L’indice della paura, il Vix, in volo a quota 28 (+73 per cento da inizio anno) tinge di profondo rosso i listini, a partire da Piazza Affari che si presenta nel primo pomeriggio, a ridosso della prima votazione per il Quirinale, con un triste record: tutte le quaranta blue chips della piazza milanese avanzano senza eccezioni in terreno negativo. A peggiorare gli umori, poi, arrivano le indicazioni da Wall Street: i future del Dow Jones (-0,29%) e dell’S&P (-0,43%) lasciano intendere che, dopo la peggior settimana degli ultimi anni, i mercati Usa non sono pronti per un rimbalzo. Anzi, le indicazioni in preapertura del Nasdaq (-1,3%) segnalano nuovi allarmi: il titolo Tesla, che mercoledì darà i risultati, tratta con un ribasso del 3%, ancor peggio fanno i titoli Pharma, Moderna ed il gigante Pfizer giù del 3,5%.
Le tre spine che affossano le Borse
A che si deve condizionare la seduta contribuiscono diversi fattori: le tensioni con Mosca sul fronte ucraino, innanzitutto. Il rischio di un conflitto sale, così come il timore che le prossime sanzioni possano includere la sospensione della Russia dal sistema di pagamenti Swift, cosa che in pratica renderebbe quasi impossibili gli scambi commerciali, gas e petrolio in testa: il rublo arretra dl 2% circa, vola il credit default swap che misura il rischio default della Russia.
Altrettanto pesante è l’ipoteca sul mercato della prossima riunione della Fed, anche se la frenata dell’economia rende meno urgente l’azione sui tassi. A che serve, si chiedono d’altronde in molti, un aumento del costo del denaro se l’inflazione deriva dai problemi dell’offerta? Questo spiega perché stavolta il ribasso delle azioni non si accompagna all’aumento dei rendimenti delle obbligazioni. Il Treasury Note a dieci anni tratta a 1,71%, circa il livello di venerdì.
Infine, dati di stamattina mostrano che in gennaio la ripresa dell’economia della zona euro è rallentata ulteriormente, con le nuove restrizioni imposte per contenere la variante Omicron del coronavirus che hanno penalizzato ancora una volta l’attività, specie dei servizi, passata da 51,1 a 51,3, ai minimi da nove mesi. “L’ondata di Omicron ha portato a un altro marcato crollo della spesa per i servizi dedicati ai consumatori all’inizio dell’anno, con i settori di turismo, viaggi e tempo libero che sono stati particolarmente colpiti”, ha detto Chris Williamson, chief business economist di Ihs Markit.
La Borsa di Milano
In questo quadro impressiona la caduta dei titoli della scuderia Agnelli, a partire da Stellantis che lascia sul campo più del 5% , seguita da Cnh -5,16% e da Exor (-4,85%). Anche la discesa di Stm -4,8% lascia prevedere una nuova ondata di vendite sui tech, Tengono meglio i finanziari (Intesa -1,7%) e i petroliferi. Eni -2,3% ha tra l’altro annunciato di avere in programma la quotazione della joint venture Vår Energi di cui ha il 70% alla Borsa di Oslo. Fonti a conoscenza del progetto avevano stimato in precedenza una valutazione tra 10 e 15 miliardi di dollari per Vår Energi, che diventerebbe in questo modo una delle più maggiori matricole nella storia della Borsa di Oslo.
Enel cede poco più del 3% ma va tenuto conto dello stacco dell’acconto cedola. Le misure di contrasto al caro bollette varate dal governo riguardano solo una classe di impianti, quelli che ricevono incentivi non legati al prezzo di mercato dell’energia elettrica e complessivamente colpiscono poco Enel.
Vola Vodafone
In mezzo a tanta disgrazia brilla, gemma rara, la britannica Vodafone +5,77% sull’onda del possibile accordo in Italia con Iliad e la prospettiva di analoghe intese in Spagna. “Capita come per gli autobus: aspetti alla fermata per un’eternità, poi ne arrivano due insieme”. Così con humour britannico il gestore James Ratzer di New Street Research ha commentato in una nota ai clienti la notizia che ha risvegliato l’interesse per le tlc europee, già Cenerentola delle Borse nel 2021. Perde, ma meno dell’indice, Telecom Italia -1,8%. La nascita di un competitor, Iliad più Vodafone, con poco più di un terzo della quota del mercato italiano del mobile con 66 miliardi di euro di ricavi, è una nuova sfida per il neo Ceo Pietro Labriola, già al lavoro per rispondere alla proposta di acquisizione da parte del fondo statunitense Kkr.