La settimana dei listini europei si chiude in calo, tra tensioni geopolitiche in Ucraina, dati macro in chiaroscuro e alcune trimestrali poco convincenti. In Italia resta inoltre l’incognita Quirinale.
Il finale è in ogni caso migliore dei minimi di giornata, grazie all’andamento di Wall Street, positiva dopo un avvio incerto.
Piazza Affari perde l’1,18%, per fermarsi a 26.565 punti base; Francoforte -1,31%; Parigi -0,82%; Amsterdam -1,26%; Madrid -1,07%; Londra -1,09%. Il rosso è più acceso per i titoli del settore auto, che guardano al tonfo di Volvo (-3,54%), dopo utili core sotto le attese e un dividendo inferiore a quanto previsto. Nel lusso splende invece Lvmh (+3,7%), dopo aver mostrato un’accelerazione delle vendite nel quarto trimestre.
Oltreoceano Wall Street sembra aver trovato la giusta intonazione, dopo un cammino iniziale traballante sul filo sottile tracciato dalla Fed (pronta a muoversi con più decisione sulla via di una stretta monetaria qualora l’inflazione lo rendesse necessario). Negli Usa trovano conferma dati relativi al costo del lavoro, aumentato del 4% negli ultimi 12 mesi e l’indice Pce, +5,8% rispetto a 12 mesi fa, ai massimi da quasi quarant’anni. Calano invece le spese per consumi a dicembre in misura superiore al consensus. Tra i titoli più in vista sono in rialzo Apple e Visa, dopo le trimestrali.
È in lieve calo il dollaro; scendono moderatamente i rendimenti dei T-Bond; viaggia sostenuto il petrolio.
Milano in rosso con banche, oil e Stellantis
In Piazza Affari arretrano, dopo i guadagni di ieri, i titoli petroliferi e le banche. Tornano le vendite anche su alcuni titoli della galassia Agnelli.
Si fermano quindi in fondo al listino: Saipem, -5,05%; Bper -3,81%; Cnh -3,3%; A2a -2,93%; Stellantis -2,7%; Banco Bpm -2,56%. Limita i danni Unicredit, -0,19%, che ha battuto la guidance con i risultati 2021 e confermato l’impegno a una remunerazione “significativa” degli azionisti con la proposta di distribuzione di 3,75 miliardi tra dividendi e buyback. Il Financial Times scrive inoltre che l’istituto guidato da Orcel ha fatto marcia indietro sull’offerta per la banca russa Otkritie a causa delle tensioni in Ucraina, dopo i colloqui tra Vladimir Putin e i manager di alcune grandi aziende italiane.
In controtendenza nel settore è Mediobanca +0,35%, tra le poche blue chip in rialzo insieme a Inwit +1,66%; Hera +1,14%; Leonardo +0,97%; Banca Generali +0,29%. Incolore Ferrari, +0,05%.
Fuori dal paniere principale inciampa Ferragamo, -4,27%, dopo avere riportato, ieri a mercato chiuso, risultati sui ricavi 2021 in linea con il consensus.
Frena la locomotiva tedesca
A raggelare i listini europei ha contribuito oggi la frenata della principale economia della zona euro. Nel quarto trimestre il pil tedesco si è contratto oltre le attese, -0,7% rispetto al trimestre precedente, a causa delle restrizioni da Covid-19 che hanno rallentato l’attività economica.
Nello stesso periodo però la Francia è salita dello 0,7%, mettendo a segno una crescita record nel 2021 di +7%, la maggiore da 50 anni.
Brilla anche la Spagna +2% nell’ultima parte dell’anno rispetto ai tre mesi precedenti, oltre le previsioni degli analisti.
In Italia flettono a gennaio sia l’indice di fiducia delle imprese, che scende al valore più basso degli ultimi nove mesi, sia quello di fiducia dei consumatori, sempre per problemi legati al Covid e ai prezzi dell’energia.
I prezzi alla produzione dell’industria hanno registrato inoltre nel 2021 la crescita più alta dal 2000. Secondo i dati diffusi stamani da Istat, la crescita media lo scorso anno è stata del 10,7%, dal -3,4% del 2020.
Il problema dei prezzi dell’energia resta sul tappeto, tanto più in questo contesto di alta tensione con la Russia. Secondo il Ft la Ue avrebbe intenzione di chiedere all’Azerbaigian forniture di gas di emergenza da utilizzare nel caso in cui un’invasione russa dell’Ucraina mettesse a repentaglio il suo approvvigionamento.
Petrolio ai massimi da sette anni
A proposito di costi dell’energia, corre il petrolio, che tratta in zona massimi da sette anni, dopo aver toccato ieri un top a 91,04 dollari. Il Brent segna al momento un rialzo dell’1,45% e un prezzo di 90,64 dollari al barile; il Wti +1,35%, 87,78 dollari al barile.
Al momento l’oro nero sembra avviato a chiudere la sesta settimana in rialzo.
I prezzi del greggio fanno leva sui timori di un impatto della crisi nell’est Europa, anche se il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto che Mosca non vuole una guerra con l’Ucraina.
Il rialzo è leggermente limitato dalla ripresa del dollaro statunitense, che si avvia a chiudere la miglior settimana in sette mesi sulle aspettative di tassi d’interesse più alti.
Attualmente l’indice del biglietto verde è in lieve calo. Ne approfitta l’euro, che risale intorno a 1,16.
Salgono i rendimenti in asta
Nell’area euro salgono i rendimenti dei titoli di Stato. In particolare il Bund decennale chiude a -0,08%. Resta più o meno stabile invece il decennale italiano, a +1,28%, per uno spread di 137 punti base in leggero calo rispetto alla chiusura di ieri (-0,77%).
Crescono nettamente invece i tassi dei titoli italiani nelle aste per quelli a medio-lungo termine.
Nel dettaglio, il Tesoro ha emesso l’undicesima tranche del BTp a 5 anni scadenza 01/08/2026 per 3 miliardi a fronte di una richiesta pari a 4,603 miliardi (1,53 il rapporto di copertura). Il rendimento è cresciuto di 31 centesimi allo 0,50%.
Collocata anche la quinta tranche del BTp a 10 anni scadenza 01/06/2032: a fronte di richieste per 4,842 miliardi l’importo emesso è stato di 3,5 miliardi (1,38 il rapporto di copertura) mentre il rendimento, in crescita di 36 centesimi sull’asta del mese scorso, si è attestato all’1,39%. Infine, l’undicesima tranche del CcTeu scadenza 15/04/2029, assegnata per 1,5 miliardi a fronte di una domanda totale pari a 2,443 miliardi (1,63 il rapporto di copertura), ha spuntato un rendimento lordo dello 0,08%, (+6 centesimi sull’asta precedente). Il regolamento dell’asta cade il prossimo 1 febbraio.