e aggiornato la guidance per l’intero 2022.
Su Iveco gli analisti di Equita Sim confermano il “buy” a valle di un incontro con il management in cui sono state ribadite le indicazioni comunicate in occasione della trimestrale sugli ordini e sull’andamento dei prezzi.
Rialza la testa Unipol, +3,32%, dopo la svendita delle ultime sedute.
Sono state ben comprate le banche: Banco Bpm +3,04%; Bper +2,29%; Intesa +1,82%; Unicredit +1%. Dalle comunicazioni diffuse dalla Consob risulta che il 6 maggio Parvus Asset Management Europe Limited è diventato uno dei maggiori azionisti di Unicredit con una quota del 5,059% del capitale.
Bene Stm, +2,66%, con il comparto tech ben comprato in scia alle scelte cinesi.
Si riaccendono anche Telecom +2,09% e Moncler +2,01%.
Le vendite hanno colpito soprattutto i difensivi, come le utility, in particolare Hera -1,65%. In calo Diasorin -1,25% e Campari -0,93%. Bene i titoli petroliferi: Saipem, +0,13%, dopo il recente rallyt, con l’assemblea degli azionisti chiamata oggi a deliberare oggi sulla ricapitalizzazione di servizi per l’industria petrolifera e del gas con l’attribuzione al consiglio di amministrazione di una delega per aumentare il capitale fino a 2 miliardi di euro. Tra i titoli del settore oil brilla ancora Saras +5,35%.
Eni in rialzo, apre conto in euro e rubli
Anche Eni mette a segno un guadagno dello 0,77%, nel giorno in cui ha reso noto di aver avviato le procedure per aprire il conto corrente con Gazprom Bank in doppia valuta, euro e rubli, per poter pagare le forniture di gas russo. Il cane a sei zampe scrive che “in vista delle imminenti scadenze di pagamento previste per i prossimi giorni, ha avviato in via cautelativa le procedure relative all’apertura presso Gazprom Bank dei due conti correnti denominati K, uno in euro e uno in rubli, indicati da Gazprom Export secondo una pretesa unilaterale di modifica dei contratti in essere, in coerenza con la nuova procedura per il pagamento del gas disposta dalla Federazione Russa.
Eni, tuttavia, ha già da tempo rigettato tali modifiche. Pertanto, l’apertura dei conti avviene su base temporanea e senza pregiudizio alcuno dei diritti contrattuali della società, che prevedono il soddisfacimento dell’obbligo di pagare a fronte del versamento in euro. Tale espressa riserva accompagnerà anche l’esecuzione dei relativi pagamenti. Come è noto è questa la pretesa di Mosca che sta dividendo l’Europa. Secondo l’agenzia Tass ad esempio Gasum, azienda finlandese, ha detto che non pagherà la Russia in rubli e non utilizzerà il sistema di pagamento proposto da Gazprom.
Alcune aziende tedesche avrebbero già percorso la strada scelta da Eni.
Per la Ue l’apertura di un conto in rubli viola le sanzioni e apre le porte a una procedura d’infrazione. Nei prossimi giorni si capirà se il meccanismo scelto da Eni, con le relative precisazioni, eviti questa deriva.