La linea accomodante delle banche centrali, in particolare il taglio dei tassi di un quarto di punto da parte della Fed (pur con i dubbi sul futuro) e la prima delle nuove aste del Tltro III da parte della Bce, sostengono l’umore dei mercati. I listini europei chiudono in rialzo con le banche ben intonate, mentre Wall Street si muove in territorio positivo e il Dow Jones si avvia ad archiviare l’undicesima seduta in rialzo su 12.
Piazza Affari sale dello 0,82%, oltre quota 22mila (22.128 punti), spinta da Ubi +4,58%; Bper +4,37%; Finecobank +3,02%; Unicredit +2,27%. Fra gli industriali bene Buzzi +2,88%. Nel lusso Moncler,+2,3%, recupera parzialmente le perdite di ieri. Resta in evidenza Generali, +2,2%, con l‘attenzione degli investitori concentrata sulle mosse di Leonardo Del Vecchio dopo l’acquisto di una quota vicina al 7% in Mediobanca (+1,19%).
Le vendite colpiscono Ferragamo, -1,18%; Tenaris -1,18%; Amplifon -1,05%; Poste -0,79%; Juventus -0,75%. Sono poco mosse Fca, +0,08% e Terna -0,28% che hanno siglato oggi un accordo per sperimentare su una flotta di 700 auto la tecnologia ‘vehicle-to-grid’(V2G), per permettere alla rete elettrica di sfruttare l’energia immagazzinata nella batteria delle macchine e fronteggiare i picchi di domanda. Fca sta muovendo i primi passi verso la mobilità elettrica dopo che è tramontata la proposta di fusione con Renault, pioniera nel campo. Il memorandum con Terna prevede il collaudo di una tecnologia che consenta ai veicoli elettrici d’interagire con la rete, attraverso le colonnine di ricarica. L’infrastruttura V2G sarà realizzata nello stabilimento Fca di Mirafiori.
Nel resto d’Europa, a pochi minuti dalla chiusura, la migliore è Madrid, +1,14%; bene Francoforte +0,55%; Parigi +0,68%; Londra +0,61%; Zurigo +0,45%.
Wall Street è trascinata soprattutto dai titoli tech, grazie alla performance di Microsoft, dovuta al fatto che il colosso informatico ha aumentato dell’11% la cedola trimestrale e ha autorizzato un piano di buyback da 40 miliardi di dollari. Bene gli energetici, mentre i finanziari perdono terreno. Ci si continua a interrogare sulle scelte future della Fed dopo il taglio di ieri. Nel suo nuovo rapporto l’Ocse ha abbassato ancora le stime di crescita mondiale, ma Jerome Powell non prevede una frenata dell’economia a stelle e strisce. In quel caso però sarebbe pronto a intervenire. Oggi il super indice dell’economia sembra dargli ragione perché in agosto è rimasto invariato e formo al top del luglio 2018, contro attese di un leggero calo. I trader riducono così le probabilità al 42,8% di un ulteriore taglio di un quarto di punto percentuale a ottobre, secondo FedWatch di CME Group.
Intanto la Fed ha varato una nuova maxi-asta per iniettare liquidità nel sistema, la terza in tre giorni e per ben 75 miliardi di dollari.
La prudenza ha guidato le scelte di quasi tutte le altre banche centrali chiamate a pronunciarsi. La Banca d’Inghilterra all’unanimità ha lasciato i tassi invariati allo 0,75 per cento e vede “come appropriato un aumento dei tassi limitato se la Brexit sarà regolare e l’economia globale costante” mentre “la risposta a un ‘no deal’ potrebbe essere in entrambe le direzioni”. Attenzione poi che “l’incertezza prolungata della Brexit indebolirebbe la crescita e l’inflazione”. La Banca centrale giapponese ha lasciato invariato il costo del denaro, ma ha segnalato la possibilità di aumentare il proprio pacchetto di stimolo già dal meeting di ottobre La banca centrale svizzera ha mantenuto i tassi fermi, in linea con le attese. Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali resta invariato a -0,75% e la fascia obiettivo per il Libor a tre mesi resta nell’intervallo compreso fra -1,25% e -0,25%. In controtendenza la Norges Bank, la banca centrale della Norvegia, che ha alzato ancora i tassi di interesse portandoli all’1,5% dal precedente 1,25%. Si tratta del quarto aumento in un anno. Il governatore Oystein Olsen ha fatto sapere che “l’attuale valutazione delle prospettive e dell’equilibrio dei rischi suggerisce che molto probabilmente il tasso chiave rimarrà a questo livello nel prossimo futuro”.
In questo contesto il dollaro perde quota contro le principali valute. L’euro sale leggermente in area 1,105.
Sul fronte commerciale si segnala che i negoziatori di secondo livello di Stati Uniti e Cina oggi si rivedono a Washington per la prima volta da quasi due mesi. Le due parti tratteranno anche domani per spianare la strada a negoziati di alto livello attesi all’inizio di ottobre.
La maggior propensione al rischio frena l’oro, che arretra verso 1506,2 dollari l’oncia, mentre il petrolio prosegue un andamento settimanale in altalena e oggi è nuovamente in rialzo, Brent 64,60 dollari al barile +1,59%.
Seduta poco mossa infine per i titoli di Stato. Sul secondario il tasso del decennale italiano è in lieve ripresa a 0,88% e lo spread fra Btp e Bund si allarga a 139 punti base (+0,81%). Dai dati Bankitalia risulta che a luglio gli investitori esteri hanno fatto incetta di titoli italiani: 30,1 miliardi, di cui 19,1 hanno riguardato titoli pubblici. Scarso invece il ricorso delle banche alla nuova asta di liquidità agevolata della Bce, la cosiddetta Tltro: la Banca centrale ha assegnato 3,4 miliardi di euro in prestiti a lungo termine a 28 banche, contro stime per una cifra compresa fra i 20 e i 100 miliardi di euro.